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Le lauree che resistono alla crisi: condizione occupazionale dei Laureati in Italia

Le lauree anti crisi nell'ambito STEM per trovare lavoro subito dopo gli studi: analisi del rapporto AlmaLaurea 2022 sulla condizione occupazionale
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Le lauree che resistono alla crisi: condizione occupazionale dei Laureati in Italia

Lauree e crisi occupazionale. Il Rapporto AlmaLaurea 2022, Profilo e Condizione occupazionale dei Laureati, ci restituisce oggi un quadro chiaro su quelle che sono le reali possibilità di trovare un lavoro dopo aver intrapreso e concluso un percorso universitario.

In generale, i dati per i profili qualificati e in possesso di un titolo di studio accademico sono positivi: l’indagine fotografa un tendenziale miglioramento del tasso di occupazione a un anno dal titolo (segnando +2,9 punti percentuali rispetto al 2019 per i laureati di secondo livello e +0,4 punti per i laureati di primo livello) e anche le retribuzioni risultano in aumento.

Ci sono quindi lauree che resistono alla crisi e che, statistiche alla mano, dimostrano oggi che “laurearsi conviene”.

Pochi quelli che scelgono l’Università, ma avere una laurea aumenta le possibilità di trovare lavoro

Il XXIV Rapporto AlmaLaurea su Profilo e Condizione Occupazionale dei Laureati è stato presentato giovedì 16 giugno 2022 all’Università di Bologna, nell’ambito del Convegno “Integrazione dei dati e potere informativo, dalla formazione al mondo del lavoro”. L’evento è stato organizzato con il Ministero dell’Università e della Ricerca e il patrocinio della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI).

In sintesi, gli indicatori fanno emergere una valutazione positiva dell’università con l’88,8% dei laureati che si dichiara soddisfatto per il rapporto con i docenti e il 72,9% che confermerebbe la scelta compiuta sia di corso sia di ateneo.

Purtroppo, però, nell’ultimo anno accademico (2021/22) si è rilevato un calo delle immatricolazioni (-3% rispetto al 2020/21), più forte negli atenei del Mezzogiorno (-5%), anche se – dati alla mano – gli studi dimostrano che avere una laurea oggi aumenta le possibilità di trovare un impiego.

Stando a quanto emerso, infatti, il livello del titolo di studio posseduto è determinante per non restare disoccupati e per guadagnare di più. Nel 2021 il tasso di occupazione della fascia di età 20-64 anni tra i laureati è pari al 79,2% a fronte del 65,2% dei diplomati (dati ISTAT) e un laureato, secondo la documentazione OECD (Organization de Coopération et de Développement Économiques), guadagnava nel 2020 il 37,0% in più rispetto a un diplomato.

Le lauree che resistono alla crisi: chi trova lavoro dopo gli studi

Su base annua, i laureati coinvolti nell’indagine AlmaLaurea costituiscono circa il 90% di tutti i laureati degli Atenei italiani, una popolazione che assicura un quadro di riferimento più che significativo dell’intero sistema universitario.

La rilevazione svolta, comunque, restituisce un quadro occupazionale sostanzialmente positivo, sia per i neo-laureati sia per quanti si sono inseriti nel mercato del lavoro da più tempo. Nello specifico, il tasso di occupazione è pari, a un anno dal conseguimento del titolo:

  • al 74,5% tra i laureati di primo livello;
  • al 74,6% tra i laureati di secondo livello del 2020;
  • tra i laureati magistrali biennali il tasso di occupazione sale al 76,5%, mentre per i magistrali a ciclo unico si attesta al 70,3%.

Il confronto con le precedenti rilevazioni di AlmaLaurea mostra un tendenziale miglioramento del tasso di occupazione.

In particolare, i valori osservati nel 2021 restituiscono un risultato positivo perché rilevano un miglioramento non solo rispetto all’anno precedente, ma anche rispetto a quanto osservato nel 2019, quando il trend di crescita della capacità di assorbimento del mercato del lavoro non era stato ancora arrestato dall’avvento della pandemia.

Analizzato anche come il percorso di studio concluso esercita un effetto sulle chance occupazionali, a parità di altre condizioni, i più favoriti (quelli cioè che trovano un impiego concluso il percorso di studi) sono i laureati del gruppo informatica e tecnologie ICT, così come quelli dei settori medico-sanitario e farmaceutico, nonché ingegneria industriale e dell’informazione. A questi, inoltre, si aggiungono i gruppi di laureati in architettura e ingegneria civile, educazione e formazione ma quelli in ambito scientifico.

Meno favoriti, invece, sono i laureati dei gruppi disciplinari psicologico, giuridico, così come arte e design.

Lavoro e crisi occupazionale. Per sud e donne ancora un gap da colmare secondo l’indagine Almalaurea

L’indagine di AlmaLaurea conferma, purtroppo ancora nel 2022, significative differenze di genere nella capacità di assorbimento nel mercato del lavoro, in pratica: le donne continuano ad essere svantaggiate nei tempi di inserimento e nelle posizioni ricoperte. L’analisi di genere mostra, infatti, la migliore collocazione degli uomini (12,8% di probabilità in più di essere occupati rispetto alle donne).

Ma non solo, anche le differenze territoriali si confermano significative, sia in termini di residenza, sia in termini di ripartizione geografica di studio.

Nel dettaglio, quelli risiedono al Nord presentano una maggiore probabilità di essere occupati (+43,7%) rispetto a quanti risiedono nel Mezzogiorno. Analogamente, per quanto riguarda la ripartizione geografica di studio, i laureati del Nord hanno il 35,9% in più di probabilità di essere occupati rispetto a quanti hanno studiato al Sud.

Vi sono infine alcune esperienze maturate durante il percorso di studio che incrementano le possibilità occupazionali. Chi ha svolto un tirocinio curriculare ha, ceteris paribus, il 7,6% di probabilità in più di essere occupato a un anno dal conseguimento del titolo rispetto a chi non ha svolto tale tipo di attività. Analogamente, chi ha svolto un periodo di studio all’estero ha maggiori probabilità di essere occupato rispetto a chi non ha mai realizzato un soggiorno all’estero, sia che si tratti di esperienze riconosciute dal proprio corso di studio (+15,4%) sia di iniziative personali (+11,8%).

Quando le competenze tecniche e tecnologiche fanno la differenza

I risultati di AlmaLaurea confermano anche l’importanza delle conoscenze acquisite dai laureati e/o da chi è in cerca di lavoro.

In particolare, le competenze informatiche esercitano un effetto positivo sulla possibilità di trovare un impiego entro il primo anno dal conseguimento del titolo:

  • la probabilità di essere occupati, tra chi conosce almeno cinque strumenti informatici, è del 27,4% più alta rispetto a chi conosce al più due strumenti;
  • la conoscenza di strumenti informatici e digitali è un aspetto divenuto indispensabile nella società attuale.

Esercitano un effetto positivo, in termini occupazionali, anche alcuni aspetti del lavoro che sono stati dichiarati decisamente rilevanti dai laureati alla vigilia della conclusione degli studi. Per esempio, a parità di ogni altra condizione, registra una maggiore probabilità di essere occupato a un anno dal titolo chi, in procinto di laurearsi e pertanto di rivolgersi al mercato del lavoro, ha attribuito una rilevante importanza all’acquisizione di professionalità (+13,9%), alla possibilità di fare carriera (+6,5%) e al coinvolgimento e partecipazione all’attività lavorativa e ai processi decisionali (+5,8%).

Si tratta di aspetti per i quali risulta importante una diretta e più veloce entrata nel mercato del lavoro, per poter maturare esperienze e acquisire competenze. Tutti fattori cardine nel far emergere un profilo (o un curriculum) rispetto ad un altro.

Le lauree che resistono alla crisi. Chi guadagna di più dopo la laurea?

Analizzando quelle che sono le retribuzioni attuali, un effetto determinante è dato, a parità delle altre condizioni osservate, dal gruppo disciplinare di cui si tiene conto.

Rispetto ai laureati del gruppo politico-sociale e comunicazione, per esempio, percepiscono in media retribuzioni significativamente superiori i laureati dei gruppi:

  • medico-sanitario e farmaceutico (+275 euro mensili netti);
  • informatica e tecnologie ICT (+158 euro);
  • ingegneria industriale e dell’informazione (+110 euro);
  • economico (+77 euro);
  • educazione e formazione (+74 euro).

All’opposto, sono più svantaggiati dal punto di vista retributivo soprattutto i laureati dei gruppi architettura e ingegneria civile (-136 euro mensili netti), psicologico (-67 euro) nonché agrario-forestale e veterinario (-31 euro).

Interessante osservare come, da una prima lettura, la tendenza delle retribuzioni più pagate segua quella delle professioni più spendibili nel mondo del lavoro. Difatti, i professionisti più ricercati al momento, ovvero che trovano più facilmente un impiego, sono anche quelli che guadagnano di più.

Di contro, il mercato del lavoro continua a tratteggiare ancora un quadro di instabilità generale per i neo-laureati, con un aumento dei contratti a tempo determinato, una sfiducia nelle istituzioni e tanta precarietà. Tuttavia, un’ampia fiducia nella tecnologia, nella rete di relazioni sociali e nella famiglia, sono ancora fattori cruciali per il miglioramento delle possibilità occupazionali e professionali dei laureati.

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