Rischio idrogeologico

Come s’incorporano i fattori ESG nelle strategie di governance delle aziende italiane?

Un'indagine qualitativa e quantitativa fotografa il rapporto tra aziende e rischi da catastrofi naturali
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Come s’incorporano i fattori ESG nelle strategie di governance delle aziende italiane?

L’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni (Ivass) ha pubblicato il Rapporto 2025 sui Rischi da catastrofi naturali e di sostenibilità con i principali esiti del terzo monitoraggio annuale rivolto a tutte le imprese del mercato assicurativo operanti in Italia. L’indagine si compone di una rilevazione quantitativa, con dati riferiti al 31 dicembre 2023, e di una qualitativa con informazioni aggiornate a fine 2024.

Rischi da catastrofi naturali e di sostenibilità: l’indagine

L’obiettivo principale dell’indagine è la costruzione, nel tempo, di un sistema di dati sui rischi ambientali, sociali e di governance (ESG) affidabile e funzionale al supporto degli obiettivi istituzionali. La rilevazione ha coinvolto, al 31 dicembre 2023, 89 imprese di assicurazione operanti nel business danni e/o vita in Italia, di cui 85 imprese nazionali e 4 rappresentanze di imprese extra UE. Tali compagnie raccolgono l’85% della raccolta assicurativa totale.

L’indagine è finalizzata a monitorare:

  • l’integrazione dei fattori ESG nelle strategie e nella gestione dei rischi dell’attività assicurativa nel breve, medio e lungo termine;
  • l’impatto dei rischi fisici da catastrofi naturali sull’attività di sottoscrizione assicurativa e di gestione dei rischi;
  • la significatività dei rischi di transizione sui portafogli di investimento.

Il rischio di cambiamento climatico

Il rapporto descrive l’esposizione del settore assicurativo al rischio di cambiamento climatico in una prospettiva di stabilità finanziaria, evidenziando il ruolo cruciale delle assicurazioni nelle misure di adattamento ai rischi fisici, per ridurre il divario tra perdite e coperture assicurative e per supportare il passaggio a un’economia sostenibile.

La quasi totalità delle compagnie segnalanti (il 93% su 86) sostiene di avere incorporato i fattori ESG nelle proprie strategie di governance o di averne programmato l’implementazione. Le compagnie che non hanno ancora intrapreso iniziative in tal senso si configurano prevalentemente come entità di dimensioni ridotte, specializzate in determinate aree di business.

Oltre il 75% delle compagnie ha indicato di aver svolto analisi di materialità dei rischi fisici e di transizione e di considerarli significativi per il proprio business. Di queste, il 66% riporta di aver svolto analisi di scenario nel breve, medio e lungo termine, utilizzando in misura prevalente valutazioni congiunte delle attività e delle passività del bilancio redatto secondo i criteri Solvency II. Gli scenari climatici di maggiore impatto sono quelli relativi al rischio fisico, nel medio-lungo temine e con temperature superiori a 2°C.

La raccolta assicurativa

La raccolta assicurativa a copertura dei rischi da catastrofi naturali risulta in graduale crescita in termini assoluti, da circa 1,8 miliardi di euro nel 2018 a 2,8 miliardi di euro nel 2023: l’80% fa riferimento a coperture per rischi climatici acuti (es. inondazione, tempesta e grandine). L’incremento dei premi raccolti è attribuibile sia a un aumento dell’esposizione delle compagnie ai rischi sottoscritti (ad esempio, nel 2023 per il rischio inondazione le somme assicurate sono cresciute del 15% per gli immobili commerciali e dell’8,6% per gli immobili residenziali), sia all’aumento del premio delle coperture offerte.

La quasi totalità della raccolta premi per i rischi catastrofali proviene dalle polizze “incendio e altri danni ai beni, prevalentemente a protezione degli immobili, e dal segmento “altre assicurazioni auto”. Nello stesso periodo gli oneri per sinistri e le spese a carico delle assicurazioni hanno registrato un significativo aumento, passando da 1,5-2 miliardi di euro in media tra il 2018 e il 2022 agli oltre 7 miliardi di euro del 2023. L’aumento è dovuto a eventi climatici avversi di intensità eccezionale che hanno interessato aree metropolitane ad alta copertura assicurativa. Nel 2023 gli oneri complessivi per i sinistri (pagati e riservati) e delle spese di gestione è risultato pari al 352% dei premi di competenza: si tratta del valore più alto registrato dal 2018.

L’analisi condotta ha mostrato che la rilevanza dei rischi da catastrofi naturali (rischi fisici climatici e terremoto) e di transizione per il settore assicurativo è strettamente connessa:

  • al potenziale impatto di tali rischi sull’attività di sottoscrizione delle coperture assicurative in portafoglio, in termini di profittabilità e sinistrosità storiche, attuali e attese;
  • agli investimenti ecosostenibili in portafoglio;
  • ai livelli di emissioni carboniche finanziate con gli investimenti e/o generate con la propria attività;
  • ai piani strategici adottati.

Rischi da catastrofi naturali e di sostenibilità: strategie e investimenti sostenibili

Le iniziative di adattamento climatico stanno diventando sempre più parte integrante sia della progettazione dei prodotti assicurativi (dal 41,5% nel 2022 al 45,8% nel 2023), sia delle soluzioni di copertura innovative (dal 47,2% al 63,5% nel 2023). Le innovazioni consistono in una accentuata personalizzazione delle coperture (su richiesta del cliente) e nella fornitura di servizi aggiuntivi per la gestione dei sinistri (ad esempio con team dedicati, network di partner specializzati e unità mobili per assistere tempestivamente i clienti dai danni subiti).

Al 31 dicembre 2023 il 79% delle imprese segnalanti ha dichiarato di aver adottato una politica di investimenti sostenibile, in leggero aumento rispetto alla rilevazione precedente. In particolare, hanno risposto in tal senso tutte le 12 imprese miste operanti del settore e la quasi totalità delle imprese vita (26 su 27), nonché quasi due terzi delle imprese danni (30 su 47). Nel complesso queste 68 imprese coprono il 99,5% degli investimenti del settore.

La strategia d’investimento sostenibile più diffusa permane, come evidenziato nella precedente rilevazione, quella dell’esclusione di imprese, settori economici e paesi dall’universo degli investimenti ammissibili, sulla base di criteri di carattere ambientale, sociale e di governance. I criteri di esclusione maggiormente utilizzati sono, nell’ordine, i fattori sociali, quelli di natura ambientale e di governance.

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