Professione

Decreto Rilancio: ok al bonus professionisti per aprile e maggio

Il Governo annuncia liquidità anche per i mesi di aprile e maggio. Ma continuano le proteste per i contributi dai quali sono esclusi gli iscritti agli albi professionali
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Decreto Rilancio: ok al bonus professionisti per aprile e maggio

Il bonus da 600 euro per i professionisti iscritti alle casse private? Dopo marzo, sarà erogato anche per i mesi di aprile e maggio. L’annuncio, direttamente dalla sua pagina Facebook, arrivata dal Ministro Nunzia Catalfo.

Le rassicurazioni della titolare del Ministero del Lavoro, che fanno seguito a quelle del responsabile del Dicastero dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, arrivano dopo diversi giorni di dubbi, incertezze e polemiche sull’erogazione del bonus ai professionisti dei sistemi ordinistici.

Dubbi sul Decreto Rilancio che in ogni caso restano, soprattutto in merito alla platea coinvolta, alle modalità e alle tempistiche di erogazione delle risorse. Inoltre, continua la bagarre sui contributi a fondo perduto, che prevedono ancora l’esclusione di tutti gli iscritti ad un albo professionale. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza. In ogni caso, proprio in questi giorni il testo è stato convertito in legge, con l’approvazione da parte del Senato il 16 luglio. Ecco gli ultimi aggiornamenti.

Il decreto interministeriale

Le parole di Nunzia Catalfo dovrebbero sgomberare ogni perplessità. “L’art. 44 del Decreto Cura Italia conteneva anche le risorse per le indennità di lavoratori stagionali, intermittenti, prestatori d’opera, lavoratori porta a porta che nel Decreto Rilancio sono stati inseriti in un’altra norma (art. 78)”. E ancora: “Nei prossimi giorni emanerò il decreto interministeriale che assegnerà alla casse le risorse necessarie”.

Di fatto, affermazioni che dovrebbero mettere a tacere le proteste dei professionisti, legate essenzialmente all’articolo 78 e al successivo articolo 86 del Decreto Rilancio. In sostanza, si prevedeva il divieto di cumulo per i lavoratori danneggiati da Covid-19. Quindi, anche per i professionisti. Il nuovo decreto interministeriale probabilmente darà il via alle nuove erogazioni.

Resta da stabilire “quando” arriverà: l’incertezza temporale in questo caso non è stata dissipata. Neanche con le dichiarazioni su Facebook.

Un decreto che tarda ad arrivare

Come detto, con l’articolo 78 del decreto Rilancio l’articolo 44 del Cura Italia è stato modificato prevedendo oltre al bonus 600 euro di aprile anche un bonus 1.000 euro di maggio. Per il bonus 1.000 euro di maggio solo il decreto interministeriale può definire modalità e criteri di attribuzione, ma tarda ad arrivare. Nel testo convertito del Rilancio quindi permane un’anomalia che non è stata quindi corretta.

L’accesso al bonus professionisti

Per accedere al bonus professionisti i beneficiari non dovranno essere titolare di pensione né di contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Per consentirne l’erogazione anche ad aprile e maggio, il Decreto Rilancio ha aumentato il Fondo per il reddito di ultima istanza.

La dotazione dotazione è passata da 300 a 1150 milioni. A questo punto, in ogni caso, diventa di fondamentale importanza l’emanazione del nuovo decreto interministeriale. Ed è su questo documento che si gioca tutto.

Il testo dovrà essere particolarmente preciso e contenere informazioni definitive sulla platea dei soggetti interessati e i limiti di reddito. E ancora: le modalità di presentazione della domanda e i criteri per la graduatoria finale. Come ha confermato anche il ministro Gualtieri “Il Ministero del Lavoro insieme al Mef sta predisponendo il decreto attuativo per mettere le casse nelle condizioni di erogare nei prossimi giorni i 600 euro e la rata successiva di 1.000 euro”.

I contributi a fondo perduto

Il contributo è rivolto ai soggetti, imprese o professionisti, che non hanno superato, nell’anno 2019, ricavi o compensi di importo complessivo non superiore a 5 milioni di euro.

Tra i beneficiari i soggetti esercenti attività d’impresa e di lavoro autonomo e di reddito agrario, titolari di partita IVA.

Sono esclusi:

  • soggetti la cui attività sia cessata alla data di richiesta del contributo;
  • soggetti che hanno iniziato l’attività dopo il 30 aprile 2020, con l’eccezione delle partite Iva aperte dagli eredi per la prosecuzione dell’attività dei deceduti;
  • enti pubblici di cui all’art. 74 del Tuir;
  • intermediari finanziari e società di partecipazione di cui all’art. 162-bis del Tuir;
  • professionisti e lavoratori dipendenti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria;
  • soggetti che hanno diritto alla percezione delle indennità previste dagli articoli 27 (bonus professionisti) e 38 (bonus lavoratori dello spettacolo) del decreto legge n. 18 del 17 marzo 2020 (cosiddetto decreto “Cura Italia”).

L’ammontare del contributo

Ricordiamo che il contributo si calcola sulla differenza tra l’ammontare del fatturato di aprile 2020 e l’ammontare del fatturato di aprile 2019. Le percentuali sono le seguenti:

  • 20% in caso di ricavi o compensi nell’anno 2019 non superiori a 400 mila euro;
  • 15% in caso di ricavi o compensi nell’anno 2019 superiori a 400 mila euro e fino a 1 milione di euro;
  • 10% in caso di ricavi o compensi nell’anno 2019 superiori a 1 milione di euro e fino a 5 milioni di euro.

In ogni caso si garantisce un importo minimo non inferiore a 1.000 euro per le persone fisiche e a 2.000 euro per i soggetti diversi dalle persone fisiche (società).

Un comportamento iniquo

Un comportamento iniquo e discriminatorio, stando alle categorie professionali coinvolte. A cominciare da Inarcassa.

Il presidente Giuseppe Santoro argomenta così: “L’applicazione, nel cosiddetto Decreto Rilancio della regola dei due pesi e delle due misure, va azzerata una volta per tutte. Non possiamo essere definiti ‘imprenditori’ solo quando si tratta di essere tassati. Primi fra tutti gli architetti e ingegneri liberi professionisti, che da anni subiscono continue ‘vessazioni normative’ ed oggi non sono neanche ritenuti degni di essere sostenuti come gli altri lavoratori del Paese”.

Gli Ordini discriminati

Proteste condivise dal Comitato Unitario delle Professioni (CUP) e dalla Rete delle Professioni Tecniche. “L’esclusione di tutti i professionisti ordinistici dall’accesso ai contributi a fondo perduto è una scelta inaccettabile, che dimostra una volta di più un atteggiamento punitivo della politica nei confronti di un settore determinante per il sistema economico del nostro Paese – si legge in una nota congiunta -. Ci batteremo per modificare questa norma e affinché ci sia un’equiparazione tra le misure per le imprese e quella per i professionisti. Gli Ordini e i Collegi professionali chiedono al Governo un intervento per sanare questa evidente disparità di trattamento”.

Il Credito di imposta per gli affitti

L’ultimo testo del Decreto Rilancio permette ai professionisti iscritti agli Ordini di usufruire del cosiddetto “Bonus Affitti” (articolo 28, Credito di imposta). A condizione che nei mesi di marzo, aprile e maggio abbiano subito una diminuzione del fatturato o dei corrispettivi di almeno il 50% rispetto allo stesso mese del periodo d’imposta precedente. Con ricavi/compensi non superiori a 5 milioni di euro nel periodo d’imposta precedente, spetta un credito d’imposta nella misura del 60% dell’ammontare mensile del canone di locazione, di leasing o di concessione di immobili ad uso non abitativo. In caso di contratti di servizi a prestazioni complesse o di affitto d’azienda, spetta nella misura del 30% dei relativi canoni.

Il calcolo del bonus

Il bonus è commisurato all’importo versato nel periodo d’imposta 2020, con riferimento ai mesi di marzo, aprile e maggio. Il credito di imposta è utilizzabile nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta di sostenimento della spesa. Oppure in compensazione successivamente all’avvenuto pagamento dei canoni. Il credito d’imposta non concorre alla formazione del reddito ai fini delle imposte sui redditi e del valore della produzione per l’IRAP.

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