Sicurezza sul lavoro

Non sappiamo mai veramente perché gli incidenti accadono

Posto che la disciplina della sicurezza del lavoro analizza le cause sistemiche degli incidenti, sorgono alcune riflessioni dopo la tragedia dell'esplosione alla centrale idroelettrica di Suviana
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Non sappiamo mai veramente perché gli incidenti accadono

Di fronte alla tragedia dell’esplosione alla centrale idroelettrica di Suviana dobbiamo piangere le vite perdute, offrire sostegno ad amici e familiari delle vittime e ammirare la professionalità dei soccorritori che sono intervenuti in condizioni estreme. È fondamentale rispettare il corso della legge e consentire che sia lasciata a fare il suo lavoro. Va però notato che nel nostro paese, in realtà sembrano essere pochi a voler comprendere veramente le cause degli incidenti sul lavoro, compresi gli organismi istituzionali, i media professionisti e imprenditori, e questo mette in discussione la nostra capacità di prevenirli. La legge si concentra sull’individuare i responsabili di comportamenti che hanno contribuito agli incidenti e punirli. Però, dal momento che, come ben sanno preti e genitori, questa pratica non ha mai dimostrato di essere efficace nel modificare questi comportamenti, la disciplina della sicurezza del lavoro analizza le cause sistemiche degli incidenti, al fine di sviluppare misure di controllo atte a prevenire la loro ripetizione o a ridurne l’impatto.

Ma in realtà, non sappiamo mai veramente perché gli incidenti accadono, preferendo spesso attribuire la responsabilità a una o più persone, che si tratti del CEO o dell’ultimo dipendente. Cerchiamo un capro espiatorio, un colpevole da additare. E quando, dopo anni di processo, un imputato viene assolto, ci sentiamo traditi: giustizia non è stata fatta!

Non sappiamo mai veramente perché gli incidenti accadono

Perché c’è sempre qualcuno che sembra già sapere la risposta. Avete notato come fino a poco tempo fa la mancanza di formazione fosse considerata la causa principale, mentre ora sembra che il subappalto sia diventato il capro espiatorio?

Non sappiamo mai veramente perché gli incidenti accadono

Perché spesso mancano indagini tecniche approfondite. È importante sapere che la sicurezza sul lavoro non è stata istituita da un parlamento che ha promulgato una legge formulata da un partito politico. Piuttosto, è stata l’industria stessa a sviluppare processi per controllare le proprie attività al fine di prevenire perdite e danni, e il mondo industriale ha introdotto le basi delle indagini sugli incidenti, come la Root Cause Analysis (RCA), quasi un secolo fa. Secondo questa metodologia, l’entità che ha causato il danno rappresenta la causa immediata, l’atto o la condizione pericolosa che lo ha reso possibile costituisce le cause sottostanti; in fine, le decisioni organizzative e di politica aziendale che hanno avviato la sequenza di eventi che ha portato al danno sono le cause radice. Intervenire sulle prime due categorie di cause, immediate e sottostanti, si dice trattamento e mira a ripristinare la sicurezza nelle circostanze immediate. Solo affrontando le cause radice con azioni correttive è possibile prevenire la ripetizione dell’incidente. Ma noi non lo sappiamo, e ci fermiamo prima.

Non sappiamo mai veramente perché gli incidenti accadono

Perché, nel migliore dei casi, definiamo un’azione correttiva ma poi trascuriamo di monitorarne l’efficacia. Un esempio evidente sono le nostre leggi, che dovrebbero avere l’obiettivo di ridurre gli infortuni: nel 1994, il Decreto Legislativo 626 ha introdotto per la prima volta nel nostro ordinamento i criteri delle direttive sociali europee. Quell’anno ci sono stati 1.328 infortuni mortali. Nel 1996, il D.Lgs. 494/96 ha portato in Italia la direttiva cantieri, e quell’anno ci sono stati 1.359 infortuni mortali. Nel 2003, il nostro paese ha affrontato una procedura di infrazione dell’Unione Europea, in quanto la nostra normativa non definiva la qualifica del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP), e quell’anno ci sono stati 1.433 infortuni mortali. Nel 2011 sono stati finalmente definiti i contenuti della formazione alla sicurezza, grazie al primo Accordo Stato-Regioni. Quell’anno ci sono stati comunque 1.397 infortuni mortali. Questi numeri dicono molto della qualità della nostra legislazione, ma i legislatori non hanno mai assunto la responsabilità di affrontarli.

Non sappiamo mai veramente perché gli incidenti accadono

Perché spesso operiamo in compartimenti stagni. Chi si occupa della produzione spesso evita di farsi coinvolgere nella sicurezza sul lavoro, perché le normative sono considerate complesse e oscure, e non senza ragione: l’edizione coordinata del Testo Unico, comprese le norme collegate, circolari e interpelli, supera le 1100 pagine. Nel Regno Unito, che ha tassi di incidenti inferiori di due terzi rispetto ai nostri, la base normativa è rappresentata dal The Management of Health and Safety at Work Regulations 1999, che consiste in soli 21 facciate. Chi si occupa della sicurezza, per conto suo, è costretto a destreggiarsi tra adempimenti incomprensibili e la necessità di dimostrare la propria diligenza, e spesso perde di vista o gli è impossibile incidere sulle attività operative.

Il 26 aprile 2024 verrà istituito il gruppo di studio sulle norme riguardanti la sicurezza sul lavoro, come stabilito dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio, il cui compito è esaminare il quadro normativo e giurisprudenziale attuale, identificando limiti, criticità e prospettive, al fine di formulare proposte di intervento. A prima vista, i componenti designati sembrano essere lontani dall’avere dimestichezza concreta con i problemi della sicurezza in azienda: cinque sono docenti universitari, di cui due di diritto penale, due di materie tecniche e uno di medicina del lavoro, uno è avvocato e altri cinque sono alti funzionari di stato. L’unica donna sembra essere la sola persona con una certa vicinanza a questi temi: Silvia Berra, Responsabile dell’area ambiente, sicurezza, sostenibilità dell’Unione industriale biellese.

Potrebbe non essere necessariamente una situazione negativa; molto dipenderà dalla capacità dei membri della commissione di individuare, ascoltare e coinvolgere le fasce più esperte e aggiornate di un vasto panorama: professionisti, enti di vigilanza, lavoratori, datori di lavoro e rappresentanti. È importante ricordare che anche il Professor Ragnar Löfstedt, un accademico di gestione del rischio e sicurezza occupazionale presso il King’s College di Londra, sebbene il suo background sembri essere principalmente universitario, è stato incaricato dal governo britannico di condurre un’analisi delle leggi e delle normative sulla salute e sicurezza sul lavoro nel Regno Unito. L’obiettivo era identificare e proporre modi per semplificare e ridurre il carico normativo per le imprese, mantenendo allo stesso tempo elevati standard di sicurezza.

Il “Löfstedt report“, noto anche come “Reclaiming health and safety for all: An independent review of health and safety regulation“, è però riuscito ad assumere un ruolo significativo nel panorama della sicurezza sul lavoro nel Regno Unito. Pubblicato nel 2011, ha proposto una serie di misure finalizzate a ridurre la burocrazia e semplificare il quadro normativo senza compromettere la sicurezza dei lavoratori. Le raccomandazioni del rapporto comprendevano la semplificazione delle procedure di valutazione del rischio, la riduzione dei controlli e delle ispezioni per le aziende a basso rischio e un maggiore enfasi sulla responsabilità individuale piuttosto che sulla conformità normativa. Queste proposte sono state generalmente ben accolte da parte del governo britannico e di vari stakeholder nel settore della salute e sicurezza. Molte delle sue raccomandazioni sono state successivamente implementate attraverso modifiche normative e politiche volte a ridurre il carico normativo sulle imprese, pur mantenendo un adeguato livello di protezione per i lavoratori.

Di fronte alla tragedia di Suviana, dobbiamo unirci nel dolore per le vite perdute, nel sostegno a chi è rimasto e nell’ammirazione per i soccorritori. Ma, mentre la legge segue il suo corso, è necessario riflettere sulla necessità di una maggiore comprensione e azione riguardo alla sicurezza sul lavoro.

 

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