Professione

Equo compenso, arriva l’ok della Camera. Ma restano le criticità

Il testo a firma Meloni, Morrone e Mandelli dovrà ora passare al vaglio del Senato. Tra le criticità, la mancanza di copertura finanziaria
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Equo compenso, arriva l’ok della Camera. Ma restano le criticità
Passo decisivo per l’equo compenso. Nella seduta di mercoledì 13 ottobre, la Camera dei deputati ha approvato la PDL 3179 “Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali”. Nel corso dell’esame, dal testo a firma dei deputati Giorgia Meloni (FdI), Jacopo Morrone (Lega) e Andrea Mandelli (FI) è stato cassato l’emendamento che prevedeva lo stanziamento di 150 milioni di euro annui a decorrere dal 2022. Risorse importanti proprio per garantire l’equo compenso dei professionisti coinvolti. Fondamentale, dunque, sarà il passaggio del provvedimento all’esame del Senato, dove è possibile vi siano ulteriori modifiche al documento. Il primo obiettivo, infatti, è trovare le coperture finanziarie affinché il disegno di legge possa diventare realmente operativo. Coperture che il Governo dovrà reperire nella prossima legge di bilancio, asseriscono i firmatari. Restano, in ogni caso, una serie di criticità. Ecco lo stato dell’arte della disciplina dell’equo compenso.

Equo compenso: stato dell’arte

La PDL 3179 era stata presentata dai firmatari lo scorso 25 giugno. L’obiettivo è la “corresponsione di un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto”. Un primo stop al testo era arrivato lo scorso agosto. Il testo aveva riscontrato il parere contrario della V Commissione Bilancio della Camera dei Deputati. In particolare, le perplessità erano legate all’articolo 2 che chiedeva di limitare l’applicazione della giusta remunerazione. Una clausola prevista per “le convenzioni stipulate con imprese bancarie, assicurative”. Anche a quelle stipulate con “società veicolo di cartolarizzazione, nonché con le loro controllate e mandatarie”. Il dispositivo è quindi tornato all’esame della Commissione Giustizia lo scorso 5 ottobre. Aggiustamenti in itinere ed emendamenti hanno dato una decisa accelerata all’iter di approvazione del documento.

L’ambito di applicazione

L’ambito di applicazione della disciplina dell’equo compenso riguarda lo svolgimento di attività professionali, anche in forma associata o societaria, in favore di imprese bancarie e assicurative. Oltre a consulenze e attività corrisposte per quelle imprese che nel triennio precedente al conferimento dell’incarico hanno avuto alle proprie dipendenze più di 60 lavoratori. Con ricavi annui superiori a 10 milioni di euro. Le disposizioni legislative si applicano, altresì, alle prestazioni rese dai professionisti in favore della pubblica amministrazione e degli agenti della riscossione.

Clausole e professionisti

Il disegno di legge prevede la nullità delle clausole che non considerano un compenso equo e proporzionato all’opera prestata. In tal senso, il riferimento è agli importi stabiliti dai parametri o dalle tariffe per la liquidazione dei compensi dei professionisti iscritti agli Ordini o ai Collegi professionali. Fissati con decreto ministeriale. Considerate nulle anche le pattuizioni che vietano al professionista di avere degli acconti nel corso della prestazione. Oppure, che impongono l’anticipazione di spese. Nulli anche quei vantaggi sproporzionati per il committente, rispetto alla quantità e alla qualità del lavoro svolto o del servizio reso.

Le reazioni

Secondo il deputato Andrea Mandelli l’approvazione della Camera rappresenta il “riconoscimento della dignità del lavoro dei professionisti italiani e del loro ruolo fondamentale per la ripresa dell’intero Paese”. L’esortazione ora è all’Esecutivo: “A fronte della mancanza di coperture adeguate alla piena estensione della disciplina, esortiamo il Governo a reperire le necessarie risorse nella prossima legge di bilancio per far sì che le nuove norme possano trovare pieno compimento già nella seconda lettura del testo da parte del Senato”. Per la capogruppo di FdI in commissione Giustizia, Carolina Varchi “Con la legge a prima firma Meloni si compie un passo avanti decisivo contro la proletarizzazione delle professioni”. Soddisfatto anche il rappresentante leghista Lega Jacopo Morrone: “Una riforma attesa da tempo che può risolvere un nodo fondamentale per una parte significativa della nostra società, per valorizzare il merito e i talenti di tanti professionisti”.

La posizione di Inarcassa

Moderatamente soddisfatto si professa il presidente della Fondazione Inarcassa, Franco Fietta: “Il grido d’allarme lanciato dai professionisti è stato raccolto. I tempi sono ormai maturi per entrare in una nuova fase dove il tema di un reddito proporzionato al servizio reso ritorna ad essere centrale nelle politiche sulla libera professione”. Ora toccherà al Senato “apportare alcuni miglioramenti al testo. È fondamentale estendere la portata dell’equo compenso anche ai rapporti con i privati. In secondo luogo, bisogna reintrodurre un limite o soglia al di sotto dei quali il compenso non può dirsi equo”. Occorre, quindi, fare uno “sforzo in più dal punto di vista normativo: la tutela della libera professione passa da una buona legge sull’equo compenso che preveda l’applicazione, anche nei rapporti con la pubblica amministrazione e con i privati, di eque tariffe per il calcolo dei compensi proporzionate alle prestazioni professionali rese al committente”.

Le critiche di Confprofessioni

Di parere opposto Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, che parla di “occasione mancata”. Secondo Stella “Si continua a insistere sui rapporti professionali regolati da ‘convenzioni’ con banche, assicurazioni e grandi imprese che, però, sono solo una parte dei clienti dei professionisti”. Nessun riferimento infatti “ai rapporti professionali individuali, relativi cioè alle singole prestazioni, che rappresentano la maggior parte degli incarichi attribuiti dalla P.A. ai professionisti e che rimangono fuori dal campo di applicazione della legge”. Altra criticità: “Assurdo che invece di punire il committente che non applica l’equo compenso venga sanzionato il professionista. Senza contare che un professionista iscritto a un Ordine andrebbe incontro a un illecito disciplinare deontologico, mentre un professionista non iscritto a un ordine no”. Infine, per Stella “non si spiega perché venga concessa agli Ordini il potere di adire l’autorità giudiziaria”.

Una legge “sbagliata”

Parla di “Equo compenso sbagliato” la presidente del CoLAP (Coordinamento Libere Associazioni Professionali) Emiliana Alessandrucci. Un testo che “rischia di creare più disagi che benefici ai professionisti. È necessario che il Governo intervenga dando ascolto alle proposte del mondo professionale, che da anni chiede una reale tutela dei propri compensi e il rispetto della propria attività lavorativa”. Molti i punti negativi: “Sembra un sistema disegnato sulle professioni ordinistiche ed è necessaria maggiore chiarezza sulla questione parametri. Inoltre, resta ancora incompleto il coinvolgimento della Pubblica Amministrazione, visto che dalla norma sono escluse le partecipate e gli agenti di riscossione. L’augurio è che il ministro Orlando intervenga per sanare le problematiche”.
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