Rischio idrogeologico

L’ISI ha una nuova base a Catania per trattare il rischio sismico

La scelta di Catania per la nuova sede inaugurata dall'ISI non è casuale: l'area etnea è sede di una attività sismica molto frequente, spesso sotto forma di sciami sismici durante le fasi di attività eruttiva del vulcano
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L’ISI ha una nuova base a Catania per trattare il rischio sismico

Nei giorni scorsi si è tenuta a Catania l’inaugurazione della nuova sede territoriale di ISI Ingegneria Sismica Italiana, svoltasi presso l’ANCE di Catania alla presenza di Rosario Fresta, presidente di ANCE Catania, e di Andrea Barocci, presidente di ISI. Una nuova sede che ha l’obiettivo di avviare una sinergia strategica tra i due enti nell’ambito della prevenzione del rischio sismico in Italia e di unire le caratteristiche che caratterizzano gli ambiti operativi di ISI e di ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili).

Sede Isi, non solo un segno di attenzione al territorio

L’inaugurazione, cominciata con l’Assemblea ordinaria degli associati ISI, è proseguita con la creazione di un tavolo di lavoro per la definizione delle attività e delle tematiche da sviluppare nell’ambito di iniziative comuni sul territorio etneo. Un territorio scelto non a caso, dominato da uno dei vulcani più attivi in Europa, nonché una delle zone più sismiche e studiate d’Italia. Grazie alla collaborazione con l’ANCE Catania, ISI coglierà l’opportunità di creare nuove basi per trattare il rischio sismico nel nostro paese. L’obiettivo è di scoprire e utilizzare le migliori energie del territorio, le risorse professionali e gli imprenditori locali, il tutto attraverso la programmazione di seminari per i tecnici, incontri con il mondo produttivo e attività divulgative per la cittadinanza. Al tavolo di lavoro hanno preso parte un numero davvero completo di organizzazioni del settore. Hanno presenziato infatti i rappresentanti degli Ordini degli Ingegneri, degli Architetti, dei Geometri, dei Geologi nonché la Fondazione dell’Ordine degli Ingegneri, della Protezione Civile, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e dell’Università di Catania.

Le parole di ISI e dei protagonisti

Il presidente di ANCE Catania Rosario Fresta si è detto entusiasta di questa nuova sinergia. “Abbiamo accolto con piacere la proposta di ISI. La consapevolezza del rischio e l’importanza della prevenzione sismica ci hanno spinti ad investire molto sul tema, già in passato con importanti collaborazioni con l’Università di Catania e l’Imperial College di Londra. Il nostro impegno, se da un lato ci porta a sostenere la ricerca di soluzioni, il più possibile non invasive, per rendere sicuro il costruito, dall’altro ci spinge a introdurre azioni che, insieme ai professionisti, sviluppino un approccio nuovo, una nuova sensibilità, non legata al solo momento catastrofico.”

La nuova sede operativa di Catania rappresenterà il proseguo della strategia voluta dal Consiglio Direttivo di ISI, che punta ad avvicinarsi ai luoghi più “caldi” dal punto di vista sismico in Italia. Specialmente nel sud, territorio purtroppo più volte teatro dei terremoti più violenti della storia del nostro paese. Dopo la nuova sede di Catania, ISI sarà presente nuovamente al sud in occasione del SAIE che si terrà a Bari dal 19 al 21 ottobre 2023. Dopo il grande successo della scorsa edizione a Bologna, il SAIE farà tappa nel capoluogo pugliese, dove ISI confermerà il suo format di grande successo denominato Piazza Sismica ISI. Uno spazio esteso e articolato dove potranno incontrarsi esperti del settore della progettazione e delle tecnologie in ambito sismico e strutturale e dove visitatori, aziende e professionisti condivideranno le loro conoscenze e i progressi riguardo i propri settori di competenza e ricerca.

Perché ISI ha scelto Catania?

Come detto, la scelta di Catania come nuova sede di ISI non è casuale. L’area etnea, infatti, è sede di una attività sismica molto frequente, spesso sotto forma di sciami sismici durante le fasi di attività eruttiva del vulcano. Il settore crostale che ospita l’Etna è caratterizzato da un’elevata sismicità, con numerosi terremoti legati a processi di fratturazione e a movimenti lungo piani di faglia preesistenti. Tali eventi sismici possono essere innescati sia dalla spinta del magma in risalita, sia dai processi tettonici di deformazione della crosta terrestre. Ecco perché il rapporto tra l’Etna e gli eventi sismici è intrinseco, scandito dai periodi di attività e inattività del vulcano.

Normalmente gli eventi sismici di questa zona sono caratterizzati da piccole profondità ipocentrali e sono di basso livello energetico rispetto ai terremoti regionali, con effetti che solitamente interessano di solito aree molto ristrette. Unica eccezione il terremoto del 1818, che ha interessato un’area di danneggiamento e di risentimento estesa come gli eventi crostali regionali. Le cifre fanno ben comprendere l’alto livello di rischio della zona etnea: in soli 200 anni si sono verificati ben 177 terremoti che hanno provocato danni. In media quasi uno ogni anno, causando gravi danni ogni 15 anni e distruzioni con perdite di vite umane ogni 30 anni.

Uno studio del 2022 pubblicato su Nature condotto da un team di ricercatori dell’INGV ha evidenziato come l’analisi della sismicità naturale può essere utilizzata per indagare la risalita del magma e per studiare la struttura della crosta al di sotto dell’Etna. Uno studio che ha permesso ai ricercatori di individuare due zone al di sotto dell’intera regione etnea. Una zona asismica più profonda che si estende da una profondità di oltre 30 km fino a circa 10 km e una zona più superficiale, localizzata tra 1 e 6 km al di sotto del livello del mare, dove è stato identificato un serbatoio magmatico intermedio intorno al quale avvengono numerosi terremoti di bassa magnitudo, favoriti dall’elevata pressione dei fluidi magmatici e dalle condizioni di diffusa fratturazione della crosta.

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