Aree costiere, nasce il primo servizio climatico per l’Europa

Nasce il primo servizio climatico per l’Europa: in tempo reale sarà possibile disporre di mappe ad alta definizione e dati geofisici, con particolare riferimento alle aree costiere più esposte al rischio di inondazione. Uno strumento prezioso, che permetterà, quando sarà a pieno regime, di elaborare scenari e fornire dati ad enti pubblici e gestori di infrastrutture come porti, rei stradali e ferrovie.
Il servizio è stato sviluppato nell’ambito del progetto europeo CoCliCo (Coastal Climate Core Service), al quale partecipa anche Enea. L’obiettivo, in questo modo, è individuare strategie di adattamento ai cambiamenti climatici, in grado poi di dar vita ad una mirata pianificazione territoriale che possa garantire l’incolumità della popolazione e la salvaguardia dei servizi essenziali dei territori.
Un servizio climatico per l’Europa: il progetto CoCliCo
Il nuovo servizio climatico ha già dato riscontri positivi in diverse realtà del Vecchio Continente. Entrando nello specifico, Enea fornisce al progetto una serie di mappe di inondazione da risalita del livello del mare per tutta l’area del Mediterraneo e del Mar Nero. L’elaborazione dei dati avviene grazie ad un innovativo modello a scala mediterranea per proiezioni climatiche ad altissima risoluzione, fino a 70 metri negli stretti di Gibilterra e dei Dardanelli.
Uno strumento che permette di “simulare nel modo più realistico possibile lo scambio d’acqua e di calore tra Oceano Atlantico e Mediterraneo e tra Mar Nero e Mediterraneo. Rappresentando al meglio anche le maree e la loro interazione con le correnti marine”, spiega Gianmaria Sannino, responsabile della Divisione Enea Modelli, osservazioni e scenari per il cambiamento climatico e la qualità dell’aria.
Modelli e cambiamento climatico
Tra gli obiettivi di CoCliCo vi è l’interazione con altri programmi internazionali sulla climatologia, come il Copernicus e l’iniziativa Gemello Digital dell’Oceano. In particolare, Copernicus è il programma di osservazione della Terra dell’Unione europea, dedicato a monitorare il Pianeta e il suo ambiente.
Il programma utilizza dati globali provenienti da satelliti e da sistemi di misurazione terrestri, aerei e marittimi per fornire informazioni che aiutino i prestatori di servizi, le autorità pubbliche e altre organizzazioni internazionali a migliorare la qualità della vita degli europei. Il Digital Twin Ocean (DTO) combina le osservazioni oceaniche con tecniche innovative di intelligenza artificiale per verificare l’impatto del cambiamento climatico nei mari, considerato che gli oceani assorbono circa il 90% del calore totale in eccesso generato dal cambiamento climatico di origine antropica.
Il rischio inondazione
Modelli interattivi fondamentali per dare risposte funzionali agli impatti – spesso tragici – dei cambiamenti climatici. Enea sottolinea, infatti, che le “zone costiere richiedono trasformazioni profonde” perché hanno quasi raggiunto un “punto critico” a causa di fattori critici come l’urbanizzazione, il turismo e l’eccessivo sfruttamento delle risorse, con inondazioni sempre più frequenti. Senza nuove misure in campo, entro il 2050 oltre 1 milione di persone potrebbe essere esposto a fenomeni estremi di inondazione.
“Ma le soluzioni esistono come dimostra questo prototipo avanzato di servizio climatico, che informa sui rischi d’inondazione un’ampia gamma di utenti (autorità europee, nazionali e locali e gestori di infrastrutture critiche) e potrebbe offrire anche servizi personalizzati per far fronte alle esigenze dei singoli territori”, conclude Sannino.
Il servizio climatico e gli eventi estremi in Europa
Anche perché gli eventi meteorologici estremi stanno diventando sempre più frequenti. L’European Severe Weather Database (ESWD), informa che dal 12 al 28 giugno scorso sono stati 603 gli eventi estremi (grandinate anomale, tornado, nubifragi), che hanno colpito l’Europa: la Francia è il Paese più colpito, seguita dall’Italia (129 episodi).
“L’instabilità meteo accentua il rischio idrogeologico pur in una situazione che evidenzia zone di sofferenza idrica anche per uso potabile (Chieti, Avellino, Potenza, zone della Sicilia). Ribadiamo la necessità di nuove infrastrutture idrauliche multifunzionali, ma anche l’assunzione di politiche che incentivino la permanenza nelle aree interne. Evitandone l’abbandono e l’accentuarsi della pressione antropica lungo le coste, oggi le più esposte a violenti eventi meteo” chiosa Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI, l’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni.