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Allarme siccità e cambiamenti climatici, i casi emblematici della Sicilia e della Sardegna

Lo studio del World Weather Attribution: urgente rimuovere le cause del riscaldamento globale, in particolare l’uso dei combustibili fossili
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Allarme siccità e cambiamenti climatici, i casi emblematici della Sicilia e della Sardegna

È sempre più allarme siccità. Gli stravolgimenti climatici in atto sul Pianeta stanno acuendo una criticità che sta facendo sentire tutti i suoi nefasti effetti sull’area mediterranea e in particolare sull’Italia. Uno studio del World Weather Attribution, l’autorevole organismo scientifico che valuta il legame tra i fenomeni meteorologici estremi e il cambiamento climatico provocato dall’azione umana, conferma che la crisi climatica ha fortemente aumentato l’allarme e la probabilità di siccità in Sardegna e Sicilia. Addirittura del 50%.

Secondo il WWF, “siccità simili peggioreranno con ogni frazione di grado di riscaldamento in più e questo conferma la necessità di ridurre le emissioni a zero. Ecco perché è necessario rimuovere molto rapidamente le cause del riscaldamento globale, in particolare l’uso dei combustibili fossili. Nello specifico, il World Weather Attribution ha preso in esame i casi della Sicilia e della Sardegna.

Allarme Siccità: i casi della Sicilia e della Sardegna

Nel Sud Italia, dopo un autunno con precipitazioni molto al di sotto della media, il 2024 è stato caldo e secco per gran parte dell’anno. In Sicilia le allerte di siccità sono state emesse già a dicembre; da maggio in poi in Sardegna. Lo scorso maggio la Sicilia ha dichiarato lo stato di emergenza. La siccità è ancora in corso e, con l’avvicinarsi della fine dell’estate boreale, le riserve idriche delle due isole sono quasi vuote, nonostante il razionamento dell’acqua sia in atto da febbraio.

“Con un severo razionamento, l’acqua non è stata disponibile per l’irrigazione in molte aree significative, con gravi conseguenze per l’agricoltura e il bestiame” si legge nello studio. L’espansione agricola, soprattutto in Sicilia, ha aumentato la domanda di acqua, con una diminuzione di 62 ettari all’anno dal 1990 negli ecosistemi naturali, comprese le zone umide.

Resilienza e gestione sostenibile

I dati dimostrano che i modelli climatici tendono a sottostimare l’aumento delle temperature estreme in Europa. Per il World Weather Attribution le conseguenze sono inevitabili: “A meno che il mondo non smetta rapidamente di bruciare combustibili fossili, questi eventi diventeranno ancora più comuni in futuro. In un mondo di 2° più caldo rispetto al periodo preindustriale, cosa che potrebbe accadere già nel 2050 senza grandi e rapide riduzioni delle emissioni di gas serra, siccità come quelle in Sicilia e Sardegna diventeranno più frequenti.

Già, ma qual è la soluzione? “Una gestione efficace del rischio di siccità in regioni come la Sardegna e la Sicilia richiede un’attenzione costante alla preparazione e all’adattamento a lungo termine. Investire in infrastrutture resilienti, strategie di conservazione dell’acqua e gestione sostenibile delle risorse è fondamentale per mitigare gli impatti della siccità”.

Il rischio combustibili fossili

Analizzando il contesto italiano, interviene anche il WWF, augurandosi che i governi regionali comprendano che è diventato urgente affrontare la minaccia climatica concretamente. Ed ecco la denuncia: “In Sardegna, è in corso una vera e propria campagna contro le rinnovabili, guidata da interessi economici conclamati, che in maniera artificiosa confonde richieste con quanto effettivamente installato sul territorio”.

Come spiega Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, “Di rinnovabili in Sardegna ce ne sono poche, tant’è che la regione continua ad andare a carbone e si registrano le maggiori emissioni di CO2 pro-capite. Certo, in un territorio ricco di natura e tradizioni come quello sardo occorre particolare attenzione nella localizzazione degli impianti e un maggior coinvolgimento dei cittadini, tornando alla realtà degli effetti devastanti dell’uso dei combustibili fossili”.

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