FederlegnoArredo lancia l’allarme prezzi legato alla guerra in Ucraina: si prospetta un peggioramento in autunno per diverse filiere del settore.
Come un singolo evento dall’altra parte del mondo sia in grado di influenzare e danneggiare la nostra economia lo avevamo già capito dopo due anni di pandemia. Alla crisi scatenata dal Covid e dai ripetuti lockdown, però, ha fatto seguito un’altra emergenza: quella della guerra in Ucraina, che sta mettendo a dura prova numerosi settori del commercio nazionale e internazionale.
E il
rischio, come ha spiegato FederlegnoArredo, è
che (dopo la ripresa) le cose possano peggiorare in autunno per diverse filiere.
Guerra in Ucraina, perché il settore del legno è a rischio
Le
sanzioni dell’Occidente contro la Russia hanno effettivamente tagliato molte fonti di approvvigionamento. Non solo gas, infatti: l’Europa, in tempi normali, importava massicciamente legno, pellet e materiali destinati alla filiera dell’arredo principalmente da tre Paesi, ovvero Ucraina, Russia e Bielorussia (tutti e tre territori coinvolti direttamente o indirettamente nel conflitto).
L’interruzione delle forniture, di conseguenza, ha avuto come risultato, per le aziende, un improvviso aumento dei prezzi e le ha esposte al rischio di rimanere senza i prodotti necessari e funzionali alla loro produzione.
Che tutto possa risolversi nell’immediato sembra difficile. Inoltre, date le difficoltà con la Russia, è improbabile che i cambiamenti nella gestione forestale siano stati inseriti nell’elenco delle priorità del governo ucraino.
Allarme prezzi e crisi Ucraina, nonostante la ripresa il futuro preoccupa
Non è un caso, considerato il clima di incertezza e instabilità, che a risentire maggiormente di questa crisi siano i prezzi di listino. Tutto costa tendenzialmente di più per via dell’inflazione e della carenza di rifornimenti.
Persino chi deve comprare un divano, arredare casa o cambiare un mobile si è sentito dire in queste settimane dai gestori dei negozi che i costi di vendita sono destinati ad aumentare sempre di più per via della guerra tra Russia e Ucraina. E questo vale anche per il legno.
A confermarlo
FederlegnoArredo che, in concomitanza con la
60esima edizione del Salone del Mobile a Milano, ha confermato una ripresa della filiera legno-arredo nel 2021, ma ha fatto luce anche sulle grande preoccupazioni dei propri associati.
Con un
fatturato complessivo che supera i 49 miliardi di euro, di cui 18 destinati all’export, oltre 290mila addetti e 70.000 imprese (che rappresentano rispettivamente il 7,7% e il 15% sul totale nazionale), nonché un saldo commerciale attivo pari a 8,2 miliardi di euro e un fatturato alla produzione aumentato in valore del 14% sul 2019, i numeri registrati dal settore legno e arredo hanno superato le aspettative post Covid.
“Numeri che sanciscono lo stato di salute di un settore fatto di aziende, spesso piccole, che nonostante le difficoltà degli ultimi due anni, hanno continuato a investire e a guardare con fiducia al futuro”, si legge in una nota stampa della Federazione. Ad oggi, infatti, stando alle rilevazioni dell’ultimo Monitor realizzato dal Centro Studi, “
su un campione di aziende associate, il trimestre gennaio-marzo 2022 si è chiuso con un buon andamento delle vendite (+24,5%), che ha riguardato sia il mercato interno (+27,2%) sia le esportazioni (+21%)”. Inoltre, anche “il macrosistema arredamento ha registrato un aumento del 20% sia per le vendite del mercato interno che per l’export: variazione positiva che abbraccia tutti i sistemi, pur essendo più marcata per l’arredamento”. Infatti, rispetto al 2021 i primi indicatori evidenziano persino un progressivo”.
Tuttavia,
lo sguardo degli imprenditori e di tutta la filiera pare essere già rivolto alla seconda metà dell’anno: “Iniziato in un clima di incertezza dovuto al conflitto ucraino, le conseguenze temiamo possano palesarsi proprio all’inizio dell’autunno” ha spiegato Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo.
Senza sminuire la gravità della situazione in Ucraina, dunque, vale la pena riconoscere l’impatto a catena che questa guerra avrà sulla vita di tutti i giorni e – in generale – sugli equilibri geopolitici ed economici di tutto il mondo.