Rischio idrogeologico

Eventi climatici estremi: in Italia più del 90% dei Comuni è a rischio idrogeologico

In Italia alcune aree geografiche sono a maggior rischio mortalità per frane, alluvioni ed erosione delle coste
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Eventi climatici estremi: in Italia più del 90% dei Comuni è a rischio idrogeologico

In Italia esistono alcune aree geografiche che sono a maggior rischio mortalità per eventi climatici estremi. Ad individuarle ci ha pensato Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. I dati sono contenuti in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica “Safety in Extreme Environment” e concernono un periodo che va dal 2003 al 2020.

Episodi meteorologici e idrologici catastrofici, che hanno causato complessivamente 378 decessi, di cui 321 per frane e valanghe, 28 per tempeste e 29 per inondazioni. Come spiega Raffaella Uccelli, ricercatrice del Laboratorio ENEA Salute e Ambiente e coautrice dello studio insieme a Claudia Dalmastri, “la Banca Dati Epidemiologica dell’Enea consente di effettuare studi sull’intero territorio nazionale utilizzando la mortalità per causa come indicatore di impatto sulle popolazioni residenti”.

Eventi climatici: la mappa di Enea

Da un punto di vista geografico, le regioni che hanno fatto registrare il maggior numero di decessi e con più Comuni coinvolti sono risultate Trentino-Alto Adige (73 decessi e 44 Comuni), Lombardia (55 decessi e 44 Comuni) e Sicilia (35 decessi e 10 Comuni). A seguire ecco Piemonte (34 decessi e 28 Comuni), Veneto (29 decessi e 23 Comuni) e Abruzzo (24 decessi e 12 Comuni). Per l’alto numero di Comuni a rischio si segnalano anche Emilia-Romagna (12), Calabria (10) e Liguria (10). Particolare il dato della Valle d’Aosta con 8 decessi: un numero elevato se rapporto agli abitanti complessivi. In generale, nell’articolo si evidenzia che “La maggior parte dei Comuni italiani (93,9%) è a rischio di frane, alluvioni e/o erosione costiera. Si stima che 1,3 milioni di abitanti siano a rischio a causa delle frane e 6,9 ​​milioni a causa delle inondazioni”.

Il rischio dei centri montani o poco abitati

Dallo studio emerge inoltre che circa il 50% dei 247 Comuni italiani con almeno un decesso è costituito da centri montani o poco abitati. In quei territori, infatti, il rischio di mortalità associata a eventi meteo-idrogeologici estremi potrebbe essere connesso alla loro fragilità intrinseca e alle difficoltà degli interventi di soccorso.

Da gennaio a maggio 2023, si sono verificati 122 eventi meteorologici estremi rispetto ai 52 registrati nello stesso periodo del 2022 (+135%). Le regioni più colpite sono state Emilia-Romagna, Sicilia, Piemonte, Lazio, Lombardia, Toscana. “A livello demografico le vittime sono state 297 uomini e 81 donne. La ragione di questa disparità fra i sessi potrebbe essere collegata, almeno in parte, a diversi stili di vita, alle attività svolte, agli spostamenti casa-lavoro e ai tempi diversi trascorsi all’aperto”, sottolinea Claudia Dalmastri.

Eventi climatici estremi in aumento

Lo studio di Enea evidenzia che gli eventi estremi sono aumentati sia in frequenza che in intensità. In futuro si prevede che il loro numero possa ulteriormente aumentare, come conseguenza dei cambiamenti climatici. Le temperature estreme possono avere un impatto diretto sulla salute umana. Quelle estremamente calde, ad esempio, possono prosciugare fiumi e laghi colpendo tutti gli organismi viventi che ne dipendono e possono rendere i terreni più secchi con maggiori rischi di incendi e ridotta produttività agricola.

L’effetto complessivo del riscaldamento globale è considerato negativo, con un impatto sia sull’ambiente che sulla salute umana a causa del drammatico aumento degli estremi meteorologici e idrogeologici. “Nonostante la crescente consapevolezza scientifica del legame tra cambiamento climatico e salute, le azioni intraprese finora non sono sufficienti a contrastarne gli effetti” spiega l’articolo.

Indicatori adeguati e rischio per la popolazione

Per Enea è necessario individuare degli indicatori adeguati a studiare l’esposizione delle popolazioni a eventi estremi e per stimare i risultati sanitari attesi. Tra questi, i dati sulla mortalità sono largamente utilizzati negli studi epidemiologici sui cambiamenti climatici. Inoltre, hanno il vantaggio di essere dati di flusso attuali disponibili per la maggior parte dei paesi.

Gli eventi meteo estremi stanno aumentando di frequenza e intensità a causa dei cambiamenti climatici, con conseguenze drammatiche su territori e popolazioni, in particolare sugli over 65, la cui percentuale in Italia è aumentata del 24% in 20 anni. Conoscere le aree a più alto rischio anche per la mortalità associata diventa quindi fondamentale per definire le azioni prioritarie di intervento, allocare risorse economiche, stabilire misure di allerta e intraprendere azioni di prevenzione a tutela del territorio e dei suoi abitanti”, conclude Raffella Uccelli.

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