La rigenerazione urbana come parametro della qualità della vita trova un rinnovato vigore nel dibattito politico
Il tema della rigenerazione urbana, ossia il complesso degli interventi miranti a migliorare la qualità delle fruizione sociale, oltre che ambientale e paesaggistica, del tessuto urbano dismesso, delle periferie degradate e dei piccoli centri destinati ad essere accorpati nelle città metropolitane, per elevare gli standard abitativi dei residenti, rappresenta il fulcro della politica europea e nazionale, dal periodo pandemico in avanti.
L’arresto del consumo di suolo e il miglioramento del suo utilizzo nel contesto urbano ed extraurbano, dare una risposta concreta all’evidente fatiscenza tecnico-funzionale del patrimonio immobiliare italiano e favorire l’emersione dei fenomeni di dismissione e degrado fisico e ambientale delle città per eliminarli, sono gli elementi caratterizzanti il più articolato fenomeno della riqualificazione urbana, che negli ultimi anni ha impegnato, con alterne fortune, i governi che si sono succeduti alla guida del Paese.
Rigenerare ed adeguare l’ambiente già edificato a nuovi e più elevati livelli prestazionali, nell’ottica dello sviluppo sostenibile, contenere gli sprechi e favorire la transizione verde, sono, dunque, la mission cui attenersi per non dover pagare dazio all’Europa alla fine del 2026, restituendo i finanziamenti ricevuti a fondo perduto per il conseguimento degli obiettivi in oggetto, ad un tasso d’interesse oneroso, con prevedibili implicazioni negative per l’intero sistema Italia.
Il rinnovato vigore del dibattito politico sul tema della rigenerazione urbana
Posta in questi termini la questione ed individuata la soglia temporale invalicabile per non decadere dai benefici del PNRR nella fine del prossimo anno solare, ben si comprende come, dopo lo stop degli ultimi mesi per le note vicende legate alle sorti del Superbonus, il dibattito tra le forze politiche sia ripartito con una partecipazione sinora mai riscontrata.
Attualmente, sono all’esame della Commissione Ambiente e Lavori Pubblici del Senato due distinti disegni di legge sull’argomento, uno presentato dalla maggioranza ed uno dall’opposizione, caratterizzati, entrambi, da proprie specificità.
In particolare, quello proveniente dalla minoranza parlamentare, prevede l’istituzione di un Fondo nazionale per la rigenerazione urbana, con una dotazione pari a 500 milioni di euro, disponibili dal 2024 e fino al 2043, e si basa sul riuso di aree già urbanizzate e produttive, sul recupero e la tutela dei centri storici e sul ricorso agli incentivi delle detrazioni fiscali, rispettivamente nella percentuale del 65% per gli interventi di ristrutturazione e riqualificazione energetica e del 50% per l’acquisto di case in classe energetica A o B.
Di particolare rilievo, poi, sempre nell’ambito dello stesso disegno di legge, anche l’ipotesi di deroghe alle altezze massime e alle distanze minime, per i gruppi di edifici rientranti in piani particolareggiati, lottizzazioni convenzionate o programmi di rigenerazione urbana sostenibile approvati.
Quello presentato dalla maggioranza, invece, riprende quasi integralmente il testo già presente in Commissione Ambiente sin dal novembre 2021 ed anch’esso prevede l’istituzione di un Fondo nazionale da destinarsi alla Rigenerazione urbana, pari a 3,5 miliardi di euro, di cui 50 milioni per l’anno 2023, 100 milioni per gli anni 2024 e 2025 e 300 milioni annui dal 2026 al 2036.
Le prime reazioni degli addetti ai lavori
La rinnovata tensione politica è stata accolta con favore dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC), il cui Presidente, Francesco Miceli, ha dichiarato in occasione della Audizione dinanzi alla Commissione Ambiente del Senato: “Esprimiamo il nostro apprezzamento per la ripresa dell’iter parlamentare sulla rigenerazione urbana che rappresenta un tema fondamentale per il futuro delle nostre città. Questa rinnovata attenzione ci fa ben sperare anche sulla possibile realizzazione della riforma del governo del territorio che non può più essere rinviata.”
“Per gli architetti”, ha aggiunto il Presidente Miceli “la rigenerazione ha come obiettivo quello di creare le condizioni per una maggiore integrazione delle attività umane legate alla residenza, al lavoro, a tutti i servizi sociali necessari, all’istruzione, alla salute, al tempo libero. Questa integrazione ha lo scopo di migliorare la qualità della vita delle persone e di permettere loro il più facile ed ampio accesso a tutte le funzioni urbane.”

