Equo compenso calpestato: dal Mise un bando per professionisti a gratis

Si intitola “Libro Bianco per il ruolo strategico della comunicazione nei processi di trasformazione digitale”. Per la sua elaborazione, il Ministero dello Sviluppo Economico ha emanato un avviso pubblico per la selezione di 21 componenti per comporre un “gruppo di esperti di alto livello”. Per poter partecipare alla selezione, i candidati dovranno presentare la relativa domanda entro le ore 24 del 30 ottobre 2020. Tutto bene? Fino ad un certo punto. Il Mise è alla ricerca di personalità “competenti” del mondo dell’accademia, della ricerca, delle professioni, della consulenza. Peccato che ai componenti non spetti “alcun compenso, indennità di carica, corresponsione di gettoni di presenza”. Una scelta che ha scatenato le proteste delle associazioni di categoria e delle rappresentanze dei professionisti. Insomma, mentre si discute dell’ampliamento dell’equo compenso, arriva un altro bando a costo zero.
Il Mise e il lavoro gratis
Il team di 21 esperti sarà suddiviso in categorie specifiche composte ognuna da 7 profili. Eccoli:
- Esponenti del mondo della comunicazione pubblica e/o delle associazioni di categoria di riferimento o del mondo del giornalismo;
- Professionisti di organismi e centri di ricerca, del mondo accademico o think-tank;
- Rappresentanti della comunicazione di impresa, relazioni pubbliche e digital adv.
Il Libro bianco tratterà dell’elaborazione di policy e linee guida per:
- individuare iniziative pubbliche e private già esistenti a livello nazionale;
- definire un uso sostenibile, inclusivo ed accessibile della comunicazione nei processi di trasformazione digitale;
- elaborare linee guida volte a diffondere l’applicazione di modelli comunicativi per la trasformazione digitale.
Gli esperti dureranno in carica dodici mesi, eventualmente prorogabili, fino all’elaborazione definitiva del Libro. La domanda è: chi può permettersi di lavorare per almeno un anno gratis?
Le reazioni al bando
Le reazioni alla modalità di selezione adottata dal Mise non si sono fatte attendere. A cominciare da quelle di Confprofessioni. Il presidente Gaetano Stella tuona: “Se ai professionisti non spetta alcun compenso, la Pubblica amministrazione non merita le competenze dei professionisti. Invitiamo dunque i colleghi a boicottare tutti i bandi pubblici che prevedano incarichi professionali a costo zero. Dopo quello dell’Economia, adesso è il Ministero dello sviluppo economico a calpestare il diritto costituzionale di riconoscere il valore economico del lavoro professionale. E ancora più grave, a ignorare una norma, stabilita dalla legge di Bilancio 2018, che impone alle pubbliche amministrazioni di garantire che le prestazioni professionali siano equamente retribuite”.
“Professionisti umiliati”
Per Emiliana Alessandrucci, presidente del Coordinamento libere associazioni professionali (Colap), si tratta “dell’ennesimo atto di una Pubblica amministrazione che non rispetta i diritti dei lavoratori. Da anni combattiamo contro bandi che non comprendono compensi per i professionisti, non rispettando una legge dello Stato sull’equo compenso, che vieta esplicitamente al pubblico di non prevedere corrispettivi per il lavoro svolto. In questo momento, poi, con la crisi che si sta abbattendo soprattutto sul mondo professionale, chiamarli a lavorare per poi non pagarli è doppiamente umiliante”. Antonio De Angelis, presidente di AIGA (Associazione Italiana Giovani Avvocati), infine, nel ritenere che “ogni attività gratuita mortifichi il valore del professionista chiamato a svolgerla, invita i colleghi ad astenersi dal partecipare a bandi della pubblica amministrazione che prevedano incarichi a costo zero”.
Interrogazione parlamentare
Intanto, finisce in Parlamento, sotto forma di interrogazioni, presentate nelle ultime ore, prima al Senato e, poi, alla Camera, la vicenda dell’avviso pubblico del Mise. Sul bando chiedono chiarezza tanto il segretario della Commissione Finanze del Senato, Andrea de Bertoldi, quanto il deputato Andrea Mandelli: con due interrogazioni parlamentari al titolare del dicastero Stefano Patuanelli, gli esponenti rispettivamente di Fratelli d’Italia e Forza Italia invocano spiegazioni sul “mancato rispetto della normativa sull’equo compenso” per le prestazioni professionali.