Non conformità ricorrente: cosa rivela della gestione HSE in azienda?
Ogni azienda convive con un insieme di abitudini che nessuna procedura riesce davvero a descrivere. Sono quelle piccole libertà che ci si prende per lavorare più in fretta, più comodi, più come sempre. La cassetta degli attrezzi lasciata fuori posto, un controllo preliminare fatto in modo sbrigativo, un passaggio saltato perché tanto non cambia niente. Presi uno a uno, questi gesti non dicono molto: sono non conformità che però non bloccano l’attività, non fanno aumentare il rischio in modo evidente, non creano problemi a nessuno.
A cosa portano tante piccole non conformità?
Sembrano parte naturale del lavoro. Il punto, però, è un altro: anche se leggere, queste deviazioni mostrano che il lavoro reale ha preso una strada diversa rispetto a quella prevista dal sistema. Sulla carta c’è un certo modo di operare; sul campo ce n’è un altro, più rapido e più aderente alle pressioni quotidiane. Non è superficialità: spesso quella scorciatoia funziona, oppure nessuno ha mai avuto motivo per fermarla. La singola non conformità minore dice poco, ma dice una cosa che conta: esiste una distanza tra regola e pratica.
E quando quella distanza compare – anche minima – vuol dire che il sistema non sta governando tutto ciò che crede di governare. Non c’è un pericolo immediato, né un allarme da attivare. È un segnale da registrare, perché il lavoro sta già cambiando prima che qualcuno lo metta per iscritto.
Quando la stessa non conformità minore torna ancora
Una non conformità (che potremmo anche nominare NC) minore, presa da sola, non lascia tracce. La prima volta si corregge, a volte si registra, si chiude e si va avanti. La seconda volta crea un piccolo dubbio, ma si tende comunque a leggerla come un episodio. La terza, però, non è più il caso di fare così: una NC ripetuta, anche se minore, è un segnale che non si può trascurare, perché la ripetizione non parla del singolo gesto, parla dell’abitudine che si è formata.
Se la stessa deviazione ritorna, vuol dire che è diventata parte stabile del lavoro quotidiano e non è più un’eccezione, ma un modo di operare che si ripete perché, per chi lo adotta, funziona meglio della procedura prevista.
Da non conformità minore a elemento da non sottovalutare
È più veloce, più semplice, più compatibile con le pressioni reali del turno. In quel momento la domanda non è «chi ha sbagliato?», ma «perché questa scorciatoia continua a riapparire?». Perché una regola che viene ignorata sistematicamente non è necessariamente una regola sbagliata in teoria; ma è sicuramente una regola che non regge nella pratica. E se non regge, il lavoro trova la sua strada, e il processo ufficiale non sta più descrivendo quello che accade sul campo. E questo è un elemento da non sottovalutare.
Quando la prassi reale sostituisce la procedura
Quando una deviazione diventa abituale, la procedura smette di essere il riferimento. Non c’è un momento preciso in cui succede: è un cambio graduale. Un passaggio ridotto perché il tempo non basta, un’attrezzatura scomoda che spinge a trovare un modo più rapido, pressioni operative che la procedura non aveva previsto. Sommati nel tempo, questi aggiustamenti creano un modo di lavorare diverso da quello stabilito.
La regola scritta resta, ma rimane nei documenti più che nei comportamenti, non per mancanza di disciplina, ma perché non risponde più a ciò che il lavoro chiede davvero. Forse è troppo dettagliata, forse è stata studiata quando il contesto era diverso, forse prevede passaggi che non portano valore. In questi casi, la deviazione ripetuta non è una trasgressione: è un adattamento funzionale. Ed è proprio qui che l’analisi delle ricorrenze delle NC minori diventa utile.
Non per giudicare il singolo episodio, ma per intercettare l’allontanamento tra ciò che la procedura dice e ciò che il lavoro fa. Una distanza piccola può restare invisibile per mesi, ma tende ad allargarsi fino a diventare un problema serio. La prassi reale non è il nemico, il problema è quando il sistema non se ne accorge. Quando il lavoro va in una direzione e la procedura in un’altra, significa che il governo del processo ha iniziato a perdere presa. E questo conta molto più della gravità della singola NC.
L’accumulo di non conformità apre la strada al problema serio
Le piccole deviazioni, prese una alla volta, sembrano irrilevanti. Non fermano il lavoro, non generano un rischio immediato e non modificano il processo in modo percettibile. È proprio per questo che spesso vengono ignorate. Ma queste deviazioni, messe una accanto all’altra, producono qualcosa che sfugge allo sguardo quotidiano: l’assottigliarsi progressivo delle barriere che dovrebbero mantenere il sistema stabile.
È il meccanismo che il modello del formaggio svizzero di Reason descrive così bene: ogni barriera ha qualche apertura, qualche punto debole. Finché i “buchi” non sono allineati, la barriera regge. Ma quando le piccole deviazioni si ripetono nel tempo, quei punti deboli iniziano ad allinearsi, uno dopo l’altro. Le attrezzature che “vanno ancora”, i controlli affrettati, le manutenzioni rinviate: da soli magari non provocano nulla.
Ma ciascuno di questi elementi crea un varco, piccolo ma reale. Quando gli scarti diventano routine, i buchi nelle barriere si moltiplicano e si avvicinano. Il sistema impara, senza accorgersene, a funzionare con un controllo più debole. La tolleranza aumenta, l’attenzione si abbassa, la distanza tra procedura e pratica si allarga. Ed è così che, il giorno in cui accade l’evento serio – quello che viene definito “imprevedibile” – non si tratta di sfortuna: si tratta di aperture che si sono progressivamente allineate.
La vera soglia da osservare, quindi, non è la singola NC minore, ma il suo accumulo. È lì che si vede se le barriere stanno tenendo o se stanno iniziando a cedere in silenzio. Perché le deviazioni non fanno rumore, ma incidono sul sistema un po’ alla volta. Se nessuno le guarda, la vulnerabilità rimane invisibile. Fino al momento in cui diventa evidente; e a quel punto è già successo qualcosa.
Registrare le NC è necessario per non perdere la trama
La gestione delle NC minori non richiede strumenti complessi. Serve soprattutto continuità. Se ogni deviazione viene chiusa come un episodio a sé, l’organizzazione perde la possibilità di cogliere ciò che sta maturando nel tempo. Registrare non significa appesantire il lavoro o cercare responsabilità: significa evitare che i segnali si disperdano. Spesso si evita di annotarle per non rallentare i flussi o per timore di sembrare troppo rigidi.
In realtà, basta una registrazione essenziale, coerente e sempre con gli stessi criteri per ottenere un valore reale. È una memoria operativa: permette di vedere quante volte ricompare la stessa deviazione, in quali turni, con quali attrezzature e con quali condizioni. Presi uno a uno, questi dati non dicono molto; messi insieme, mostrano dove il processo si sta allontanando dalla procedura. Con una registrazione ordinata, la frequenza smette di essere una percezione e diventa un indicatore.
Diventa chiaro quali procedure non vengono più seguite, quali attrezzature inducono sempre lo stesso adattamento, quali passaggi non reggono più alla pratica. Non serve un’analisi RCA per ogni NC minore: basta evitare che l’azienda perda il filo. Perché la domanda utile non è «cosa è successo oggi?», ma «che cosa si sta ripetendo da mesi, senza che ce ne rendiamo conto?».
Gravità, frequenza e il momento in cui serve guardare il sistema
La valutazione dei rischi indica con precisione quando una NC richiede un’indagine strutturata. Se un evento può causare un danno, se modifica in modo rilevante un’attività o se espone qualcuno a un pericolo concreto, allora è necessario avviare un’analisi RCA. Fin qui è tutto chiaro. Ma questa è solo una parte del quadro. Le NC minori, prese singolarmente, non giustificano un’indagine approfondita. Non hanno la gravità per innescare procedure complesse e non modificano in modo evidente il rischio residuo. Eppure, osservate nel tempo, raccontano qualcosa che la sola valutazione di gravità non riesce a cogliere: la perdita progressiva di controllo del sistema.
Qui la frequenza pesa più dell’intensità e la ripetizione rende visibile ciò che negli episodi isolati non si vede. È l’accumulo degli scarti che crea le condizioni per il problema serio: non un errore improvviso, ma il risultato di una lunga serie di deviazioni troppo leggere per essere considerate, ma abbastanza numerose da cambiare lo standard operativo reale. Ed è qui che si chiude il ragionamento.
Se la valutazione dei rischi ci dice quando intervenire sull’evento; l’analisi delle NC minori ci dice quando intervenire sul sistema. Sono due piani diversi, entrambi necessari. Il primo evita le conseguenze immediate; il secondo evita la deriva. Ignorare le NC minori non mette in pericolo oggi, ma crea le condizioni perché domani un processo non più governato presenti il conto.

