Emergenze climatiche e difesa del suolo: dal Governo 36 milioni per tutelare i territori colpiti
Risarcire i danni, prevenire i rischi e mettere in sicurezza il territorio dalle emergenze climatiche: è questo l’obiettivo degli interventi straordinari approvati dal Consiglio dei Ministri il 4 giugno 2025. I recenti stanziamenti mirano ad affrontare eventi meteorologici eccezionali e gravi crisi idriche, in un quadro sempre più segnato dai cambiamenti climatici. Quest’ultimo intervento si inserisce nel solco di altri finanziamenti già effettuati in tal senso. Infatti, il Consiglio dei Ministri ha già adottato diverse delibere per affrontare specifiche emergenze:
- 21 marzo 2025: Ulteriore stanziamento per gli eventi meteorologici verificatisi nel giugno 2024 nelle province di Bologna, Forlì-Cesena, Modena, Parma, Piacenza e Reggio Emilia;
- 19 maggio 2025: Proroga dello stato di emergenza per gli eventi meteorologici occorsi tra il 30 ottobre e il 5 novembre 2023 nelle province di Belluno, Treviso e Venezia, con un’integrazione dello stanziamento di 14,35 milioni di euro.
Emergenze meteo e crisi idrica
Su proposta del Ministro per la Protezione civile Nello Musumeci, il Consiglio ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza per i Comuni della Città metropolitana di Catania (Acireale, Giarre e Riposto), colpiti da gravi eventi meteorologici tra il 10 e il 14 novembre 2024, e per la Città metropolitana di Messina, danneggiata da analoghi fenomeni tra gennaio e febbraio 2025.
Per queste aree, è stato stanziato un primo contributo di 12,6 milioni di euro per interventi di messa in sicurezza e ripristino delle infrastrutture essenziali.
Ulteriori 23,5 milioni sono stati destinati a rafforzare stati di emergenza già dichiarati in Calabria, Lombardia e Liguria, in risposta a crisi idriche e danni da maltempo che hanno colpito estesi territori tra il 2024 e il 2025.
Tutela del territorio e prevenzione del rischio idrogeologico
Le risorse non sono finalizzate unicamente alla gestione dell’emergenza, ma anche alla prevenzione e pianificazione. Con un provvedimento presentato dal Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il Governo ha approvato una variante alle norme tecniche di attuazione del piano di bacino del fiume Tevere, adottando nuove misure di salvaguardia per la gestione dell’assetto idrogeologico.
L’intervento, previsto ai sensi dell’art. 57 del d.lgs. 152/2006, rientra in una più ampia strategia di difesa del suolo, volta a contenere il rischio di dissesto in un’area particolarmente esposta a fenomeni di piena e instabilità.
Una risposta sistemica alla fragilità territoriale
Secondo un dettagliato rapporto pubblicato da Greenpeace nel novembre 2024, nel periodo compreso tra il 2013 e il 2023 il Governo italiano ha stanziato circa 2,6 miliardi di euro per far fronte alle emergenze derivanti da frane, alluvioni e altri eventi meteo-idrogeologici estremi. Una cifra che, a prima vista, può apparire rilevante, ma che risulta in realtà del tutto insufficiente rispetto all’entità dei danni denunciati dalle Regioni nello stesso arco temporale.
Le regioni maggiormente colpite risultano l’Emilia-Romagna, con danni superiori ai 2,5 miliardi, seguita da Veneto, Campania, Toscana e Liguria. Il dato assume particolare rilevanza nel contesto dell’aggravarsi della crisi climatica, che sta moltiplicando la frequenza e l’intensità degli eventi estremi.
Una leva per accelerare la rigenerazione e la resilienza del territorio rispetto alle emergenze climatiche
Queste misure si inseriscono in un contesto nazionale segnato da una crescente vulnerabilità ambientale. Gli eventi estremi, ormai sempre più frequenti e violenti, impongono un cambio di passo nella gestione del territorio.
Il Governo, attraverso la protezione civile e i ministeri competenti, punta a rafforzare le capacità di reazione del Paese, garantendo da un lato il risarcimento dei danni subiti dalle comunità colpite e dall’altro avviando una pianificazione di lungo periodo per la messa in sicurezza idraulica dei bacini. La dichiarazione dello stato di emergenza diventa così non solo uno strumento di pronto intervento, ma anche una leva per accelerare la rigenerazione e la resilienza del territorio.


