Mascherine di tessuto: sì, ma quali utilizzare?

La linea del dibattito durante questa pandemia è tutt’altro che regolare, anzi, spezzata in più punti, a volte molto vicini tra loro. Capita così che uno degli argomenti topici porti con sé ancora contraddizioni, falsi miti e molta disinformazione. Stiamo parlando naturalmente dell’uso delle mascherine individuali, e in particolar modo delle mascherine di tessuto.
Un quadro più chiaro sulle mascherine
Per avere un quadro più chiaro abbiamo fatto riferimento naturalmente alle linee guida aggiornate della Organizzazione mondiale della Sanità.
Stabilito, quindi, una volta per tutte chi deve indossarle e come deve indossarle, è molto meno chiaro quale mascherina sia adatta a cosa, e perché.
I Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) del Dipartimento della Salute e dei servizi umani degli Stati Uniti (l’equivalente del nostro Ministero della Salute) hanno recentemente aggiornato il loro orientamento all’uso delle mascherine individuali per fermare il contagio da SarsCov2. Questo a seguito di alcuni studi molto interessanti pubblicati sulla rivista ACS Nano.
La raccomandazione quindi è di indossare un rivestimento di stoffa o una mascherina quando è difficile mantenere la distanza fisica minima necessaria ( 6 piedi, 1,80 m).

© 2020 WHO
Risultati contraddittori
Tuttavia altre ricerche sul fatto che le mascherine riutilizzabili di tessuto possano rallentare la diffusione del nuovo coronavirus hanno portato a risultati contraddittori.
Si sostiene, infatti, che le maschere riutilizzabili in cotone possono essere inefficaci nel filtrare le goccioline (gli ormai noti droplets) contenenti il virus che causa il Covid19.
Le informazioni sulle prestazioni di vari tessuti comunemente disponibili utilizzati nelle maschere in tessuto sono ancora molto limitate.
È importante sottolineare, comunque, che è necessario valutare l’efficienza di filtrazione in funzione delle dimensioni del particolato di aerosol in un intervallo di dimensioni che va dai 10 nm ai 10 μm. Un dato particolarmente rilevante per la trasmissione del virus respiratorio.
Lo studio sui tessuti
I ricercatori dell’Università di Chicago e del Laboratorio di Argonne (Ill.) hanno effettuato questi studi – utilizzati, come accennato sopra, dai CDC – per diversi tessuti comuni. Tra cui: cotone, seta, chiffon, flanella, vari sintetici e misti.
Quando è stato utilizzato un singolo strato l’efficienza di filtrazione per i tessuti è risultata variare dal 5 all’80 per cento per particelle di dimensioni inferiori ai 300 nm. E dal 5 al 95 per cento per particelle di dimensioni superiori ai 300 nm.
Ma i risultati migliori si sono avuti quando sono stati utilizzati più strati, e quando si utilizzava un combinazione specifica di tessuti diversi.
L’efficienza di filtrazione di un multistrato ibrido (come cotone-seta, cotone-chiffon, cotone-flanella) è stata superiore all’80 per cento (per particelle di dimensione sotto i 300 nm). E addirittura superiore al 90 per cento per particelle più grandi di 300 nm.
Queste ottime prestazioni date da più strati di tessuto diverso sono probabilmente dovute all’effetto combinato della filtrazione meccanica ed elettrostatica.
Ad ogni modo, il cotone, il materiale più utilizzato per le mascherine in tessuto, offre prestazioni migliori se la ‘densità di tessitura’ è più elevata. Fino ad avere una differenza significativa di efficienza.
Altri problemi e potenziali miglioramenti
Gli stessi ricercatori segnalano, però, che resta insoluto il problema di quanto aderisca la mascherina al volto. Poiché un posizionamento improprio, lasciando spazi vuoti (causati da una vestibilità difettosa) può comportare una riduzione di oltre il 60 per cento dell’efficienza di filtrazione.
Ciò implica la necessità di futuri studi di progettazione di una mascherina di tessuto per tener conto dei problemi di ‘adattamento’ e perdite, consentendo allo stesso tempo di espirare l’aria in modo efficiente.
In conclusione si può asserire che le combinazioni di vari materiali comunemente disponibili utilizzati nelle mascherine in tessuto possono potenzialmente fornire una protezione significativa contro la trasmissione di particelle di aerosol.