Patente a crediti in edilizia: tra autocertificazioni, dati deludenti e nuove sfide normative
A sei mesi dalla piena entrata in vigore della patente a crediti per le imprese operanti nel settore dell’edilizia, è tempo di bilanci.
Secondo gli ultimi dati resi noti dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali su una platea potenziale di circa 800.000 imprese, solo 440.000 risultano aver ottenuto la patente, ossia poco più del 50%.
Un risultato ben lontano dalle aspettative iniziali, che si riflette anche sull’attività di controllo: su 10.000 ispezioni, le irregolarità riscontrate sono appena 117, pari all’1,5%. Numeri che, invece di rassicurare, alimentano nuove preoccupazioni, soprattutto tra i sindacati.
Patente a crediti in edilizia: un sistema ancora in fase di rodaggio
Lo strumento nato con l’obiettivo dichiarato di contrastare l’improvvisazione e le carenze organizzative nei cantieri, imponendo alle imprese un vero e proprio “punteggio di affidabilità” in materia di sicurezza sul lavoro, nella realtà dei fatti, si è mostrato meno virtuoso delle previsioni.
Durante l’incontro tenutosi tra il Ministero, le Organizzazioni Sindacali e l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, è emersa una situazione alquanto deludente: la diffusione della patente è risultata inferiore alle previsioni e le criticità applicative non mancano.
Il nodo dell’autocertificazione
Uno degli aspetti più controversi resta il meccanismo di autocertificazione: le imprese, infatti, possono autodichiarare il possesso dei requisiti richiesti senza che vi sia, almeno in fase iniziale, una verifica effettiva da parte delle autorità competenti. Se da un lato il Ministero sottolinea come questo meccanismo abbia consentito una rapida implementazione della riforma, dall’altro lato i sindacati evidenziano come l’assenza di controlli preventivi rischi di vanificare l’efficacia del sistema.
In altre parole: ottenere la patente non significa necessariamente essere a norma, ma solo dichiararlo.
I numeri che fanno riflettere
Sul fronte dei controlli, il bilancio dell’INL non è esattamente entusiasmante. Delle circa 20.000 ispezioni effettuate complessivamente (considerando anche i cantieri con presenza di più imprese), soltanto in 117 casi sono state riscontrate violazioni tali da incidere sulla patente a crediti.
Un dato che potrebbe sembrare positivo. Ma a un’analisi più attenta, sorge un dubbio amletico: le imprese sono realmente più sicure o semplicemente i controlli sono ancora troppo blandi?
Non meno rilevante è il fatto che, tra le anomalie riscontrate, 12 casi abbiano riguardato situazioni gravissime — infortuni mortali o gravi — per cui è ancora in corso l’accertamento della colpa grave, necessaria per disporre la sospensione della patente.
Anche su questo fronte, il sistema sembra ancora muoversi a rilento.
Sindacati all’attacco della patente a crediti nell’edilizia
Le critiche avanzante dalle diverse sigle sindacali non si sono fatte attendere. Infatti hanno denunciato l’inefficacia di un sistema che, senza controlli strutturati e senza una reale verifica dei requisiti, rischia di diventare un mero adempimento formale.
Diversa la prospettiva del Ministero del Lavoro che, pur ammettendo la necessità di alcuni “aggiustamenti”, ha rivendicato i dati come segno di un impegno concreto nella promozione della sicurezza.
Proprio per affrontare queste criticità, il Ministero del Lavoro ha annunciato l’avvio di nuovi tavoli tecnico-politici volti ad affinare i meccanismi di funzionamento della patente a crediti.
Sicurezza sul lavoro: un impegno quotidiano
La Giornata Mondiale per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro, istituita dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) rappresenta un’occasione per coinvolgere governi, datori di lavoro e lavoratori nella costruzione di ambienti lavorativi sicuri e salubri, ponendo l’accento sulla necessità di adottare normative adeguate e pratiche efficaci di gestione del rischio.
Secondo i dati dell’ILO, la maggior parte degli incidenti sul lavoro risulta evitabile mediante l’applicazione rigorosa di standard di sicurezza, ed è proprio su tale principio che si fonda l’azione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT).
In particolare, il nuovo Codice dei Contratti Pubblici (D.Lgs. n. 36/2023), nel richiamare espressamente il Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro (D.Lgs. n. 81/2008), introduce disposizioni puntuali in materia di tutela dei lavoratori. Tra queste si segnala l’obbligo, per i subappaltatori, di garantire standard qualitativi e prestazionali equivalenti a quelli richiesti all’appaltatore principale, anche con riferimento agli obblighi di sicurezza.
Sul fronte dei controlli, il Codice affida alla stazione appaltante la responsabilità di verificare, per tutta la durata dell’esecuzione contrattuale, la capacità dell’appaltatore di rispettare gli adempimenti in materia di salute e sicurezza. Non solo: il legislatore ha rafforzato il sistema sanzionatorio, prevedendo che la commissione di gravi violazioni delle normative di sicurezza possa comportare l’esclusione dell’operatore economico dall’appalto, a tutela della regolarità e della correttezza dell’intero procedimento di affidamento e realizzazione dell’opera.