Frana di Casamicciola, ennesima tragedia di un’Italia fragile
La frana di Casamicciola del 26 novembre 2022, con il costone staccatosi dal Monte Epomeo durante l’ennesima allerta meteo di questo anno, ha causato, ad oggi, otto vittime. E i soccorritori sono ancora al lavoro alla ricerca di persone disperse, travolte dal fango. Il Consiglio nazionale dei geologi rileva in una nota come questo purtroppo non è stato il primo episodio simbolo del grave stato di dissesto idrogeologico dell’intera isola d’Ischia, colpita anche, lo ricordiamo, nel 2017 da un terremoto. Per questo sisma dimenticato solo nel mese di agosto 2022 è iniziato il percorso verso la ricostruzione.
L’analisi del CNG sulla frana di Casamicciola
“Purtroppo il rischio di questi fenomeni nella zona ischitana è elevatissimo – rileva Lorenzo Benedetto, Presidente Centro Studi CNG – l’ultimo evento in ordine di tempo si è verificato nel 2009, e i dati del rapporto ISPRA del 2021 indicano per Casamicciola che circa il 60% del territorio ed il 30% della popolazione sono esposti ad un rischio elevato. I piani per l’Assetto idrogeologico elaborati dalle Autorità di Bacino, evidenziano condizioni di fragilità dell’intero territorio nazionale peggiorate da uno sviluppo caotico e da un non corretto uso del territorio stesso: infatti si è costruito molto spesso in posti dove condizioni geologiche e geomorfologiche non lo avrebbero consentito”.
Una volta effettuata la conta dei danni della frana di Casamicciola è indispensabile “effettuare delle valutazioni delle condizioni di rischio residuo – spiega Arcangelo Francesco Violo, Presidente CNG – con sopralluoghi dedicati anche in relazione agli interventi urgenti di riduzione del rischio da realizzare. Più in generale occorre una strategia integrata di prevenzione e gestione del rischio idrogeologico, dobbiamo imparare a convivere con il rischio, il rischio zero non esiste”.
Rischio idrogeologico, cosa fare (non solo per Ischia)?
La to do list del Consiglio nazionale dei geologi è molto chiara: serve attuare un piano pluriennale di prevenzione e gestione che preveda non soltanto la realizzazione di interventi di tipo strutturale, cioè opere di consolidamento, arginature, briglie, vasche ecc., ma anche una serie di azioni ed interventi non strutturali. Nello specifico è necessario:
- Aggiornare i piani per l’assetto idrogeologico e di gestione delle alluvioni perché il territorio è in continua evoluzione, intensificata anche dai cambiamenti climatici in atto.
- Adeguare la pianificazione urbanistica comunale, in modo da non continuare a costruire in aree pericolose ed attuare dunque uno sviluppo compatibile e sostenibile con l’assetto geologico del territorio.
- Delocalizzare le strutture dalle aree a rischio, recentemente in Campania un importante riferimento è la Legge regionale del 10 agosto 2022 numero 13, che favorisce ed incentiva la delocalizzazione di edifici posti in aree a rischio di frana e alluvione.
- Attuare i presidi territoriali, a supporto dei sistemi locali di protezione civile, per monitorare l’evoluzione del territorio insieme ai sistemi strumentali di monitoraggio e di allerta, al fine di tutelare in primis l’incolumità delle persone.
- Attuare i piani di Protezione Civile, soprattutto nella fase che precede l’evento al fine di ridurre il danno, soprattutto in termini di salvaguardia della vita umana.
- Informare la cittadinanza così da determinare popolazioni più resilienti. I cittadini devono essere messi a conoscenza dei possibili scenari di rischio che si possono verificare durante le emergenze e delle azioni e comportamenti che devono porre in essere per evitare di mettere a rischio la propria incolumità e quella degli altri.
Occorre infine la manutenzione del territorio che deve riguardare non solo fiumi e torrenti ma anche i terreni presenti sui versanti, prevedendo incentivi economici per i privati nella realizzazione di opere di manutenzione e di sistemazione che migliorerebbero le condizioni di stabilità e di assetto del territorio stesso.
Frana di Casamicciola, il punto di vista degli architetti del CNAPPC
“La tragedia di Ischia conferma ancora una volta che serve sviluppare una strategia coerente di difesa del territorio e del suolo e destinare risorse per programmare interventi di manutenzione e di tutela del territorio. E’ questa l’unica strada – oltre che per valorizzare il patrimonio paesaggistico del Paese – per realizzare un’opera di costante monitoraggio delle zone ad alto rischio sismico ed idrogelogico insieme ad una azione di contrasto all’abusivismo edilizio che incide pesantemente, aggravandoli, sui fattori di rischio. E’ quanto gli Architetti PPC italiani sostengono da anni: la prima grande opera strutturale per il Paese è, infatti, la manutenzione e la rigenerazione urbana e del territorio.”
“Investire sui territori – continua – significa anche dare una risposta alla crisi ambientale ed ai cambiamenti climatici. Va urgentemente inaugurata una nuova stagione che abbia al centro la rigenerazione urbana e la difesa e tutela del territorio quale alternativa virtuosa al crescente consumo di suolo. Registriamo infatti un incremento del consumo di suolo con un dato sconfortante: 19 ettari al giorno pari a circa 2 metri quadri al secondo. Il nostro Paese non è nelle condizioni di consentire un carico edificatorio di queste dimensioni vista la acclarata fragilità del suo territorio.”
“Quanto avvenuto ad Ischia – conclude la nota del CNAPPC – è una tragedia annunciata e non è un caso isolato, le aree a rischio sono diffuse ed interessano moltissime zone del nostro Paese, per questo bisogna fare in fretta per definire strategie più incisive di controllo del territorio, programmi concreti di intervento e stanziare risorse adeguate”.
Il tema della responsabilità: lo scontro tra Anci e il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin
Questa mattina il ministro Gilberto Pichetto Fratin ha rilasciato una dichiarazione molto forte sulla tragedia di Ischia ad una nota emittente radiofonica sui fatti di Ischia: “Contro l’abusivismo edilizio basterebbe mettere in galera il sindaco e tutti quelli che lasciano fare”. E naturalmente la dichiarazione non è andata giù al presidente Anci, associazione nazionale dei comuni italiani, il sindaco di Bari Antonio Decaro, il quale ha commentato duramente la dichiarazione del ministro dell’Ambiente. “Mentre ancora si cercano i dispersi e si contano le vittime, è di una volgarità inaccettabile e denota una grave ignoranza dell’argomento. Siamo sicuri che non rappresenti la linea del governo sul tema annoso e drammatico del dissesto idrogeologico del nostro territorio, delle sue responsabilità, e di chi e come ci si possa mettere riparo.
Liquidare la questione scaricando tutta la responsabilità sui sindaci, addirittura auspicando che vengano “messi in galera”, è l’opposto di quello che un rappresentante delle istituzioni dovrebbe fare: ora dal ministro aspettiamo delle scuse verso i sindaci italiani.
Da anni, in tutti gli incontri e in tutte le occasioni, l’Anci sostiene con forza la necessità di varare un piano straordinario per la manutenzione del territorio, nell’interesse esclusivo e primario dei nostri concittadini. Se si trovasse un ministro disposto a impegnarsi in questa direzione, noi sindaci saremmo pronti a dare il nostro contributo come, del resto, facciamo sempre con uno spirito di collaborazione che non traspare certo dalle dichiarazioni di Pichetto Fratin.
Il dramma della fragilità del territorio italiano e della mancanza di una sua manutenzione va molto oltre le competenze dei singoli sindaci. Questi casomai rappresentano un presidio importante per il territorio, sia per la sua integrità che per la sua valorizzazione. Da anni chiediamo il varo di politiche attive per evitare lo spopolamento dei piccoli comuni e per contrastare il dissesto idrogeologico. I ritardi e gli errori si accumulano, come lamentiamo da tempo, nelle fasi che precedono l’avvio dei lavori per la tutela del territorio: nell’erogazione delle risorse e nella programmazione. Fasi delle quali non rispondono i Comuni.
Ci sono risorse ferme da anni per gli interventi di risanamento del dissesto idrogeologico che, come certifica la Corte dei conti, non vengono spese, e ora altre ne sono previste all’interno del PNNR. Il governo e i suoi ministri dovrebbero innanzi tutto preoccuparsi di accelerare e semplificare le procedure, come giustamente ha ricordato anche il presidente del consiglio intervenendo giovedì scorso all’Assemblea dell’Anci di Bergamo. Le polemiche e gli scaricabarile non sono degni di momenti così drammatici e non danno alcuna risposta alle esigenze e alla rabbia giustificata dei cittadini colpiti”.


