Rischio idrogeologico

Si può imparare a gestire le emergenze dalla Dana di Valencia?

Politiche urbane e ambientali adattate ai cambiamenti climatici, infrastrutture innovative e adeguate, sinergia tra governo centrale, autorità locali e associazioni di categoria: le strategie che contribuiscono ad un'efficace prevenzione e gestione del rischio
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Si può imparare a gestire le emergenze dalla Dana di Valencia?

L’evento calamitoso della Dana di Valencia e che ha poi interessato diverse zone della Spagna può aver lasciato tracce in termini di lezioni apprese per la gestione di simili eventi estremi legati ai cambiamenti climatici? Quali analogie e quali differenze si possono riscontrare rispetto alle alluvioni e inondazioni che hanno colpito l’Italia e alla gestione dell’emergenza? 

Le inondazioni che hanno devastato nei giorni scorsi Valencia e le ricorrenti alluvioni che hanno colpito duramente varie regioni italiane, tra cui l’Emilia Romagna nel 2022 e nel 2024, hanno reso chiaramente percettibile l’impatto devastante dei fenomeni meteorologici estremi e le sfide complesse che comportano nella gestione delle emergenze.

Rischio socio-idrogeologico e territorio: Emilia Romagna e Valencia tra differenze e analogie

La Romagna e la zona di Valencia sono contesti molto diversi. In Romagna, le alluvioni hanno colpito marginalmente città come Faenza e Forlì, con una popolazione complessiva di circa 231.000 abitanti, oltre a diversi centri minori che hanno subito gravi danni. Le città maggiori della regione, invece, come Ravenna, Rimini e Cesena (oltre 400.000 abitanti in totale), sono state solo incidentalmente toccate, l’impatto è stato comunque significativo in altre aree con evacuazioni e danni strutturali. Valencia, invece, con un’area metropolitana di oltre 2,5 milioni di abitanti, ha vissuto una delle alluvioni più devastanti degli ultimi decenni, con danni estesi su vasta scala.

La Romagna e Valencia condividono una vulnerabilità alle alluvioni, ma differiscono per tradizioni, infrastrutture e approcci nella gestione delle emergenze.

La Romagna, con il suo territorio in declivio dalle colline appenniniche alla pianura alluvionale, ha visto opere di bonifica per controllare i corsi d’acqua sin dalla protostoria, intensificatesi in epoca romana, nel Rinascimento e in età moderna: un sistema di canali che mostrano oggi limiti durante eventi estremi.

Valencia, su una piana costiera circondata da montagne che intensificano il deflusso verso la città, possiede infrastrutture moderne affiancate da antiche tecniche idrauliche, tra cui le acequias (assáqya) di epoca araba. Come però dimostra la deviazione del fiume Turia dopo l’inondazione del 1957, queste opere non sempre contengono piene improvvise.

Il consumo di suolo rappresenta una vulnerabilità per entrambe le zone

Il consumo di suolo rappresenta una vulnerabilità per entrambe le zone. In Romagna, l’espansione urbana lungo le arterie di collegamento e la costa adriatica ha ridotto le superfici permeabili, aumentando il rischio di allagamenti, ma vaste aree agricole e una diffusa sensibilità territoriale aiutano a contenere parzialmente questo rischio. Valencia ha subito un rapido consumo di suolo nelle aree periurbane e lungo la costa, riducendo la capacità di assorbimento del terreno e aggravando il rischio di inondazione durante piogge intense.

 

La vegetazione svolge un ruolo importante: in Romagna, boschi collinari e aree verdi ripariali aiutano a proteggere il suolo e a mitigare il deflusso, mentre a Valencia la macchia mediterranea e le foreste montane proteggono le aree interne, ma nelle zone urbane e costiere la copertura vegetale è limitata, accrescendo la vulnerabilità idrogeologica.

Infrastrutture e preparazione tecnica: i limiti di Valencia di fronte alla Dana e la necessità di innovazione

L’inondazione a Valencia ha avuto un impatto particolarmente violento, causando danni estesi e notevoli difficoltà nei soccorsi (fonte El Pais). Sebbene il quadro complessivo della gestione sia ancora incompleto, sembra che ci siano stati rallentamenti e incertezze nelle evacuazioni, con messaggi di allerta poco chiari o tardivi e una reazione della popolazione non sempre coordinata. Tuttavia, trarre conclusioni definitive sulla reazione complessiva richiede ulteriori dettagli e chiarimenti dalle autorità. Le alluvioni del 2022 e del 2024 in Romagna, invece, hanno evidenziato la capacità delle comunità locali di convivere con il rischio idrogeologico, sostenuta da una lunga tradizione di interventi idraulici e cultura della prevenzione.

In queste circostanze, sia in Romagna che a Valencia, si è dimostrata una forte solidarietà e un profondo spirito di soccorso reciproco. In Romagna, in particolare, la risposta è stata caratterizzata da una mobilitazione massiccia dei cittadini per assistere gli sfollati e sostenere le operazioni di soccorso. Le reti di volontariato e le associazioni locali hanno garantito un supporto tempestivo, collaborando in modo efficace con le autorità di protezione civile, e la stampa locale ha documentato numerose iniziative spontanee, come centri di raccolta e distribuzione di materiale di prima necessità e la creazione di rifugi temporanei, dimostrando la forza del tessuto sociale e l’impegno collettivo.

A Valencia, le infrastrutture moderne non erano state progettate per fronteggiare alluvioni di tale intensità

Diverse fonti segnalano blackout e problemi nei trasporti che hanno ostacolato i soccorsi. Il sito di Levante | El Mercantil Valenciano, un quotidiano spagnolo fondato a Valencia nel 1872, che si occupa di notizie con particolare attenzione agli eventi e alla cultura della Comunità Valenciana, documenta numerosi casi legati a queste difficoltà infrastrutturali, già prima degli ultimi eventi.

Qual è l’insegnamento per le aziende e la comunità?

Ignorare questi avvenimenti senza trarne spunti su come affrontare e gestire le emergenze, soprattutto nelle aree a rischio, sarebbe un’occasione persa.

La gestione delle emergenze climatiche richiede non solo impegno congiunto, ma anche una chiara assunzione di responsabilità, e le contestazioni rivolte sia al Re che al primo ministro spagnolo hanno evidenziato l’importanza di una risposta visibile e concreta. Osservare come il Re abbia saputo riguadagnare l’apprezzamento dei cittadini, grazie alla sua assunzione di responsabilità dovrebbe essere stato molto istruttivo per politici e amministratori, perché l’episodio dimostra quanto sia efficace una leadership che si assume le proprie responsabilità: ritardi e incertezze nel rispondere ai cambiamenti climatici non sono più tollerati, e ogni mancato intervento aumenta i rischi per la sicurezza delle comunità.

Una diversa percezione e gestione del rischio

La differenza nel numero di vittime tra le alluvioni in Spagna e in Romagna dipende senz’altro, oltre che dalla densità della popolazione, anche da una diversa percezione del rischio. In Romagna, la presenza costante di fiumi e canali, con il loro ingrossamento progressivo, ha reso il pericolo evidente e tangibile, spingendo la popolazione a prendere sul serio gli allarmi e ad evacuare in anticipo. In Spagna, invece, molti sono stati colti di sorpresa, spesso mentre si trovavano in auto, probabilmente per una percezione meno immediata del rischio, che ha portato sia a ritardi nell’emissione dell’allarme sia a una minore reattività nel considerarlo. Questa tragica differenza sottolinea l’importanza di un sistema di allerta efficace e di una piena consapevolezza dei rischi locali.

Una leadership consapevole e un piano di emergenza pronto ed efficace

Per proteggere efficacemente la popolazione, governi e amministrazioni locali devono dimostrare autorevolezza e prontezza nell’adozione di misure coordinate e tempestive. La priorità è l’attivazione di piani di emergenza che definiscano chiaramente i ruoli di ogni ente coinvolto, eliminando incertezze durante le fasi critiche. Fondamentale è anche il coinvolgimento precoce delle reti di volontariato che, nelle comunità romagnole, hanno già dimostrato la loro efficacia nel fornire un primo soccorso rapido. L’esperienza ha evidenziato come il supporto delle associazioni locali possa essere decisivo, soprattutto nelle aree meno accessibili.

La collaborazione con gli operatori economici del territorio

Un elemento chiave per una risposta efficace è anche la collaborazione con gli operatori economici del territorio, in particolare gli agricoltori, che hanno un ruolo critico nella gestione dell’emergenza. La cooperativa che ha consentito l’allagamento dei campi, proteggendo probabilmente la città di Ravenna, rappresenta un esempio di come l’agricoltura possa contribuire attivamente alla difesa del territorio.

Coinvolgere le associazioni di categoria sin dalla fase di pianificazione è altrettanto importante, non solo per sensibilizzare le imprese sui rischi idrogeologici, ma anche per costruire una rete di collaborazione che consenta un intervento più ampio ed efficace. Queste possono infatti supportare le attività di prevenzione, diffondere consapevolezza e promuovere buone pratiche tra le aziende, assicurando così che anche gli attori economici siano parte attiva nella protezione del territorio e nella riduzione dei rischi.

Costruire una cultura della resilienza attraverso politiche urbane e ambientali adattate ai cambiamenti climatici

Oltre agli interventi immediati, è indispensabile pianificare una resilienza strutturale che consenta alle città di resistere ai fenomeni estremi previsti in futuro, contenendo il più possibile i costi in termini di vite umane e danni. La vulnerabilità delle infrastrutture idrauliche, come si è visto un po’ dappertutto, mette in evidenza la necessità di un rinnovamento.

Le politiche urbane e ambientali devono essere adattate ai cambiamenti climatici, prevedendo strategie di gestione delle risorse idriche e aggiornamenti dei piani urbanistici. Anche le normative edilizie vanno riviste, introducendo vincoli rigorosi nelle aree vulnerabili e promuovendo l’adozione di soluzioni sostenibili.

I governi centrali devono lavorare in sinergia con le amministrazioni locali

Affinché questi progetti siano realmente efficaci, occorre garantire continuità e stabilità ai piani di prevenzione, indipendentemente dai cambi di governo. I governi centrali devono lavorare in sinergia con le amministrazioni locali per sviluppare programmi che restino attivi e aggiornati nel tempo, evitando interruzioni e sospensioni. Un quadro normativo chiaro è essenziale per definire in modo stabile ruoli e responsabilità, assicurando che le risorse per la prevenzione siano protette da tagli o riduzioni.

Queste recenti esperienze evidenziano quanto sia fondamentale unire infrastrutture adeguate a una cultura della resilienza. In un territorio in cui esiste una tradizione consolidata di gestione delle emergenze e forti legami di solidarietà, la risposta è stata tempestiva e coesa, dimostrando come una comunità preparata possa affrontare eventi di grande portata. Per tutti, queste situazioni rappresentano un’opportunità per ripensare le strategie di gestione del rischio, investendo non solo in infrastrutture migliori, ma anche in un cambiamento culturale che promuova una maggiore consapevolezza e partecipazione da parte della popolazione.

 

 

 

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