Tutela del territorio

Si può ripensare il turismo invernale in chiave più sostenibile?

Cambiamenti climatici, innevamento artificiale e costi alle stelle per i soggiorni. “Nevediversa 2025”, i dati Legambiente sullo stato di salute della montagna
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Si può ripensare il turismo invernale in chiave più sostenibile?

In Italia nevica sempre di meno, si spende sempre di più per innevare le montagne e si fa l’occhiolino ad un turismo invernale sempre più alto spendente. È questo il quadro, a tinte decisamente fosche, dipinto da Legambiente nel recente rapporto Nevediversa 2025 “Una nuova montagna è possibile?”.

Il documento presenta il censimento aggiornato degli impianti da sci tra chiusi, semichiusi e quelli che faticano a restare aperti, un focus sulle Olimpiadi invernali e un’analisi sul fenomeno dell’overtourism e turismo di lusso. A pesare è la crisi climatica che impone un ripensamento del rapporto con la montagna, in quota e a valle. Per Legambiente “servono in primis più azioni di mitigazione e adattamento e più finanziamenti per il turismo dolce, accompagnati da una migliore gestione del territorio replicando le buone pratiche”.

Turismo invernale: gli impianti dismessi

Il primo dato negativo riguarda gli impianti dismessi. Nella Penisola sono 265 le strutture non più funzionanti, un dato raddoppiato rispetto al 2020 quando ne erano stati censiti 132. Piemonte (76), Lombardia (33), Abruzzo (31) e Veneto (30) sono le Regioni ad oggi con più strutture dismesse. Qui la crisi climatica sta lasciando il segno, con nevicate in diminuzione e temperature in aumento. Il risultato? Un turismo invernale che diventa più costoso e in alcuni casi di lusso, a discapito del portafoglio e dell’ambiente.

Aumentano anche i bacini di innevamento artificiale: 165 quelli mappati ad oggi in Italia tramite le immagini satellitari per una superficie totale pari a 1.896.317 mq circa. Il Trentino-Alto Adige è la Regione con più bacini censiti (60). A seguire Lombardia (23) e Piemonte (23). La Valle D’Aosta, invece, conta 14 bacini ma primeggia in termini di mq, ben 871.832.

Una crisi che va oltre i confini

Altro capitolo, le strutture temporaneamente chiuse, ben 112, mentre sono 128 quelle un “po’ aperte, un po’ chiuse”. Resta invariato, invece, il numero degli impianti smantellati e riusati, rispetto all’anno precedente, attestandosi a 31. Salgono a 80 gli edifici fatiscenti censiti.

Il dossier di Legambiente allarga poi lo sguardo anche sulle Alpi francesi e svizzere attraverso l’analisi dei dati di Mountain Wilderness Francia. Ad aprile 2024 sono stati censiti 101 impianti abbandonati in 56 siti distribuiti sulle catene montuose francesi, mentre in Svizzera risultano dismessi da anni oltre 55 skilift e funivie. Segno che il turismo invernale è in crisi anche oltralpe.

Il tutto condito da una crisi climatica che si accompagna ad una drammatica riduzione dell’innevamento, che sulle Alpi nella fascia tra i 1000 e i 2000 metri, è del 71% e addirittura del 94% sugli Appennini. Tra i 2000 ei 3000 metri, il deficit si attesta al 43% sulle Alpi e al 78% sugli Appennini.

L’impennata dei costi per il turismo invernale

Naturale conseguenza, l’aumento dei costi per l’innevamento artificiale. A metà febbraio si è registrata una spesa di 2 milioni di euro per l’innevamento artificiale nelle aree montane del Bellunese dall’inizio della stagione. Nel caso del Sestriere, in Piemonte, in 4 anni la cifra spesa ha superato i 10 milioni. Costi che devono rientrare, evidentemente, con l’impennata dei prezzi delle settimane bianche e dei soggiorni.

I conti li fa Legambiente: “Una famiglia di tre persone, stando alle ultime stime, quest’anno spenderà in media 186 euro al giorno solo per accedere agli impianti di risalita e alle piste”. In aumento, secondo Federturismo, anche il costo di hotel (+5,1%), delle scuole di sci (+6,9%), i servizi di ristorazione (+8,1%). In sintesi, per una settimana bianca, un adulto spende in media 1.453 euro, mentre un nucleo familiare composto da due genitori e un figlio affronta una spesa di circa 3.720 euro.

Sostenibilità e governance

Infine, il report dedica un approfondimento particolarmente interessante alle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. A un anno dall’evento sportivo, dove la sostenibilità resta un obiettivo lontano, per Legambiente continuano le difficoltà legate a opere faraoniche, ritardi e costi alle stelle. Partite con un budget di 1,5 miliardi di euro, ad oggi i costi sono saliti a 5,7 miliardi. Riguardo le opere previste molte rischiano di non essere completate.

Quali soluzioni adottare, dunque, per rivitalizzare le nostre montagne? Per Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente, “Bisogna ripensare il turismo invernale in una chiave più sostenibile e al tempo stesso avviare percorsi di governance tra le istituzioni, le comunità locali e le realtà territoriali replicando le buone pratiche di turismo dolce”.

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