Sicurezza sul lavoro

Polveri in cantiere: norme e Linee guida che ne regolano la classificazione e aspirazione

Quali normative regolano la corretta gestione delle polveri in cantiere? Quali strumenti offre il TUSL per eseguire una corretta valutazione dei rischi?
Condividi
Polveri in cantiere: norme e Linee guida che ne regolano la classificazione e aspirazione

Quali normative o Linee guida regolano la corretta gestione delle polveri in cantiere? Esistono delle sanzioni in caso queste non vengano osservate? Su questi aspetti ci si sofferma in questo terzo articolo del ciclo dedicato al tema del Dust Management, per comprenderne l’importanza nel settore delle costruzioni e guidare professionisti e addetti ai lavori, accompagnati da un partner d’eccellenza come Hilti Italia.

I rischi generati dalle polveri in cantiere nel TUSL

I requisiti legali che occorre prendere in considerazione nella predisposizione dei controlli per i rischi generati dalla polvere sono contenuti principalmente nel Testo Unico per la Sicurezza.

Il Decreto Legislativo 81/2008 è diviso in tredici titoli e in cinquantuno allegati. Il Titolo I definisce i principi comuni e i criteri organizzativi che le organizzazioni devono adottare per tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori. I titoli successivi approfondiscono questi i principi, definendo le norme tecniche e organizzative specifiche per i vari tipi di rischio.

Allegato IV

Il tema della polvere viene affrontato più volte, sia in relazione alle questioni di igiene degli ambienti di lavoro, sia riguardo alle attività che possono sviluppare polveri. Ad esempio, già nell’Allegato IV, Requisiti dei luoghi di lavoro, che fa riferimento al Titolo II, che disciplina le caratteristiche degli ambienti in cui si svolgono le attività lavorative: «Il datore di lavoro deve mantenere puliti i locali di lavoro, facendo eseguire la pulizia, per quanto è possibile, fuori dell’orario di lavoro e in modo da ridurre al minimo il sollevamento della polvere dell’ambiente, oppure mediante aspiratori». O nell’Allegato VI, che regola i requisiti di sicurezza delle attrezzature di lavoro per le quali non sono applicabili le direttive di prodotto, che indica che questo tipo di emissioni devono essere intercettate vicino alla fonte di pericolo.

Polveri in cantiere e valutazione del rischio: i fondamentali Capo I, Capo II e Capo III nel Titolo IX del TUSL

Ma il riferimento fondamentale per chi debba valutare il rischio connesso alle polveri che si possono sviluppare negli ambienti di lavoro è senz’altro la triade composta dai tre capi del Titolo IX, Sostanze pericolose:

  • Capo I – Protezione da agenti chimici;
  • Capo II – Protezione da agenti cancerogeni e mutageni;
  • Capo III – Protezione dai rischi connessi all’esposizione all’amianto.

Queste tre parti del Titolo IX non differiscono sostanzialmente tra di loro in relazione al procedimento che deve essere seguito per la valutazione dei rischi, ma principalmente riguardo al modo in cui l’esposizione dei lavoratori deve essere gestita sotto il profilo organizzativo e ai processi amministrativi correlati alla gestione dell’amianto.

Polveri in cantiere: i sei passi della valutazione dei rischi

La valutazione dei rischi è il meccanismo che è stato definito dalle direttive europee su salute e sicurezza come fondamento della protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori, ed è comune a tutti e tre i capi.

Si tratta di un processo che le buone prassi industriali definiscono composto da sei passi. Il primo è l’individuazione dei pericoli, ovvero di quelle situazioni che possono condurre alla perdita della capacità lavorativa, per infortunio o per malattia professionale.

Negli ambienti di lavoro si tratta di individuare la potenziale presenza di polveri all’interno degli ambienti e dei processi, definendo la loro pericolosità in base alla loro composizione chimica e del modo in cui esse influiscono sull’organismo umano, argomento che è stato affrontato nel primo articolo di questo ciclo.

Il Capo I stabilisce che debbano essere considerati agenti chimici pericolosi quelli per i quali altre norme (il cosiddetto regolamento CLP) hanno stabilito la necessità di etichettature ed imballaggi particolari, in funzione appunto della loro nocività. Ma non finisce qui: nel processo di valutazione dei rischi devono essere considerare anche gli agenti chimici che, pur non ricadendo nel perimetro di applicazione de regolamento CLP, posseggono proprietà chimico-fisiche, chimiche o tossicologiche che possono danneggiare l’organismo dei lavoratori.

Il Capo II, invece, per definire le sostanze cancerogene fa riferimento, oltre che al regolamento CLP, alle sostanze, miscele o procedimenti menzionati all’Allegato XLII del Testo Unico.

La valutazione del rischio, terza fase e mantenimento

La valutazione del rischio vera e propria è solo la terza fase del processo che prende questo nome. Prima occorre definire la popolazione esposta. Sono stati definiti dei procedimenti semplificati per classificare il lavoratore non esposto (rischio irrilevante), come, ad esempio il MoVaRisCh. Quando non è possibile giungere a questo esito, il rischio deve essere misurato.

Il Titolo IX stabilisce i principi tecnici di riferimento da utilizzare: non si tratta semplicemente, e riduttivamente, di compilare le matrici colorate che siamo abituati ad associare a quest’attività, ma di valutare quantitativamente l’esposizione dei lavoratori alle polveri e alle sostanze di cui sono composte, secondo il particolare meccanismo con le quali vengono assorbite dall’organismo.

Il Titolo IX, con i suoi tre Capi, fa riferimento agli allegati che vanno dal numero XXXVII al XLIII. Il numero XLI definisce le metodiche standardizzate per la misurazione degli agenti chimici, ovvero le specifiche tecniche che devono essere seguite per svolgere questa operazione.

Le fasi successive della valutazione del rischio sono la determinazione delle misure di prevenzione e protezione da adottare, attraverso la predisposizione di un piano secondo le misure generali di tutela e la definizione di un sistema di misurazione e monitoraggio, per potere valutare che le prestazioni dei controlli definiti corrispondano alle aspettative.

Per ultimo, occorre rivedere di tutto il processo, una volta che il piano sia stato completato, valutandone l’efficacia, e periodicamente, per assicurarsi del mantenimento delle prestazioni previste.

Aspirazione delle polveri in cantiere e sicurezza degli ambienti di lavoro

Sul mercato sono presenti varie soluzioni per l’aspirazione delle polveri dagli ambienti di lavoro. La scelta giusta non può prescindere da un’accurata analisi delle attività lavorative coinvolte, delle condizioni in cui queste vengono svolte e di un’attenta analisi dei rischi.

Si tratta di attrezzature di lavoro, per cui il datore di lavoro deve riferirsi ad esse seguendo i principi del Titolo III del Decreto Legislativo 81/2008, e la loro ideazione e produzione ricade nell’ambito della Direttiva Macchine, nelle sue diverse articolazioni.

Nella scelta di una soluzione per l’aspirazione delle polveri è necessario, oltre che verificarne l’efficacia e la conformità normativa, assicurarsi che queste attrezzature non introducano rischi residui negli ambienti di lavoro. Questi possono essere, ad esempio, senza pretesa di esaustività, relativi all’ergonomia, se si tratta di dispositivi portatili, il rumore, di natura meccanica, in relazione alle parti in movimento, o di natura elettrica, in conseguenza alla loro alimentazione.

In determinate condizioni occorre valutare il rischio di incendio o di esplosione. Non sono solo i gas a causarlo, ma, in certe condizioni, anche le polveri possono essere causa di incendi. Ad esempio, quando il loro movimento provoca il riscaldamento dell’aria, a causa dell’attrito causato dallo sfregamento delle loro particelle. L’aumento della temperatura si trasforma in un aumento della pressione che può fare collassare un contenitore.

Scopri i prodotti Hilti per la corretta gestione della polvere in cantiere

polveri in cantiere aspirazione ambiente di lavoro

Hilti e il Dust Management

Partner affidabile per tutti gli operatori nel settore edilizio, Hilti è un valido supporto per chi punta a una maggiore produttività, sempre tenendo d’occhio la sicurezza dei lavoratori e il rispetto delle normative vigenti, fornendo soluzioni e servizi all’avanguardia e mettendo a disposizione dei propri clienti le più recenti tecnologie di costruzione. Nell’ambito della gestione della polvere in cantiere, Hilti garantisce lo svolgimento ottimale del lavoro grazie alle sue soluzioni.

Soluzioni di sistema Hilti per il Dust Management

I sistemi Hilti per il Dust Management comprendono soluzioni per:

  • Perforazione e scalpellatura
  • Perforazione, scalpellatura e demolizione
  • Tagliare e levigare il calcestruzzo
  • Separazione di materiali diversi
  • Tagliare e carotare nel calcestruzzo

Scoprili a questo link

Scopri il mondo Hilti:

Contenuto sponsorizzato

Condividi

Potrebbero interessarti

Decreto Salva Casa

Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 124 del 29 maggio 2024 il Decreto Legge 29 maggio 2024, n. 69 recante “Disposizioni urgenti in materia di...

Nuovo Codice appalti

Un vero e proprio cambio di paradigma, mirato a ristabilire un equilibrio tra la necessità di velocizzare le procedure di appalto e...