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Albo CTU, verso l’obbligo di formazione per tecnici: analisi di una proposta di legge

Il progetto prevede un percorso formativo di 12 mesi per geometri, architetti e ingegneri che intendano diventare Consulenti Tecnici d’Ufficio
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Albo CTU, verso l’obbligo di formazione per tecnici: analisi di una proposta di legge

Potrebbe cambiare radicalmente l’accesso all’albo dei Consulenti Tecnici d’Ufficio (CTU), grazie all’obbligo di formazione introdotto dal disegno di legge n. 83/2023, attualmente all’esame della Commissione Giustizia del Senato. La proposta mira a introdurre un corso base obbligatorio, della durata di dodici mesi, riservato ai tecnici iscritti da almeno tre anni ai rispettivi ordini professionali.

L’obiettivo dichiarato è quello di selezionare figure più competenti e consapevoli del ruolo tecnico-giuridico che il CTU riveste nei procedimenti giudiziari.

Formazione obbligatoria e selezione più rigorosa

Se il disegno di legge venisse approvato nella sua formulazione attuale, il corso propedeutico verrebbe istituito presso ogni tribunale e sarebbe “finalizzato alla formazione e alla selezione di consulenti tecnici d’ufficio che supportano il giudice nella formulazione della decisione finale”. Possono accedervi, secondo quanto previsto dall’art. 1, “geometri, architetti e ingegneri con almeno tre anni di iscrizione al proprio albo od ordine”.

Il corso, a numero chiuso e con cadenza semestrale, dovrebbe prevedere “un periodo non inferiore a dodici mesi, con un carico didattico non inferiore a duecento ore”, articolato su tre tipologie di consulenza tecnica:

  • accertamento tecnico preventivo,
  • causa di merito,
  • obbligo di fare.

Il percorso si completerebbe con un esame finale e un tirocinio pratico presso CTU già attivi: “I candidati affiancano altresì i consulenti tecnici d’ufficio nell’espletamento di un incarico peritale quale requisito essenziale per l’ammissione all’esame (art. 3, comma 2).

Una nuova Commissione e obblighi di aggiornamento triennale

A valutare i candidati sarebbe una commissione nominata dal presidente del tribunale, “sentiti i consigli degli ordini interessati”, e composta da CTU esperti, magistrati ed esperti giuridici e tecnici, così da assicurare “omogeneità di giudizio su tutto il territorio nazionale” (art. 2, comma 2).

Il superamento dell’esame finale, basato su un colloquio e sull’osservazione del tirocinio, costituirebbe il presupposto per l’iscrizione all’albo. Una volta iscritti, i CTU dovrebbero rispettare “l’obbligo di aggiornamento triennale”, frequentando ulteriori corsi professionali (art. 3, comma 4).

Da rilevare che la proposta mantiene il principio di invarianza finanziaria: “dall’applicazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato” (art. 4). I costi del corso sarebbero dunque a carico del candidato e determinati dai consigli degli ordini.

Obbligo di formazione consulenti tecnici d’ufficio: conclusione

Il disegno di legge n. 83, se approvato, potrebbe rappresentare una svolta nel sistema delle consulenze tecniche in ambito giudiziario, introducendo un filtro qualificato all’ingresso nell’albo CTU. Il percorso formativo, l’esame finale e l’obbligo di aggiornamento mirano a rafforzare la qualità, la preparazione e la responsabilità del consulente tecnico.

Tuttavia, le audizioni in corso stanno evidenziando la necessità di interventi correttivi, in particolare su compensi, uniformità dei corsi e ruoli degli ordini professionali. La riforma è in cammino, ma il confronto resta aperto.

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