Il 5 dicembre la Giornata Mondiale del Suolo. L’obiettivo? Azzerarne il consumo
In Italia continua a crescere il consumo di suolo. Sono numerosi i fattori all’origine di cambiamenti importanti della morfologia di luoghi e territori. Stravolgimenti riconducibili a impermeabilizzazione (consumo di suolo permanente) e alle altre forme di rimozione o artificializzazione (consumo di suolo reversibile). Tematiche che meritano attente riflessioni e che certo non riguardano solo il nostro Paese ma diverse realtà dell’intero globo terrestre. A maggior ragione all’approssimarsi del 5 dicembre 2025, giorno in cui ricorre la Giornata Mondiale del Suolo (World Soil Day), istituita dalla 68ª Sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite per richiamare l’attenzione sull’importanza cruciale di questa risorsa vitale.
Il tema scelto per l’edizione 2025 è “Healthy Soils for Healthy Cities” (Suoli Sani per Città Sane), che sottolinea il legame imprescindibile tra la qualità del suolo e il benessere delle popolazioni urbane.
La Giornata Mondiale del Suolo 2025
Una giornata che si pone l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto è prezioso il suolo per migliorare le condizioni di vita del Pianeta e degli esseri viventi. Ripensando gli spazi urbani dalle fondamenta, per costruire città più verdi, resilienti e più sane.
Bastano alcuni dati per comprendere l’importanza della tematica:
- il 95% del nostro cibo proviene dal suolo;
- il 33% dei terreni è degradato;
- per produrre anche solo 2-3 cm di terreno possono essere necessari fino a 1.000 anni;
- il terreno fornisce 15 dei 18 elementi chimici naturali essenziali per le piante;
- in un cucchiaio di terra ci sono più organismi viventi che persone sulla Terra.
- 2 miliardi di persone in tutto il mondo soffrono di carenza di micronutrienti, nota come “fame nascosta”;
- la gestione sostenibile del suolo porterebbe a produrre fino al 58% di cibo in più;
- il suolo ospita quasi il 59% delle specie della Terra.
I dati negativi dell’Italia
Secondo l’ultimo Rapporto SNPA “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” nel 2024 sono stati coperti da nuove superfici artificiali quasi 84 chilometri quadrati, con un incremento del 16% rispetto al 2023. Con oltre 78 km2 di consumo di suolo netto, si tratta del valore più alto dell’ultimo decennio. Il quadro è preoccupante: ogni ora si perde una porzione di suolo pari a circa 10 mila metri quadrati.
In Italia il suolo consumato in un anno equivale a poco più di 12 mila campi di calcio. Ogni minuto spariscono in media 159 m2 di suolo naturale, quasi quanto uno spazioso appartamento. Ma non solo: l’estensione del suolo con coperture artificiali in un solo anno è aumentata dello 0,37%. È evidente una situazione del genere, in profondo e rapida evoluzione, richiede risposte urgenti e coordinate.
Fenomeni e cause
L’azzeramento del consumo netto di suolo è un obiettivo necessario per il raggiungimento dei target previsti dall’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile, dal PNRR e dal Piano per la Transizione Ecologica. Quali soluzioni adottare, dunque? Innanzitutto, ridurre al minimo gli interventi di artificializzazione. Fondamentale, poi, elevare il ripristino naturale delle aree più compromesse, come gli ambiti urbani e le coste. Misura chiave anche per l’adattamento agli eventi estremi.
Purtroppo i dati parlano chiaro: la provincia di Monza e Brianza si conferma al primo posto per percentuale di suolo artificiale, con quasi il 41% del territorio provinciale consumato e con un aumento di 47 ettari negli ultimi dodici mesi. Le province che hanno mostrato il maggiore consumo di suolo annuale sono Viterbo (424 ettari), Sassari (245 ettari) e Lecce (239 ettari). Dal 2006 al 2024 nel 98% dei Comuni italiani si è registrato un aumento del suolo consumato.
Oltre la Giornata Mondiale del Suolo 2025: la prima direttiva europea
L’Italia è un territorio fragile dal punto di vista idrogeologico: frane e alluvioni sono fenomeni diffusi, in costante aumento. Le aree urbane sono quelle più vulnerabili. La cementificazione contribuisce a rendere il nostro Paese meno sicuro perché l’impermeabilizzazione del suolo aumenta il rischio di disastri. Senza dimenticare i cambiamenti climatici, con gli eventi meteorologici estremi sempre più frequenti. Si aggiunge anche un grave problema di qualità dei nostri suoli quando vengono erosi, degradati, salinizzati e inquinati da pratiche agricole intensive.
In un contesto generale critico, il Parlamento europeo ha recentemente approvato in via definitiva la direttiva sul suolo, la Soil Monitoring Law. La prima normativa europea dedicata alla tutela dei suoli. La direttiva definisce un quadro comune di monitoraggio del suolo, con particolare attenzione ai diversi fattori di degrado, a partire dalla contaminazione. Un passo in avanti confortante.

