In Italia aumenta il consumo di suolo: pubblicati i dati del rapporto ISPRA
Il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente di ISPRA ha pubblicato il rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” edizione 2025, con numeri e dati da incubo relativi alla situazione in Italia. Si tratta di un fenomeno annoverato tra le principali minacce alla biodiversità, alla sostenibilità ambientale, alla sicurezza alimentare e alla resilienza climatica.
Il rapporto fornisce il quadro aggiornato dei processi di trasformazione del nostro territorio, che continuano a causare la perdita di una risorsa fondamentale: il suolo. Con la disponibilità di dati utili per le attività di monitoraggio degli ecosistemi urbani previste dal regolamento europeo sul ripristino della natura e dalla nuova direttiva europea sul monitoraggio dei terreni. Una direttiva che promuove la mitigazione del consumo di suolo, con particolare attenzione all’impermeabilizzazione (consumo permanente) e alla rimozione del suolo (consumo reversibile).
Consumo di suolo in Italia 2025: i dati del rapporto ISPRA
Partiamo dai dati principali. Nel 2024 si evidenzia la crescita significativa del consumo di suolo: 83,7 km² di territorio trasformato in aree artificiali, con un incremento del 15,6% rispetto al 2023. Il ritmo raggiunge i 2,7 m² al secondo, pari a quasi 230.000 m² al giorno. La crescita delle superfici artificiali è solo in piccola parte compensata dal ripristino di aree naturali, pari a poco più di 5 km².
In definitiva, il consumo netto arriva a 78,5 km², il valore più alto degli ultimi dodici anni, con una crescita del suolo consumato a livello nazionale dello 0,37%. Un dato su tutti: le infrastrutture, gli edifici e le altre coperture artificiali occupano più di 21.500 km², il 7,17% del territorio italiano. In Europa la media è del 4,4%. In generale, la crescita netta delle superfici artificiali nel 2024 equivale a una densità di consumo di suolo di 2,78 m² per ogni ettaro di territorio italiano.
Dalla Lombardia alla Valle d’Aosta
Da un punto di vista geografico, le Regioni con maggiore copertura artificiale sono Lombardia (12,22%), Veneto (11,86%) e Campania (10,61%). Le maggiori perdite di suolo nel 2024 si registrano in Emilia-Romagna (1.013 ettari di nuove aree artificiali), Lombardia (834 ettari), Puglia (818 ettari), Sicilia (799 ettari) e Lazio (785 ettari). La Valle d’Aosta si conferma la Regione con il consumo inferiore. Tra le altre, solo la Liguria (28 ettari) e il Molise (49 ettari) hanno contenuto il loro consumo al di sotto di 50 ettari.
La provincia di Monza e Brianza si trova al primo posto per percentuale di suolo artificiale, con quasi il 41% del territorio provinciale consumato. Le province che hanno mostrato il maggiore consumo di suolo annuale sono Viterbo (424 ettari), Sassari (245) e Lecce (239). Da sottolineare che dal 2006 al 2024 nel 98% dei Comuni italiani si è registrato un aumento del suolo consumato.
I guai dell’Italia: gli effetti del consumo di suolo nel 2025
Sono numerosi gli effetti, diretti e indiretti, del consumo di suolo. Impatti su oltre due terzi del territorio nazionale, in particolare sulla frammentazione ecologica (più del 42% del territorio risulta a frammentazione alta o molto alta) e sul microclima urbano. Le analisi sull’isola di calore urbana mostrano differenze di temperatura tra aree urbane e rurali che superano i 10°C, con picchi di +11,3°C al Nord.
La vegetazione urbana si conferma fondamentale: il rapporto evidenzia che nei quartieri dove la copertura arborea supera il 50%, le temperature sono fino a 2,2°C più basse. Non meno rilevanti i costi del consumo di suolo, dovuti alla perdita di servizi ecosistemici. Costi che variano da un minimo di 8,66 a un massimo di 10,59 miliardi di euro persi ogni anno tra il 2006 e il 2024.
Le sfide del futuro
La sfida è duplice, stando agli esperti ISPRA: azione sinergica per contenere l’espansione urbana e infrastrutturale, promuovendo il ripristino ecologico e la resilienza territoriale. Facendo appello a tutti gli attori coinvolti e al senso civico. Utilizzando gli strumenti a disposizione, come il regolamento europeo sul ripristino della natura che impone l’azzeramento della perdita netta di aree verdi urbane entro il 2030 e il loro incremento dal 2031.
L’azzeramento del consumo netto di suolo è un obiettivo necessario anche per il raggiungimento dei target previsti dall’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile, dal PNRR e dal Piano per la Transizione Ecologica. “Arrestare il consumo di suolo nel nostro Paese permetterebbe di fornire un contributo fondamentale per affrontare le grandi sfide poste dai cambiamenti climatici, dal dissesto idrogeologico, dall’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, dal diffuso degrado del territorio, del paesaggio e dell’ecosistema”.

