Professione

Laurea e lavoro, quale spazio per i giovani professionisti tecnici?

Presentato il 25° Rapporto AlmaLaurea: l'indagine sulla condizione occupazionale e il peso delle lauree tecniche, tra competenze e differenze
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Laurea e lavoro, quale spazio per i giovani professionisti tecnici?
Quali sono le migliori lauree in Italia per trovare lavoro? E che spazio hanno le lauree tecniche? Il 25° Rapporto AlmaLaurea sul Profilo e sulla Condizione Occupazionale dei Laureati restituisce, come ogni anno, un quadro chiaro riguardo quelle che sono le prospettive future e i riscontri positivi di chi – una volta finito il percorso di studi universitario – inizia a muovere i primi passi come professionista. Il rapporto Almalaurea 2023 è stato presentato il 12 giugno 2023 all’Università degli Studi di Palermo, nell’ambito del convegno Mobilità territoriale dei laureati, organizzato con il Ministero dell’Università e della Ricerca e con il patrocinio della CRUI – Conferenza dei Rettori delle Università Italiane. Il report mette in luce gli aspetti più rilevanti delle performance occupazionali dei laureati di primo e di secondo livello, al fine di monitorare in misura più adeguata gli esiti occupazionali dei laureati. E i dati presentati nel 2023, che si riferiscono a un’analisi svolta nel 2022, restituiscono un quadro occupazionale sostanzialmente positivo, sia per i neolaureati sia per quanti si sono inseriti nel mercato del lavoro da più tempo, seppure emergano alcuni elementi di criticità. Ma entriamo più nel dettaglio.

Le migliori lauree tecniche in Italia: il 25° Rapporto AlmaLaurea

La XXV Indagine AlmaLaurea sulla Condizione occupazionale dei Laureati ha coinvolto circa 670mila laureati di primo e secondo livello (magistrali biennali e magistrali a ciclo unico), di 78 Atenei degli 80 aderenti ad AlmaLaurea a giugno 2022 . Si tratta in particolare di 296mila laureati di primo e secondo livello del 2021, contattati a un anno dal termine degli studi, 122mila laureati di secondo livello del 2019, contattati a tre anni dal termine degli studi, 117mila laureati di secondo livello del 2017, contattati a cinque anni dal termine degli studi, 73 mila e 61mila laureati di primo livello, rispettivamente, del 2019 e del 2017, che non hanno proseguito la formazione universitaria, contattati a tre e cinque anni dalla laurea. I laureati coinvolti nell’indagine (esclusi quelli di primo livello a tre e cinque anni) sono stati contattati mediante una duplice tecnica di rilevazione ovvero, in una prima fase, via e-mail con un messaggio che li invitava a compilare un questionario ospitato sul sito internet di AlmaLaurea. Dopo di che ha fatto seguito una rilevazione telefonica, per contattare i non rispondenti al questionario online. Il ricorso a questa duplice metodologia di rilevazione ha permesso di ottenere un tasso di risposta complessivo pari al 73,2% tra i laureati, di primo e secondo livello, a un anno dal titolo, al 76,5% tra i laureati di secondo livello a tre anni e al 64,2% tra i laureati di secondo livello a cinque anni. I laureati di primo livello a tre e cinque anni sono stati invece contattati mediante un’indagine esclusivamente via mail, con un tasso di risposta pari al 15,2% a tre anni e al 10,2% a cinque anni. La sintesi delle risposte e l’analisi dei dati –  sottoposti a una particolare procedura statistica di calibrazione – ha permesso alla fine di mettere in luce gli aspetti più rilevanti delle performance occupazionali dei laureati di primo e di secondo livello.

Tasso di occupazione: chi trova più facilmente lavoro dopo la laurea?

I livelli occupazionali osservati da AlmaLaurea confermano il progressivo miglioramento della capacità di assorbimento del mercato del lavoro, in particolare nel caso dei neolaureati. Tra l’altro, nel 2022 si registrano i più alti livelli occupazionali dell’ultimo decennio, sia tra i laureati di primo livello sia tra quelli di secondo livello. Ciò è verificato sia tra i neolaureati sia tra coloro che hanno conseguito il titolo da più tempo. Mentre fanno eccezione solo i laureati di secondo livello a cinque anni dal titolo il cui tasso di occupazione nel 2022 è comunque molto elevato e in progressivo miglioramento. Nel dettaglio, nel 2022 il tasso di occupazione è pari a un anno dal conseguimento del titolo:
  • al 75,4% tra i laureati di primo livello;
  • al 77,1% tra i laureati di secondo livello del 2021.
Tali valori risultano in aumento, nell’ultimo anno, rispettivamente di +0,9 e di ben +2,5 punti percentuali. Anche i laureati a tre e a cinque anni dal conseguimento del titolo evidenziano importanti segnali di miglioramento delle performance occupazionali, raggiungendo peraltro livelli occupazionali decisamente elevati. Nel dettaglio, a tre anni dal conseguimento del titolo il tasso di occupazione raggiunge il 90,3% tra i laureati di primo livello e l’85,9% tra i laureati di secondo livello (rispettivamente, +2,0 e +0,3 punti percentuali, rispetto al 2021). Come dimostra il rapporto AlmaLaurea 2023, il percorso di studio concluso esercita un effetto sulle chance occupazionali dei neolaureati. A parità di condizioni, le lauree che aiutano a trovare più facilmente lavoro sono quelle dei gruppi:
  • informatica e tecnologie ICT;
  • ingegneria industriale e dell’informazione;
  • medico-sanitario e farmaceutico;
  • architettura e ingegneria civile.
A questi, inoltre, si aggiungono i gruppi:
  • scientifico, agrario-forestale e veterinario;
  • economico;
  • educazione e formazione.
Meno favoriti, invece, sono i laureati dei gruppi disciplinari psicologico, arte e design, letterario-umanistico, così come giuridico. Inoltre si osserva che, a parità di ogni altra condizione, le lauree di secondo livello mostrano maggiori opportunità di occupazione a un anno dal titolo: rispetto ai laureati di primo livello, quelli di secondo livello risultano avere il 39,5% in più di probabilità di essere occupati. Tale risultato deve essere però interpretato con estrema cautela, dal momento che vengono confrontate popolazioni profondamente diverse, sia in termini di percorso formativo intrapreso sia in termini di prospettive professionali e di studio. In particolare, tra i laureati di secondo livello è rilevante la quota di chi svolge attività propedeutiche all’avvio delle attività libero professionali, quali praticantati o scuole di specializzazione.

Lauree tecniche: le esperienze e le competenze che fanno la differenza

Le analisi realizzate fanno emergere risultati interessanti, sulle opportunità occupazionali a un anno dal titolo, in funzione delle performance di studio. Il punteggio negli esami, calcolato tenendo conto della relativa distribuzione per ateneo, gruppo disciplinare e classe di laurea, esercita un effetto positivo sulle possibilità occupazionali: la probabilità di essere occupato a un anno dal titolo aumenta del 10,2% per chi raggiunge punteggi superiori al valore mediano del proprio collettivo di riferimento. Tuttavia, a fare davvero la differenza sono le esperienze e le competenze che gli studenti hanno acquisito durante il percorso formativo. Per esempio, le esperienze lavorative, a prescindere dalla loro natura e continuità, rappresentano fattori che esercitano un effetto positivo sulle possibilità occupazionali a un anno dal termine del percorso di studio. A parità di ogni altra condizione, infatti, i lavoratori-studenti (ovvero coloro che hanno avuto esperienze di lavoro continuative e a tempo pieno per almeno la metà della durata degli studi) hanno il 35,1% di probabilità in più di essere occupati rispetto agli studenti che giungono alla laurea privi di qualsiasi esperienza di lavoro. Gli studenti-lavoratori (ovvero coloro che hanno avuto altri tipi di esperienze lavorative) hanno comunque il 32,9% di probabilità in più di essere occupati rispetto a chi non ha maturato esperienze di lavoro. Analogamente, ha maggiori probabilità di essere occupato, rispetto a chi non ha mai realizzato un soggiorno all’estero, chi ha svolto un periodo di studio all’estero, sia che si tratti di esperienze riconosciute dal proprio corso di studio (+12,3% di probabilità di essere occupato a un anno dal conseguimento del titolo), sia che si tratti -seppur numericamente ridotte- di esperienze all’estero frutto di iniziative personali (+25,8% di probabilità di essere occupato). Anche le competenze informatiche esercitano un effetto positivo sulla possibilità di trovare un impiego entro il primo anno dal conseguimento del titolo: la probabilità di essere occupati, tra chi conosce almeno cinque strumenti informatici, è del 19,8% più alta rispetto a chi conosce al più due strumenti, confermando che la conoscenza di strumenti informatici e digitali è un aspetto divenuto indispensabile nella società attuale.

Chi guadagna di più?

Secondo i dati emersi dall’analisi effettuata nel Rapporto AlmaLaurea, a un anno dal titolo, la retribuzione mensile netta è, in media, pari a 1.332 euro per i laureati di primo livello e a 1.366 euro per i laureati di secondo livello. A tre anni dalla laurea la retribuzione mensile netta raggiunge i 1.535 euro per i laureati di primo livello e i 1.544 euro per i laureati di secondo livello, registrando un calo nell’ultimo anno del 3,0% e del 3,8%, rispettivamente. A cinque anni dal conseguimento del titolo la retribuzione mensile netta è pari a 1.635 euro per i laureati di primo livello e a 1.697 euro per quelli di secondo livello. Anche a cinque anni dalla laurea si osserva una riduzione delle retribuzioni reali rispetto all’analoga rilevazione del 2021: -2,4% per i laureati di primo livello e -3,3% per quelli di secondo livello. Un effetto determinante sui differenziali retributivi dei neolaureati è dato, a parità delle altre condizioni osservate, anche dal gruppo disciplinare. Rispetto ai laureati del gruppo politico-sociale e comunicazione, percepiscono, in media, retribuzioni significativamente superiori i laureati dei gruppi:
  • medico-sanitario e farmaceutico (+272 euro mensili netti);
  • informatica e tecnologie ICT (+207 euro);
  • ingegneria industriale e dell’informazione (+204 euro);
  • economico (+109 euro);
  • scientifico (+71 euro);
  • educazione e formazione (+62 euro);
  • scienze motorie e sportive (+46 euro).
All’opposto, sono più svantaggiati dal punto di vista retributivo soprattutto i laureati del gruppo giuridico (-102 euro mensili netti), ma anche quelli di architettura e ingegneria civile (-43 euro mensili netti), psicologico (-40 euro) e arte e design (-32 euro). Infine, le differenze di genere si confermano – purtroppo – ancora una volta significative: il modello stima, infatti, che, a parità di condizioni, gli uomini percepiscono in media, a un anno dalla laurea, 70 euro netti in più al mese. Inoltre l’analisi di genere sottolinea anche una migliore collocazione degli uomini (11,7% di probabilità in più di essere occupati rispetto alle donne). Si rilevano differenziali retributivi anche in termini territoriali: rispetto a chi è occupato nel Mezzogiorno, chi lavora al Nord percepisce, in media, 101 euro mensili netti in più, mentre chi lavora al Centro 53 euro in più. Ma è soprattutto tra i laureati che lavorano all’estero che il vantaggio retributivo si accentua sensibilmente (si tratta di oltre 600 euro netti mensili in più rispetto a chi lavora nel Mezzogiorno). È opportuno, tuttavia, ricordare che le differenze nel costo della vita che caratterizzano i diversi Paesi, e le aree territoriali all’interno del medesimo Paese, sortiscono un impatto sulle retribuzioni.

Laurearsi conviene: i dati del Rapporto Almalaurea 2023

Come sottolinea il report, considerando i laureati del 2019 a tre anni, il titolo risulta “molto efficace o efficace” per il 68,8% dei laureati di primo livello (+1,1 punti percentuali rispetto al 2021) e per il 74,1% dei laureati di secondo livello (+3,1 punti percentuali). A cinque anni tali quote si attestano, rispettivamente, al 67,6% e al 72,7% degli occupati di primo e secondo livello. Rispetto all’analoga rilevazione del 2021, i livelli di efficacia risultano in aumento di +1,3 punti percentuali tra gli occupati di primo livello e di +0,6 punti percentuali tra quelli di secondo livello. Tale andamento conferma il trend di lento miglioramento registrato negli ultimi anni, tanto da raggiungere nel 2022 i più alti livelli di efficacia osservati nel periodo in esame. Dai molteplici indicatori, quindi, emerge una valutazione positiva dell’Università. In conclusione quindi, il 25° Rapporto AlmaLaurea sul Profilo e sulla Condizione Occupazionale dei Laureati conferma, dati alla mano, che laurearsi ancora oggi favorisce l’inserimento nel mondo del lavoro e contribuisce ad assicurare condizioni migliori col passare del tempo, sia a livello retributivo che di esperienza professionale.
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