UNI 11720:2025, un passo avanti ma la strada è ancora lunga
Negli ultimi anni il ruolo dei professionisti che si occupano di salute, sicurezza e ambiente, è cresciuto rapidamente e in modo rilevante. La consapevolezza sempre maggiore delle aziende, unita alle pressioni normative e sociali, ha portato alla necessità di strutturare e certificare le competenze di chi opera in questo campo. A livello internazionale, questo processo è ormai consolidato: organizzazioni come IOSH, IEMA e NEBOSH, ad esempio, che propongono percorsi formativi articolati e certificazioni riconosciute globalmente, anche con l’obiettivo di favorire una reale progressione di carriera e lo sviluppo professionale continuo. In Italia, il riferimento principale per la certificazione dei professionisti HSE è rappresentato da UNI 11720, introdotta per la prima volta nel 2018 e recentemente aggiornata nella versione del 2025.
Il contesto normativo HSE: dalla prima UNI 11720 all’ultimo aggiornamento
Questa norma ha il compito di definire chiaramente le competenze, le conoscenze e le responsabilità che il professionista HSE deve possedere per supportare efficacemente le aziende nella gestione integrata della salute, della sicurezza e dell’ambiente.
Il suo obiettivo principale è, quindi, quello di offrire alle organizzazioni un quadro di riferimento chiaro per identificare figure qualificate, garantendo che la gestione dei temi HSE sia affidata a professionisti realmente competenti.
Ma la sua prima versione ha suscitato non poche perplessità tra gli addetti ai lavori, giudicata per certi versi troppo restrittiva e poco rispondente alle effettive necessità di un mercato professionale in rapida evoluzione.
Proprio per questo motivo, la recente revisione del 2025 introduce alcuni elementi di novità, cercando di superare le criticità evidenziate negli anni precedenti e di allinearsi a modelli internazionali più flessibili e orientati allo sviluppo delle carriere.
UNI 11720:2018, una certificazione per pochi
La prima edizione della UNI 11720, pubblicata nel 2018, aveva suscitato sin da subito alcune perplessità, soprattutto per la sua struttura particolarmente rigida e restrittiva. Un limite evidente era rappresentato dal fatto che il percorso per ottenere la certificazione risultava accessibile prevalentemente a professionisti con elevata esperienza e competenze già consolidate e, di conseguenza, la certificazione appariva quasi superflua per queste figure, già ampiamente riconosciute e con un solido posizionamento sul mercato professionale.
Inoltre, questa versione poneva particolari requisiti relativi alla componente ambientale, critica specialmente per coloro che provenivano da esperienze professionali prevalentemente orientate alla sicurezza, come gli ex-RSPP. Requisiti molto impegnativi dal punto di vista didattico, ma poco allineati alle reali esigenze operative della maggior parte dei professionisti, con alcuni temi che potevano apparire lontani dalle attività quotidiane, e poco significativi per il reale svolgimento della professione.
Troppi aspetti tecnici e adempimenti
Un’ulteriore criticità riguardava la prospettiva, che appariva sostanzialmente slegata dai movimenti culturali e sociali, spesso rilevanti nel mondo ambientale e fondamentali per lo sviluppo della sensibilità attuale. La norma si concentrava prevalentemente sugli aspetti tecnici e sugli adempimenti obbligatori, trascurando l’importanza che le istanze provenienti dalla società e dal mondo delle idee, hanno avuto nell’orientare le politiche aziendali in tema di salute, sicurezza e ambiente.
Questa mancanza penalizzava soprattutto quei professionisti HSE che avrebbero voluto operare non solo come garanti della conformità normativa, ma anche come promotori consapevoli di una cultura aziendale, impegnata nella sostenibilità, nella tutela della salute e nella sicurezza delle persone.
Tutti questi elementi, sommati alla mancanza di una reale progressione professionale interna alla norma, hanno fatto sì che la UNI 11720 del 2018 diventasse una certificazione riservata a pochi, poco valorizzante e scarsamente rappresentativa delle reali competenze e ambizioni di molti operatori HSE.
Le principali novità della UNI 11720:2025
La revisione del 2025 ha introdotto cambiamenti sostanziali rispetto alla precedente versione, cercando di rispondere alle criticità e alle esigenze emerse nel corso degli anni.
Una delle principali novità è rappresentata dalla definizione di due profili professionali distinti, diversi da quelli della versione precedente: Specialista HSE (HSE Specialist) e Manager HSE (HSE Manager). Inoltre sono stati ridimensionati i requisiti di formazione troppo onerosi della versione precedente.
L’approccio ora è più equilibrato, orientato a nozioni che rispecchiano meglio le attività concrete, lasciando spazio anche all’approfondimento di competenze trasversali legate a governance e compliance aziendale.
La nuova versione si distingue per aver introdotto alcuni cambiamenti che rendono la certificazione più coerente con il contesto professionale attuale. In primo luogo, la maggiore accessibilità per professionisti con un livello di esperienza intermedio rappresenta un punto forte: abbassando alcune barriere troppo elevate della precedente versione, la certificazione diventa utile anche a chi si trova in una fase di crescita e consolidamento professionale.
Un ulteriore vantaggio risiede nella valorizzazione degli aspetti culturali e organizzativi del ruolo HSE. Superando la precedente visione strettamente normativa e tecnica, la UNI 11720:2025, meglio sviluppa l’importanza di un approccio integrato, nel quale la cultura aziendale diventa determinante per l’efficacia e il successo dei processi HSE. Ciò consente al professionista certificato di posizionarsi come una figura di riferimento strategico per l’azienda, non più soltanto come semplice garante della conformità normativa.
Le criticità irrisolte della UNI 11720: è ancora una norma rigida
Nonostante le novità introdotte con l’ultima revisione, UNI 11720 presenta ancora alcuni limiti che la rendono meno efficace rispetto ai sistemi di certificazione internazionali più evoluti. Una delle questioni più rilevanti riguarda la struttura stessa, ancora basata su soli due livelli professionali: una scelta che finisce per comprimere un’esperienza lavorativa sempre più articolata, arricchita negli ultimi anni da stimoli culturali e richieste crescenti del mercato. Invece di accompagnare questa evoluzione, la norma rischia di ridurla a una classificazione rigida, incapace di cogliere la varietà di ruoli, competenze e percorsi che oggi caratterizzano il mondo HSE.
UNI 11720 confrontata con altri standard internazionali
A confronto con standard internazionali come IOSH o IEMA, che offrono percorsi articolati su livelli distinti – tecnico, manageriale e strategico – la norma italiana appare ancora troppo semplificata. L’introduzione di una struttura più articolata permetterebbe di seguire e valorizzare meglio l’evoluzione della carriera del professionista HSE, riconoscendone i progressi e offrendo punti di riferimento chiari per ogni fase.
Un sistema costruito su più livelli favorirebbe anche un rapporto più stabile tra il professionista e l’organismo di certificazione, trasformando la certificazione in un processo continuo, capace di accompagnare lo sviluppo di competenze lungo l’intero percorso professionale.
Formalismo VS competenze trasversali e soft skills
Un ulteriore aspetto problematico è legato al permanere di un certo formalismo, che rischia di mettere in secondo piano le competenze trasversali e relazionali, sempre più richieste nel contesto aziendale odierno. Nonostante un tentativo di maggiore apertura verso temi culturali e di governance, resta ancora prevalente l’attenzione ai requisiti tecnici e alle competenze specialistiche.
Questo potrebbe continuare a scoraggiare professionisti già consolidati, i quali spesso cercano nella certificazione non solo una validazione formale, ma un reale riconoscimento delle proprie capacità di influenzare strategie e cultura aziendale. Pur riconoscendo i passi avanti compiuti, la UNI 11720 del 2025 necessita di ulteriori affinamenti per superare definitivamente la rigidità che ancora oggi ne limita il pieno potenziale e la rende meno competitiva rispetto ai sistemi internazionali di riferimento.
Dopo la revisione della UNI 11720, quali prospettive future?
La revisione del 2025 della norma UNI 11720 rappresenta senza dubbio un miglioramento rispetto alla versione precedente, soprattutto per la sua maggiore accessibilità e per l’introduzione di una prospettiva più ampia e culturale nella gestione dei temi HSE. Nonostante ciò, il confronto con gli standard internazionali mostra chiaramente che restano margini di miglioramento, specialmente in relazione alla flessibilità e alla strutturazione dei percorsi di crescita professionale.
UNI 11720:2025 ha certamente intrapreso la giusta strada con l’ultima revisione, ma occorrerà un ulteriore sforzo di innovazione per rendere la certificazione italiana davvero competitiva e allineata agli standard internazionali più avanzati, capace di rispondere in modo efficace alle reali esigenze delle aziende e dei professionisti del settore HSE.

