Rifiuti

Seabin: come i cestini del mare si sono diffusi nel mondo

860 Seabin installati in 52 paesi, l'ultimo in ordine di tempo a Bari, nel Circolo della Vela: insieme raccolgono 3,6 tonnellate di rifiuti ogni giorno
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Seabin: come i cestini del mare si sono diffusi nel mondo

Se ci sono bidoni della spazzatura sulla terra, perché non metterli anche nell’acqua? Da questa idea è nato il Seabin Project, un cestino marino in grado di raccogliere rifiuti, olio, carburante e detergenti. Secondo le stime, infatti, ogni anno 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani, che già contengono oltre 150 milioni di tonnellate di rifiuti. Ed è proprio con l’obiettivo di lasciare oceani privi di inquinamento alle generazioni future che Andrew Turton e Pete Ceglinski hanno fondato la startup e in seguito la fondazione Seabin.

I due surfisti australiani hanno sviluppato il progetto per anni, grazie anche al contributo di diversi fondi, premi e partnership, prima di poter sperimentare i primi progetti pilota. Dopo il successo riscontrato dai primi cestini del mare, a maggio 2018 è iniziata la distribuzione e installazione delle prime unità commerciali. E nel giro di due anni i seabin si sono diffusi nel mondo.

Cosa sono i Seabin

I Seabin sono cestini di raccolta dei rifiuti che galleggiano sulla superficie dell’acqua e sono in grado di catturare circa 1,5 chili di spazzatura al giorno, per un totale di oltre 500 chilogrammi all’anno. Inoltre, questo sistema è capace di trattenere anche le microplastiche da 5 a 2 millimetri di diametro e le microfibre da 0,3 millimetri. La borsa interna arriva a contenere fino a un massimo di 20 chilogrammi di rifiuti. Bisogna quindi regolarmente svuotarla e pulirla.

Il vento, le correnti e la posizione strategica dei Seabin permetto di convogliare i detriti all’interno del dispositivo. Può filtrare, grazie ad una pompa, 25 mila litri di acqua marina all’ora. I Seabin funzionano 24 ore al giorno, ma richiedono un collegamento elettrico perciò non possono essere utilizzati in mare aperto. Il loro utilizzo, invece, risulta molto efficace nei porti.

Seabin nel mondo

La distribuzione e installazione dei Seabin è iniziata a maggio 2018. Nel primo anno furono installati 394 cestini del mare in tutto il mondo. In due anni, i Seabin installati hanno raggiunto quota 860. Oggi possono essere trovati nei porti di 52 Paesi di quattro diversi continenti: Europa, Oceania, Asia e America. Insieme, i dispositivi sono in grado di catturare 3,6 tonnellate di rifiuti marini ogni giorno nel mondo. In totale, i cestini installati hanno finora raccolto 1.110.569 chilogrammi di rifiuti.

Seabin in Italia

L’invenzione dei due australiani è arrivata in Italia grazie al progetto LifeGate PlasticLess, che ha l’obiettivo di installare il maggior numero possibile di dispositivi per pulire il Mar Mediterraneo dai rifiuti di plastica. Dal 2018 ad oggi, grazie a una serie di partnership e il sostegno di società private, LifeGate ha potuto acquistare circa una cinquantina di cestini del mare, posizionati in diversi porti italiani. A fare da apripista sono stati i tre Seabin nelle aree portuali di Marina di Cattolica, in provincia di Rimini, a Marina di Varazze, in provincia di Savona, e a Venezia Certosa Marina. L’ultimo, per il momento, è stato installato a luglio 2020 all’interno del Circolo della Vela di Bari.

L’asse strategico con i circoli nautici e velici

Sono molte le città e province italiane che negli ultimi due anni si sono dotate di cestini marini. Tra queste, possiamo trovare i dispositivi nei porti turistici di Riccione, Capri, Pescara, nel porto Cala Ponte Marina a Polignano, nel porto Lotti nel Golfo della Spezia, presso il molo di Levante a Rimini, presso il Centro di didattica ambientale e divulgazione scientifica ProteusLab a Como, nel Circolo nautico Cesenatico, nel Polo Nautico di Viareggio, presso il Ravenna Yacht Club, nel Porto San Nicolò di Riva del Garda, nel Marina di Cagliari e a Poto Gaio di Gallipoli.

Altri tredici Seabin sono stati installati nei porti e circoli nautici di Marina dei Cesari a Fano, di San Benedetto del Tronto, di Marina Sant’Andrea a San Giorgio di Nogaro, di Marina Blu a Rimini, de La Marina Dorica ad Ancona, di Gestiport a Senigallia, di Marina di Capraia all’Isola di Capraia, della Vela a Napoli, di Marina di Lacco Ameno e Marina di Forio a Ischia, di Marina Capo d’Orlando, di Marina Acquatica di Alghero e nella Darsena di Milano.

E la lista continua ad allungarsi. Nuovi Seabin si trovano a Sestri Ponente, presso il Marina Genova, nel Porticciolo del Molosiglio a Napoli, nel Porto Antico di Genova, presso il Diporto Velico Veneziano. Altri dispositivi sono attivi nel porto Marina Cala de’ Medici a Livorno, a Porto Ceresio sul Lago di Lugano, nei porti turistici di Cervia e di Roma, a Portovenere, a Santa Margherita Ligure, nell’area dei Cantieri Sant’Orsola, a Palermo presso l’area del Porticciolo della Cala. E ancora Marina degli Aregai, a Fiumicino presso il Circolo Nautico Tecnomar, nel porto di Scario a San Giovanni a Piro e nel porto di Tropea.

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