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Donne nella scienza: l’esperienza e il lavoro di Marzia Bolpagni

Nel 2021 Bolpagni ha vinto il Women of the Future Award nella categoria Real Estate, Infrastructure & Construction. Ci ha parlato del suo percorso e delle sfide per il futuro
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Donne nella scienza: l’esperienza e il lavoro di Marzia Bolpagni
La carriera di Marzia Bolpagni Alumna dimostra come il ruolo delle donne nella scienza sia un tema sempre più centrale oggi.  Un’intervista a tutto tondo con l’ingegnere Marzia Bolpagni Alumna dottorata al Politecnico di Milano nel 2018. Il 2021 è stato un anno ricco di premi e riconoscimenti: l’ultimo in ordine temporale il britannico Women of the Future Award nella categoria Real Estate, Infrastructure & Construction. Molti i temi affrontati, uno su tutti, e a lei molto caro, l’importanza della ricerca e la raccolta delle informazioni mediante la digitalizzazione, perché anche l’utente finale deve comprendere le potenzialità di una costruzione. Impossibile, poi, non affrontare una tematica cara e forse dolente: il ruolo delle donne nella scienza.

Le più vive congratulazioni per il riconoscimento “Women of the future award”, un premio che racchiude una forte dedizione ed impegno costante. Essere ingegnere: questione di genere e l’approccio al metodo di lavoro fuori dal contesto italiano. Qual è la sua esperienza?

Rispondo con una domanda a mia volta: “Se si chiudono gli occhi, e vi dico di pensare ad un “ingegnere”, cosa vedete?”. È un retaggio culturale, ma di fatto, l’immagine che sovviene è spesso quella di un uomo di mezza età con pettorina e caschetto giallo, difficilmente verrebbe da pensare ad una donna. Il mio percorso è stato meritocratico, non vi sono mai state situazioni tali per cui l’avanzamento di carriera sia stato dettato dal perché ero donna, o semplicemente per una quota rosa mancante. Mi sono laureata in ingegneria edile architettura a Brescia dove eravamo 50% donne, poi entrando nel modo del lavoro è stata sicuramente più prevalente la figura maschile. In Inghilterra, Paese in cui oggi lavoro, stanno facendo molte campagne di promozione della figura della donna nel settore delle costruzioni. Ad esempio, per eliminare questa differenza di genere, ci sono libri per bambini come“My mummy is an Engineer”. L’ambiente lavorativo è prettamente maschile, vero, ma questo non costituisce un problema magari potrebbe esserlo la mia giovane età e l’essere straniera, l’aggravante donna fortunatamente non l’ho vissuta, ma c’è anche da dire che ho sempre lavorato con persone intelligenti, che sono andate oltre questi aspetti meramente fine a loro stessi.

Oggi lavori in Inghilterra: cosa ti ha portato oltre la Manica?

Una volta laureata, le offerte sono state svilenti e sminuivano, a mio avviso, il mio ruolo di professionista. Mi è stato offerto un assegno di ricerca al CNR a Milano e poi ho iniziato il dottorato al Politecnico di Milano. Volevo usare al meglio il mio dottorato per capire i problemi dell’industria e lavorare con i migliori del mio settore. Sono quindi volata a Boston all’aeroporto Logan (Massport), dove ho avuto l’onore di lavorare con Luciana Burdi, una professionista di altissimo livello che e’ stata per me un modello. Una volta vista l’America, la curiosità mi ha portato in Inghilterra per approfondire il tema della digitalizzazione. Dal 2016 il governo inglese introdusse il tema della digitalizzazione nelle opere pubbliche. Feci domanda al ministero della giustizia inglese e fui accettata. Lì conobbi la la compagnia per cui lavoro attualmente: Mace. Mace è una compagnia internazionale con più di 6000 dipendenti, ci occupiamo di consulenza, costruzioni, sviluppo immobiliare e gestione (facility management) di edifici e infrastrutture. La digitalizzazione del settore e’ un tema trasversale a tutti questi ambiti.,

La digitalizzazione delle opere pubbliche in Inghilterra

Il modo in cui vengono rappresentati gli edifici e le infrastrutture è spesso ancora bidimensionale, su carta o su supporto informatico sempre bidimensionale attraverso viste principali sebbene in diversi paesi la digitalizzazione (Building Information Modelling -BIM) sia diventata obbligatoria. Quando si lavora in modo tradizionale, l’aggiornamento degli elementi progettuali e e le modifiche in tutti i punti di vista considerati e rappresentati diventa complicato: se alzo una soletta di 20 cm mi devo ricordare di aggiornare tutte le sezioni e prospetti architettonici, e allo stesso tempo devo avvisare i colleghi impiantisti, strutturisti e così via. La digitalizzazione abbatte il limite dell’aggiornamento da tutti i punti di vista: la gestione del lavoro è tridimensionale e l’ultima versione è alla portata di tutti gli aspetti progettuali dell’opera. Non solo, lo spazio diventa visibile e comprensibile anche al non addetto ai lavori. A questo si aggiunge un aspetto fondamentale: la gestione delle informazioni legate sì allo spazio ma anche al singolo oggetto. Le informazioni legate all’opera sono essenziali. A questo proposito rammento il terremoto del 2018 in Indonesia che vissi in prima persona: tutto intorno a me era crollato. Nell’immediato la figura professionale di riferimento era il soccorritore in tutte le sue sfaccettature, ma se ti fermi a pensare, realizzi quanto la figura dell’ingegnere sia essenziale in ottica preventiva. Quanto sarebbe utile per l’utente finale della costruzione (casa, ospedale, scuola e così via) e dell’infrastruttura avere informazioni in merito ad esempio a:
  • Ultima manutenzione;
  • Conformità degli impianti;
  • Ristrutturazioni eseguite;
  • Rispetto di standard di qualità e vivibilità;
  • Contesto territoriale: vicinanza a una frana o ad una zona critica,
Queste rappresentano solo una parte delle informazioni, ma costituiscono una discriminante per l’utente finale circa una scelta che deve adottare continuamente nel suo quotidiano.

Confronto di obiettivi futuri tra Inghilterra e Italia

In Inghilterra il tema della sostenibilità è trainante in quanto c’è l’obiettivo entro il 2050 di ridurre le emissioni di gas serra a zero. Tutta la strategia governativa inglese, sia pubblica che privata è trainata dalla sostenibilità. Con la mia compagnia ci stiamo battendo per ridurre le tasse, in quanto intervenendo sull’esistente, queste sono più elevate rispetto a costruire edifici nuovi. Pertanto, il committente è scoraggiato ad effettuare attività di recupero a favore di nuove costruzioni. Stiamo lavorando molto anche sulla trasformazione del settore delle costruzioni per rederlo piu’ vicino alla manifattura: quello che noi chiamiamo “from construction to production”. Cambia la prospettiva del cantiere: diventa luogo di assemblaggio, riducendo al minimo le operazioni di preparazione degli elementi costruttivi, si costruisce off site (in fabbrica) e si assembla on site (link ai dibattiti pubblici tra governo e tecnici + immagini a jumping factory), minimizzando le emissioni. Lo skyline inglese cambia molto rapidamente ed ora più che mai lo fa in maniera sostenibile. Inoltre, dopo la tragedia di Grenfell Tower, in Inghilterra si sta lavorando attivamente per creare una continuità di informazioni durante l’intero ciclo di vita di un manufatto (“golden thread of information”).

Quali sono le tue prospettive future?

Al momento mi occupo per la mia compagnia della digitalizzazione del settore delle costruzioni a livello internazionale seguendo progetti in Australia, Stati Uniti, Perù, India e Inghilterra e spero di poter collaborare anche con committenti italiani illuminati in futuro. Sono a capo del gruppo di standardizzazione europeo CEN sul tema del livello di fabbisogno informativo dove rappresento l’Italia. Nel 2020 è stata pubblicata la norma da me coordinata: UNI EN 17412-1: la prima guidata in Europa dall’Italia sul tema della digitalizzazione delle costruzioni. Continuo a collaborare con diverse università, tra cui UCL (una delle migliori al mondo) e Northumbria University dove sono Visiting Professor: per affrontare problemi complessi come la crisi climatica c’è ancora più bisogno di collaborazione tra industria ed accademia. La mia visione è creare una una società sostenibile e inclusiva, ispirando le nuove generazioni a partecipare a questo obiettivo.

Donne nella scienza: Chi è Marzia Bolpagni?

Esperta di digitalizzazione dell’ambiente costruito riconosciuta a livello internazionale. La sua visione è creare una società sostenibile e inclusiva, ispirando le nuove generazioni a partecipare a questo obiettivo. Ingegnere edile laureata con lode presso l’Università degli Studi di Brescia. Ha successivamente conseguito un dottorato di ricerca presso il Politecnico di Milano sulla digitalizzazione dell’ambiente costruito. Oggi lavora per Mace dove sviluppa e implementa strategie digitali per clienti internazionali in diversi settori tra cui educazione, difesa, giustizia, farmaceutica, aviazione, finanziario e commerciale. Il suo impegno professionale punta a colmare il divario tra accademia ed industria. Ricopre ruoli di rilievo nell’industria e continua l’attività accademica come ricercatrice onoraria (Honorary Lecturer) presso la prestigiosa University College London (UCL) Bartlett School of Sustainable Construction, Visiting Professor presso Northumbria University nel Dipartimento di Ingegneria Meccanica e delle Costruzioni, ed è a capo della commissione di Standardizzazione e Modellazione del gruppo europeo di computazione per le costruzioni (EC3). Marzia Bolpagni guida un gruppo di lavoro europeo sulla digitalizzazione delle costruzioni dove rappresenta l’Italia (UNI) ed è l’autore di riferimento dello standard europeo EN 17412-1 sulla definizione del livello di fabbisogno informativo: la prima norma europea sul tema guidata dall’Italia. È Vice editrice del BIM Dictionary, dizionario open source sulla digitalizzazione dell’ambiente costruito del dove coordina 140+ esperti internazionali, e revisore della versione italiana. È Ambasciatrice dell’UK BIM Alliance, Ambasciatrice STEM, membro del gruppo di trasformazione digitale dell’Association of Consultancy and Engineering e Fondatrice di Italians in Digital Transformation UK, una comunità di 400+ professionisti con la passione per la trasformazione digitale e spirito collaborativo. Ad oggi ha partecipato ad oltre 120 eventi in 22 paesi, è autrice di articoli scientifici e pubblicazioni di settore riconosciuti a livello internazionale tra cui un recente testo su Industria 4.0 per il settore delle costruzioni. Vincitrice di numerosi premi prestigiosi tra cui Ingenio al femminile (2017) dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Vincitrice del premio individuale Mace Star Awards per Innovazione ed Eccellenza dei servizi offerti (2019), Vincitrice del premio individuale Giovane Ingegnere dell’anno dalla Royal Academy of Engineering e Sir George Macfarlane Medal per l’eccellenza del lavoro svolto (2021), Vincitrice del Premio individuale Professionista Emergente dell’Anno dall’ Association of Consultancy and Engineering (2021), Vincitrice del premio Inspiring Fifty: tra le 50 donne più influenti nella tecnologia in UK (2021), Vincitrice del prestigioso premio come Donna del Futuro per le Costruzioni (2021) e premiata come Alumna dell’Anno dall’Associazione Alumni dell’ Università degli Studi di Brescia.
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