Come reagire al cambiamento climatico per preservare la sicurezza dei lavoratori?
Sicurezza sul lavoro
Come reagire al cambiamento climatico per preservare la sicurezza dei lavoratori?
Strategie, esempi, modalità operative per provare a garantire margini di sicurezza e business continuity nella nuova normalità, dominata da eventi climatici estremi
I recenti fenomeni meteorologici estremi hanno evidenziato la vulnerabilità delle aziende e della sicurezza dei lavoratori, sottolineando l’importanza di rivedere le strategie di gestione dei rischi. Negli ultimi mesi si stanno sperimentando alluvioni, inondazioni e ondate di calore, ciascuno di questi eventi con impatti significativi. Le alluvioni hanno spesso provocato inondazioni nelle aree industriali, compromettendo la continuità operativa delle aziende e causando danni strutturali, hanno minacciato la sicurezza dei lavoratori e hanno comportato la perdita di risorse materiali e finanziarie. Le ondate di calore hanno influenzato le operazioni produttive, mettendo a rischio la salute e la produttività dei lavoratori, dal momento che elevate temperature possono portare a condizioni lavorative insostenibili. Tutti eventi che stanno evidenziando la necessità di una pianificazione e preparazione adeguata per fronteggiare scenari meteorologici estremi. Crisi climatica e aziende: quali strategie è possibile attuare, a quali modelli è possibile guardare? E quali strumenti possono supportare le aziende sia per la gestione HSE, sia per la business continuity?
Questo articolo è offerto da SIMPLEDO, la piattaforma web-based, organizzata in moduli, nata per monitorare e gestire a 360° tutte le attività del Manager HSE.
Per maggiori informazioni clicca nel box qui sotto
Come prepararsi alla nuova normalità?
L’evolversi delle condizioni climatiche estreme sta delineando uno scenario in cui questi eventi potrebbero divenire la normalità. In risposta a questa prospettiva, le pratiche lavorative consolidate nei paesi caratterizzati da climi più caldi saranno sempre più adottate e integrate nelle regioni colpite da queste condizioni. La programmazione stagionale degli interventi, rimandando quelli con il maggior pericolo di esposizione al calore, ai mesi più freschi, e lo spostamento delle attività lavorative all’aperto nelle ore notturne durante i mesi più caldi rappresentano adattamenti pratici per mitigare gli impatti delle condizioni climatiche estreme sulle operazioni aziendali e sulla salute dei lavoratori.
Alcuni esempi operativi
Ad esempio, si può facilmente immaginare un’azienda agricola che, di fronte a temperature diurne eccessive, opti per l’esecuzione dei lavori agricoli estivi durante le ore notturne. Questo adattamento non solo preserva la salute dei lavoratori esponendoli a temperature più favorevoli, ma contribuisce anche a mantenere l’efficienza operativa nonostante le sfide climatiche. Allo stesso modo, nel settore delle costruzioni, potrebbe essere adottata la strategia di posare gli asfalti stradali evitando i mesi più caldi. Questo non solo riduce l’esposizione dei lavoratori alle temperature elevate del materiale, ma ottimizza anche le condizioni operative, garantendo una migliore qualità dei risultati finali.
Crisi climatica e aziende: non solo sicurezza, ma anche business continuity
L’adattamento delle pratiche lavorative rappresenta una strategia fondamentale per affrontare le crescenti condizioni climatiche estreme. L’integrazione di queste pratiche non solo preserva la salute e il benessere dei lavoratori, ma contribuisce anche a mantenere la continuità operativa e a ottimizzare le prestazioni aziendali di fronte alle sfide ambientali in evoluzione. In questo contesto, è essenziale che gli aspetti ambientali dell’attività lavorativa siano attentamente considerati sia nella fase di valutazione del rischio che nella verifica dell’idoneità sanitaria alla mansione. La pianificazione e l’attuazione di misure preventive e protettive dovrebbero essere parte integrante delle strategie aziendali, al fine di preservare la salute e il benessere dei dipendenti in un contesto di cambiamenti climatici in atto perché l’adattamento delle pratiche lavorative alle condizioni climatiche estreme emergenti diventerà sempre più fondamentale, richiedendo un approccio oculato nella gestione dei rischi e nell’attenzione ai fattori ambientali nell’ambito delle attività lavorative.
Rivedere le strategie insediative
Le ricorrenti alluvioni che hanno interessato il nostro paese sollevano anche la necessità di riconsiderare le strategie di insediamento dei complessi produttivi: adottare strategie di insediamento resilienti, attraverso l’elevazione delle risorse critiche e la costruzione di barriere difensive, costituisce un approccio ragionevole per affrontare queste sfide e salvaguardare la stabilità operativa dei complessi produttivi. La disposizione di beni di valore a quote più elevate rappresenta una strategia preventiva volta a minimizzare potenziali danni e interruzioni dovuti agli eventi alluvionali, e l’implementazione di rilevati o sbarramenti, oltre a offrire una protezione fisica, può contribuire a deviare o controllare il flusso delle acque, riducendo così l’impatto delle alluvioni sulle aree industriali.
Crisi climatica e aziende: resilienza alle calamità naturali
L’esperienza delle inondazioni in Thailandia nel 2011 fornisce un esempio concreto di come le strategie di insediamento possono influire sulla resilienza alle calamità naturali, come le alluvioni. Numerose aziende, soprattutto nel settore manifatturiero, hanno subito gravi interruzioni a causa dell’allagamento delle loro strutture di produzione. Di conseguenza, molte di queste imprese hanno reagito riconsiderando la disposizione delle loro infrastrutture, adottando approcci di questo genere, privilegiando la collocazione di attrezzature e materiali di valore ad altezze superiori rispetto al livello del suolo, ispirandosi a una pratica che ha dimostrato di ridurre significativamente i danni materiali e preservare le risorse critiche durante le alluvioni più gravi, un adattamento che ha contribuito a mantenere operativa la produzione e a limitare le perdite economiche.
In aggiunta, la costruzione di rilevati o sbarramenti è stata una strategia implementata in alcune aree industriali a rischio, come il parco industriale di Ayutthaya. Qui, misure di ingegneria civile, compresi sistemi di sbarramento delle acque, sono state adottate per proteggere le imprese dagli effetti dannosi delle inondazioni. L’efficacia di questa strategia è stata evidente nel limitare gli impatti delle alluvioni sulle operazioni industriali, confermando l’importanza di soluzioni proattive. La valutazione accurata delle caratteristiche del territorio, inclusa la topografia e la pendenza del terreno, è stata cruciale per la pianificazione di queste misure preventive. L’esperienza thailandese ha dimostrato che l’impiego mirato di ingegneria civile, con particolare attenzione alle specificità del territorio, massimizza l’efficacia delle infrastrutture di protezione contro gli eventi alluvionali.
Gestire il microclima
In considerazione delle crescenti temperature durante i mesi caldi, emerge la necessità di gestire la climatizzazione dei vasti spazi industriali coperti, ampliando il tradizionale focus stagionale che precedentemente riguardava principalmente i mesi invernali. L’adattamento di impianti di climatizzazione per garantire condizioni microclimatiche accettabili è fondamentale per preservare il comfort termico dei lavoratori e ottimizzare le condizioni di produzione. La gestione della climatizzazione per i mesi caldi mira a mitigare gli effetti negativi delle elevate temperature sull’efficienza operativa e sul benessere dei dipendenti ed è un adattamento strategico richiede una valutazione accurata delle esigenze termiche specifiche dell’ambiente di lavoro e l’implementazione di soluzioni tecnologiche idonee.
Gestire le catene di approvvigionamento come strategia per consentire alle aziende di affrontare la crisi climatica
Un esempio tangibile di come gli eventi climatici estremi possano impattare le catene di approvvigionamento si è verificato durante l’uragano Katrina del 2005 negli Stati Uniti, quando le inondazioni massicce e i danni alle infrastrutture hanno provocato significative interruzioni nella produzione e nei trasporti, influenzando diverse industrie, dalle forniture di petrolio e gas alla produzione di beni di consumo. In situazioni come queste, l’analisi geografica può essere utilizzata per identificare le aree più suscettibili agli eventi climatici estremi. Ad esempio, la mappatura delle zone a rischio di inondazione o tempeste può aiutare le aziende a valutare la vulnerabilità delle proprie catene di approvvigionamento e adottare misure preventive in anticipo. Inoltre, considerando se per un’azienda che dipende fortemente da fornitori situati in regioni soggette a eventi climatici stagionali, come tifoni o monsoni, l’analisi dei modelli stagionali diventa cruciale.
La conoscenza delle stagioni in cui tali fenomeni sono più probabili consente alle aziende di pianificare in modo strategico, rivedere i livelli di inventario in anticipo e cercare alternative di approvvigionamento durante i periodi critici. L’integrazione di queste pratiche nell’approccio di gestione delle catene di approvvigionamento rappresenta una strategia proattiva e le aziende possono adottare tecnologie avanzate, come sistemi di monitoraggio ambientale e avanzati strumenti di analisi geografica, per migliorare la loro capacità di prevedere e mitigare gli impatti degli eventi climatici estremi sulle catene di approvvigionamento.
Crisi climatica e aziende: soluzioni locali e strategie globali
L’adozione di misure preventive a livello aziendale emerge come un pilastro fondamentale per garantire la continuità operativa e il benessere dei dipendenti. Tuttavia, la natura interconnessa dei cambiamenti climatici richiede un impegno su scala globale. È fondamentale riconoscere che le iniziative isolate non saranno sufficienti per affrontare il cambiamento climatico e le sue ripercussioni sul mondo del lavoro e, mentre le aziende devono continuare a sviluppare strategie interne robuste, l’urgenza di un coordinamento a livello mondiale non può essere trascurata, perché solo attraverso sforzi congiunti possiamo sperare di mitigare gli impatti sempre più evidenti delle condizioni climatiche estreme. L’impegno su scala globale non riguarda solo la responsabilità, ma rappresenta un investimento nel nostro futuro collettivo. La cooperazione tra nazioni, settori dell’economia e organizzazioni è essenziale per sviluppare politiche globali mirate a ridurre le emissioni, proteggere l’ambiente e preservare la sicurezza delle imprese e dei lavoratori.
Il ruolo dell’innovazione sostenibile in azienda
Guardando avanti, è fondamentale che le aziende non solo si adattino a questo nuovo contesto climatico, ma anche guidino attivamente il cambiamento. L’innovazione sostenibile, la gestione oculata delle risorse e la promozione di pratiche aziendali eco-friendly devono diventare il nuovo standard, perché solo così potremo affrontare con successo le sfide che il cambiamento climatico ci pone. Il nostro destino è intrecciato con il destino del nostro pianeta, affrontare il cambiamento climatico è una necessità e un imperativo pragmatico. L’adozione di misure preventive a livello aziendale è il primo passo, ma solo attraverso un impegno su scala globale possiamo costruire un futuro resiliente e sostenibile per le imprese e per l’umanità.