Rischio idrogeologico

Dissesto idrogeologico: spesa per alluvioni triplicata, a rischio 7 milioni di italiani

Il secondo Rapporto Ance-Cresme sullo stato di rischio del territorio italiano, aggiorna l’analisi dei rischi e dei costi legati ai terremoti e al dissesto idrogeologico
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Dissesto idrogeologico: spesa per alluvioni triplicata, a rischio 7 milioni di italiani

Nel corso di un incontro organizzato da Ance a Roma il 29 novembre 2023, è stato presentato il secondo Rapporto Ance-Cresme sullo stato di rischio del territorio italiano, che aggiorna l’analisi dei rischi e dei costi legati ai terremoti e al dissesto idrogeologico e approfondisce il tema delle politiche da mettere in atto per affrontare la fragilità storica del nostro Paese. All’incontro, insieme alla Presidente dell’Ance, Federica Brancaccio, e al Vicepresidente Ance, Piero Petrucco, è intervenuto il Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci.

Il Rapporto Cresme-Ance fornisce un quadro dettagliato della situazione in Italia e in Europa in riferimento agli effetti del cambiamento climatico sull’assetto territoriale e rischi connessi (siccità, incendi, alluvioni ecc.), nonché sulle strategie di adattamento e mitigazione, partendo dal declino della popolazione. In Italia, al 31 dicembre 2022, i residenti erano 58.850.717, circa 180mila in meno rispetto all’anno precedente, che fanno seguito ai 200mila in meno del 2021 ed alla cifra record del 2020 che, scontando gli effetti della crisi sanitaria, aveva fatto registrare oltre 400mila abitanti in meno: un sistematico calo, con un bilancio che fino ad oggi conta circa 1,5 milioni di abitanti in meno (-2,48%).

Un patrimonio edilizio altamente vulnerabile

Nell’analisi della vulnerabilità del territorio nazionale rispetto ai rischi climatici, il Rapporto evidenzia lo stato del patrimonio edilizio residenziale, che rappresenta circa l’85% del patrimonio complessivo. In Italia nel 2022, si contano 12,5 milioni di edifici. Di questi più di 7 su 10 hanno più di 40 anni, 7,5 su 10 sono edifici mono-bifamiliari, ma soprattutto quasi 2 su 10 sono in pessimo stato di conservazione. Queste tre caratteristiche, in sintesi, rendono altamente vulnerabile il patrimonio edilizio rispetto agli eventi estremi: la vetustà degli edifici non assicura tecniche costruttive in grado di garantire una adeguata tenuta in caso di sisma vulnerabilità amplificata dal cattivo stato di conservazione.

Ad aggravare la situazione concorre anche il diffuso abusivismo: secondo i dati Cresme elaborati per Istat, sono 15,1 le costruzioni abusive per ogni 100 autorizzate in Italia nel 2021. L’indice di abusivismo è una misura di flusso riferita all’edilizia residenziale, che esprime la proporzione delle costruzioni abusive realizzate nell’anno di riferimento in rapporto a quelle autorizzate dai comuni.

Consumo di suolo e rischio naturale

Uno dei fattori che determinano l’incremento dell’esposizione al rischio dei territori è sicuramente l’impermeabilizzazione del suolo ovvero la sua costante copertura con materiali impermeabili artificiali, come asfalto e cemento,  che ne determina una riduzione della capacità di infiltrazione dell’acqua. Quasi l’80% del consumo si è registrato in zone limitrofe ai grandi centri che, a differenza dei centri urbani, forniscono più habitat per la fauna selvatica, supportano la produzione di ossigeno e alla riduzione di anidride carbonica, consentono la protezione dalle inondazioni e sono il luogo della produzione alimentare.

Secondo i dati Ispra 2022, la copertura artificiale del suolo in Italia è arrivata al 7,14%. Il consumo di suolo è più elevato nelle zone periurbane e urbane. I cambiamenti rilevati nell’ultimo anno si concentrano in alcune aree del Paese, rimanendo particolarmente elevati in Lombardia, in Veneto, Emilia-Romagna e Puglia.

I danni da alluvioni e terremoti

Negli ultimi 13 anni la spesa per i danni da alluvioni è triplicata. In Italia dal 1944 a luglio 2023 si stimano danni prodotti da terremoti e dissesto idrogeologico per 358 miliardi di euro a valori 2023. Tra 1944 e 2009 si sono spesi mediamente 4,2 miliardi di euro all’anno mentre dal 2010 sino ad oggi la spesa è salita a 6 miliardi di euro.

La spesa per riparare i danni degli eventi sismici è rimasta sui livelli storici (circa 3 miliardi l’anno), mentre è triplicata quella del dissesto idrogeologico passata da una media di 1 miliardo all’anno a 3,3 miliardi. Le aree a pericolosità idraulica elevata sono il 5,4% del territorio nazionale, le aree a pericolosità media sono il 10%, mentre quelle a pericolosità bassa, allagabili in caso di eventi rari o estremi, raggiungono il 14% del territorio nazionale.

In Italia il rischio di alluvioni elevato interessa 2,4 milioni di persone, 1 milione di famiglie 632mila e 226mila imprese ma si arriva facilmente a quasi 7 milioni di persone esposte se si considera il rischio medio arrivando a quota 12,3 milioni per il rischio moderato e basso.

L’Emilia-Romagna è la regione più esposta al rischio di allagamento con oltre il 56% della superficie a pericolosità medio alta. Anche altre regioni hanno livelli considerevoli di pericolosità: Lombardia (18%), Calabria (17%), Veneto (13%) e Toscana (12%). Tra le grandi città emerge Roma con quasi 42.000 abitanti esposti a rischio elevato di alluvione.

La risorsa idrica

Le condizioni prolungate di siccità, associate alle alte temperature, hanno determinato una forte riduzione della disponibilità naturale di risorsa idrica. A livello nazionale, nel 2022 si è, difatti, stimata una disponibilità annua di 221.7 mm (ca. 67 km3 ), che rappresenta il minimo storico dal 1951 a oggi. Tale valore delinea una riduzione di circa il 50% rispetto alla disponibilità annua media di risorsa idrica stimata in 441.9 mm (ca. 134 km3 ) per l’ultimo trentennio climatologico 1991– 2020; stima quest’ultima che già costituiva una riduzione di circa il 20% rispetto al dato di riferimento storico di 550 mm (ca. 166 km3 ) per il trentennio 1921–1950.

Nelle reti idriche si disperdono ogni anno 4,2 miliardi di metri cubi di acqua potabile, pari al 42% dell’acqua prelevata. Un dato in peggioramento, infatti, agli inizi degli anni duemila eravamo a una perdita pari a circa il 32,6. Il 60% della rete inoltre risale a oltre 30 anni fa, ma una quota del 25% ha superato i limiti di resistenza strutturali perché risalente a 70-80 anni fa.

I fabbisogni infrastrutturali sono notevoli: almeno 200.000 km di rete da rigenerare, riparare o rottamare e sostituire, almeno 50.000 km di nuove reti, 30.000 per l’acqua e 20.000 per le fognature.

Fondi e investimenti

Negli ultimi 20 anni l’Italia è il maggior beneficiario del Fondo di solidarietà dell’UE, con oltre 3 miliardi di euro ricevuti, pari a circa il 37% dell’importo totale erogato a 28 Paesi europei (8,2 mld).

Ad agosto 2023, gli interventi prioritari contro il dissesto idrogeologico sono 25.110 pari a 17,2 milioni di euro. Di questi 6.647 sono interventi finanziati con fondi Mase con 7,6 milioni di euro e 18.463 sono extra-Mase pari a 9,5 milioni di euro. In particolare, questi interventi fanno capo a 98 Decreti ad hoc emanati tra 2019 a 2023 da vari Enti, tra questi ad esempio il Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, il ripristino e la tutela della risorsa ambientale, che comprende oltre 5.100 interventi.

Negli ultimi 5 anni la spesa dei comuni per la sistemazione del suolo e per le infrastrutture idrauliche è più che raddoppiata. Nel 2021, i contributi statali ai comuni per la messa in sicurezza di edifici e del territorio hanno consentito l’avvio di circa 2.850 interventi.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), dopo la revisione proposta dal Governo nell’estate 2023, prevede, in materia di “Tutela del territorio e della risorsa idrica” (Componente M2C4), lo stanziamento complessivo di 15 miliardi di euro, riservando circa 2,49 miliardi di euro agli interventi sul dissesto idrogeologico, di cui 1,287 miliardi di euro di competenza del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica per progetti in essere finanziati da risorse già esistenti nel bilancio e 1,200 miliardi di euro (comprensivo di 800 milioni di euro di risorse aggiuntive) assegnati al Dipartimento della protezione civile.

Accanto agli investimenti, il Pnrr prevede anche un’importante riforma finalizzata alla semplificazione ed accelerazione degli interventi di contrasto al rischio idrogeologico, al fine di superare le criticità di natura procedurale, legate alla debolezza e all’assenza di un efficace sistema di governance.

 

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