Sicurezza sul lavoro
Nasce l’ESHS Manager, nuova figura chiave per migliorare la sostenibilità aziendale
La tutela della Salute e sicurezza dei lavoratori diventa sempre più connessa alla tutela ambientale e il concetto di sostenibilità in azienda si amplia dall'ambientale al sociale. Ecco che un ESHS Manager (Environmental, Social, Health and Safety) diventa indispensabile
Condividi

Chi è l’ESHS Manager? La sigla sta per Environmental, Social, Health and Safety, in sostituzione di chi gestiva “solo” l’HSE. Questo porta l’ambiente al centro dell’attenzione e lo connette alla sicurezza di un ambiente di lavoro.
Un aspetto del capitalismo finanziario si sta dimostrando un potenziale stimolo per il miglioramento della tutela della salute, della sicurezza e dell’ambiente. Gli investitori professionali, specialmente quelli dei mercati internazionali, sono particolarmente sensibili alla reputazione delle aziende e sembrano guardare con maggiore interesse quelle organizzazioni che si mostrano attraenti ai consumatori e alla politica, perché riescono a comunicare il loro atteggiamento positivo nei confronti di questi aspetti.
La cronaca continua a riportare notizie di cattive condotte nei confronti dei lavoratori e dell’ambiente, ma è un fatto che l’opinione pubblica, specialmente nei paesi più industrializzati e quella dei gruppi di pressione internazionali, ha abbassato il livello di tolleranza per questi eventi. Le buone pratiche industriali, richieste dagli investitori allo scopo di tutelare la capacità delle organizzazioni di produrre utili, si espandono dall’alto della grande industria, verso il basso lungo tutta la catena di approvvigionamento ed influenzano anche la definizione dei profili professionali.
Considerare l’ambiente nel suo significato esteso di quello che ci circonda incluso aria, acqua, terra, risorse naturali, flora, fauna e gli esseri umani e le loro relazioni, ha portato a ritenere pratico integrare nelle competenze di chi si occupa di questa disciplina anche la gestione della salute e della sicurezza sul lavoro e dei rapporti con le parti interessate.
I nuovi professionisti della sostenibilità: l’ESHS Manager
Nasce la nuova figura del ESHS Manager, sigla per Environmental, Social, Health and Safety, in sostituzione di chi gestiva “solo” l’HSE. Per potere diventare fornitori o subappaltatori dei colossi internazionali, un’azienda di dimensioni minori deve adottare metodi di lavori più sicuri ed ecologici, certificare i propri processi ed assoggettarsi a controlli da parte di organismi indipendenti, incaricati dai diversi livelli di committenza cui rispondono: mandante o contractor principale. Questo articolo è offerto da SIMPLEDO, la piattaforma web-based, organizzata in moduli, nata per monitorare e gestire a 360° tutte le attività del Manager HSE. Per maggiori informazioni clicca nel box qui sotto In certi ambienti sta diventando normale che non il committente o l’amministrazione nazionale, ma il finanziatore faccia svolgere audit periodici da organismi indipendenti sugli aspetti di sostenibilità del progetto che sovvenziona. E magari chieda al soggetto finanziato di lavorare per prepararsi a questi esami, in modo da affrontare i problemi precocemente e proteggere lo svolgimento dei lavori. Questo innegabilmente stimola la preparazione e l’aggiornamento dei professionisti e la competitività delle aziende, trasformandosi in un fattore di crescita per il settore.I tre requisiti fondamentali della sostenibilità
È indubbio che, in passato, la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e la protezione dell’ambiente non siano state tra i principali propositi di governi e aziende, e la storia dei grandi disastri ce lo ricorda: dall’introduzione dei conigli in Australia (1859), che hanno causato la devastazione della vegetazione del continente, fino ai più recenti episodi di incidenti ambientali e sul lavoro. Bhopal, delta del Niger, Seveso, Chernobyl, Casale Monferrato sono solo alcuni dei nomi più noti di località tristemente associate a perdite umane e danni ecologici. La definizione del concetto di sostenibilità, con la conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente Umano del 1972 a Stoccolma prima, e il rapporto Brundtland poi – la sostenibilità è la «condizione di un modello di sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri» – hanno dato il via ad un cambiamento di prospettiva. L’elaborazione culturale successiva ha portato all’affermazione di un modello di sostenibilità che individua tre requisiti fondamentali, o pilastri:- quello ambientale, per un mondo naturale vitale;
- quello sociale, per una società prospera;
- quello economico, per uno sviluppo sostenibile.