Tutela del territorio

Giornata mondiale della desertificazione e siccità: 1,5 miliardi di ettari di terreni da ripristinare

Secondo le Nazioni Unite, più di tre quarti della popolazione mondiale sarà colpita dalla desertificazione entro il 2050
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Giornata mondiale della desertificazione e siccità: 1,5 miliardi di ettari di terreni da ripristinare

La desertificazione e la siccità si sono intensificate in modo significativo negli ultimi anni. Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM), già dall’anno 2000, il numero e la durata di episodi di siccità sono aumentati del 29%. Ecco perché diventa fondamentale accelerare le azioni per ripristinare 1,5 miliardi di ettari di terreni degradati in tutto il mondo e dare impulso a un’economia di ripristino del territorio da mille miliardi di dollari. E’ questo il focus della Giornata mondiale contro la desertificazione e la siccità 2025 del 17 giugno, che quest’anno ha come tema “Ripristinare il territorio. Sbloccare le opportunità”, sottolineando i molteplici benefici legati al ripristino del territorio.

L’evento è di portata mondiale, con celebrazioni generali in programma a Bogotà, in Colombia, e tanti eventi sparsi in tutti i continenti.

Gli obiettivi della Giornata mondiale contro desertificazione e siccità 2025

Gli obiettivi della Giornata mondiale della Desertificazione e della Siccità promulgata dalle Nazioni Unite sono:

  • promuovere la consapevolezza pubblica sui problemi legati alla desertificazione, al degrado del territorio e alla siccità;
  • presentare soluzioni guidate dall’uomo per prevenire la desertificazione e invertire l’intensificarsi della siccità;
  • rafforzare l’attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite per combattere la desertificazione.

55 milioni di persone nel mondo colpite dalla siccità ogni anno

I numeri fotografano una situazione davvero preoccupante. Ogni anno, 55 milioni di persone nel mondo sono colpite dalla siccità e, secondo le Nazioni Unite, più di tre quarti della popolazione mondiale sarà colpita dalla desertificazione entro il 2050.

Le ragioni di questo peggioramento sono molteplici. A cominciare dal cambiamento climatico, che sta portando a un aumento delle temperature. Poi i metodi di coltivazione intensiva, la deforestazione e alcune attività come l’estrazione mineraria.

Il PNACC e le Nazioni Unite in sinergia

Il Decennio delle Nazioni Unite per il Ripristino degli Ecosistemi 2021-2030 segna il suo punto di metà percorso: l’obiettivo è invertire la tendenza al degrado del suolo pensando ad una riqualificazione su larga scala.

Ad oggi, è previsto il ripristino di un miliardo di ettari di terreno degradato attraverso impegni volontari, come la Global Land Restoration Initiative del G20, ospitata dall’UNCCD. Il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC), si pone proprio questi obiettivi.

Nella Carta di Venaria, eredità del G7 Clima, Energia e Ambiente sotto la Presidenza italiana, è stata ribadita l’urgenza di affrontare il degrado del suolo e la desertificazione, ricordando anche i comuni obiettivi nell’ambito dell’Iniziativa Globale per la Terra del G20 di raggiungere una riduzione del 50% dei terreni degradati entro il 2040.

Il degrado del suolo ha effetti economici

Come ricordano le Nazioni Unite, il mondo dovrebbe investire 1 miliardo di dollari al giorno tra il 2025 e il 2030 per arrestare e invertire il degrado del suolo.

Gli investimenti attuali sono insufficienti, attestandosi a 66 miliardi di dollari all’anno, e solo il 6% proviene dal settore privato. Anche in Italia la situazione è allarmante.

Qual è la situazione in Italia? I dati Ispra e Eswd

Oltre un quarto del nostro territorio (28%) è a rischio desertificazione con il calo della disponibilità di acqua che si alterna agli effetti devastanti dei cambiamenti climatici. E’ quanto emerge da un’analisi Coldiretti su dati Ispra e Eswd in merito ai dati del 2024.

Lo scorso anno la disponibilità idrica del Paese è diminuita del 18%, con effetti soprattutto nelle regioni del Sud, dove il 2024 è stato caratterizzato da una gravissima siccità con l’emergenza più grave che ha interessato la Sicilia.

Problemi di siccità si sono registrati anche in Sardegna, Puglia, Basilicata con effetti devastanti in particolare sulla produzione di grano.

Giornata mondiale contro desertificazione e siccità 2025: grandi incendi boschivi in Italia in 16 regioni su 20

Altra piaga italica riguarda gli incendi boschivi. Un’analisi di Ispra informa che nel 2024 l’Italia è stata colpita da incendi boschivi per una superficie complessiva di 514 km quadrati: quasi la metà della superficie del comune di Roma Capitale.

Gli incendi avvenuti in Italia nel 2024 sono risultati meno gravi per estensione delle aree colpite rispetto agli anni precedenti. L’estensione complessiva risulta infatti pari a circa 2/3 del valore medio calcolato nel periodo 2018-2023.

I grandi incendi boschivi hanno colpito 16 regioni su 20. Le sole regioni Sicilia, Calabria e Sardegna insieme hanno contribuito a più del 66% del totale di superficie forestale italiana colpita da grandi incendi boschivi. La provincia che ha maggiormente sofferto è Reggio Calabria con 10,3 km quadrati, che da sola rappresenta il 41% del totale forestale bruciato in Calabria e il 10% del totale forestale nazionale percorso da incendio.

Un esempio mondiale emblematico della desertificazione? Kabul rischia di rimanere senz’acqua entro il 20230

L’esempio mondiale emblematico della carenza d’acqua e del rischio desertificazione è Kabul, la capitale dell’Afghanistan. Il recente report dell’ONG Mercy Crops “Kabul’s water crisis” rivela che la città potrebbe ritrovarsi completamente senz’acqua entro il 2030.

I livelli delle falde acquifere si sono ridotti di più di 30 metri negli ultimi 10 anni a causa della rapida urbanizzazione e degli effetti del surriscaldamento globale. L’Afghanistan è il sesto Paese più vulnerabile al cambiamento climatico secondo il Notre Dame Global Adaptation ed è anche uno dei meno preparati ad affrontarlo.

Inoltre, la popolazione di Kabul è esplosa, i residenti sono passati da 1 milione nel 2001 a quasi 6 milioni nel 2025, esercitando altre pressioni sulle risorse idriche già scarse.

Altre città nel mondo sono a serio rischio. Tra queste, Città del Capo, Melbourne, San Paolo, Las Vegas e New Orleans affrontano rischi gravi per l’approvvigionamento idrico.

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