Edilizia

Sbloccacantieri, incertezze e tensioni per il decreto

Spunta l'ipotesi condono sulle costruzioni anteriori al 1977, ma la Lega nega. Le proposte della Rete delle Professioni Tecniche e dell'Anci
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Sbloccacantieri, incertezze e tensioni per il decreto
È stato approvato ‘salvo intese’ in tarda serata il decreto Sbloccacantieri. Un Consiglio dei ministri ad altissima tensione, più volte interrotto durante il pomeriggio, alla ricerca di un’intesa che sia il premier Giuseppe Conte parlando agli studenti della Lum che il Ministro alle Infrastrutture Toninelli durante il question time nel pomeriggio del 20 marzo, avevano dato per sicura.

Cosa c’è nel decreto Sbloccacantieri

È un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici e misure per l’accelerazione degli interventi infrastrutturali, norme per la semplificazione dell’attività edilizia in generale e scolastica in particolare e misure per eventi calamitosi. Il provvedimento è necessario per far ripartire circa trecento cantieri in tutta Italia. Un decreto composto da una trentina di punti, attorno ai quali naturalmente è spuntato nelle ultime ore lo spauracchio del condono di ispirazione leghista per sanare irregolarità su costruzioni anteriori al 1977, subito smentito da Matteo Salvini. Ma vediamo quali sono i temi principali inseriti nel decreto e quali sono le posizioni delle rappresentanze tecniche e politiche sul tema.

La questione del subbappalto

Nello schema del decreto sbloccacantieri c’è l’idea di eliminare l’obbligo di non superare la quota del 30% dell’importo complessivo del contratto di lavori per il subbappalto. Il limite del 30%, si spiega nel documento, “si applica alla sola categoria prevalente dell’appalto dei lavori“. Via l’obbligo di non superare la quota del 30% “anche per i lavori o componenti di notevole contenuto tecnologico o di rilevante complessità tecnica, quali strutture, impianti e opere speciali“. Si pensa anche a delle modifiche per “risolvere parte della procedura di infrazione nei confronti dell’Italia a seguito della costituzione in mora“, prevedendo  l’eliminazione dell’obbligo di indicazione della terna dei subappaltatori. Tra le proposte anche quella di alzarea 350 mila euro la soglia delle gare a procedura negoziata.

La posizione di RPT

La Rete Professioni Tecniche è stata invitata a partecipare al tavolo istituzionale voluto dal Presidente del Consiglio dei Ministri per discutere sulle prossime norme in materia di opere pubbliche. All’incontro hanno partecipato il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il Vice Presidente del Consiglio Luigi Di Maio e il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli. La RPT, ascoltata assieme ai rappresentanti del mondo delle costruzioni, ha espresso il punto di vista dei progettisti sulle linee di indirizzo illustrate dal Premier Conte. Il Governo ha riferito come si stia muovendo su due diversi piani. Da un lato si va verso una riforma organica del codice appalti. Dall’altro sta lavorando su due decreti legge aventi per oggetto lo sblocca cantieri e la semplificazione delle procedure. “Il vigente Codice dei contratti pubblici – commenta la RPT – per i professionisti dell’area tecnica ha rappresentato una importante conquista. La separazione dell’attività di progettazione da quella di esecuzione, l’affidamento dei lavori sulla base del progetto esecutivo e la rigida delimitazione del ricorso all’appalto integrato ne costituiscono i capisaldi, da sempre invocati dai professionisti come imprescindibili per tutelare la qualità della progettazione e garantire il rispetto dei tempi e dei costi di realizzazione delle opere pubbliche.

Il no, ribadito, alla centrale delle opere pubbliche

La Rete delle Professioni Tecniche, convocata insieme a diversi stakeholders per discutere del decreto Sbloccacantieri, ha ribadito anche che “ogni tentativo di revisione del testo vigente non può riguardare i suoi principi fondanti, pena il ritorno alle dinamiche del passato (caratterizzate dal ricorso abnorme alle varianti in corso d’opera, con conseguente lievitazione dei costi e dilatamento dei tempi di costruzione) che evidentemente riscuotono ancora consensi interessati. Nel più generale ambito della progettazione delle opere pubbliche, inoltre, è ancora viva la nostra preoccupazione per l’istituzione di una struttura per la progettazione di beni ed edifici pubblici che, se focalizzata sulla progettazione interna e non sulla programmazione e sulla pianificazione strategica, potrebbe rivelarsi inefficace, se non controproducente, per un reale miglioramento dei processi realizzazione delle opere pubbliche”.

Le proposte della Rete delle Professioni Tecniche

Oltre ad esprimere il proprio punto di vista sulle suddette questioni di carattere generale, la delegazione della Rete ha avanzato alcune proposte puntuali che potrebbero essere inserite nei decreti legge di prossima emanazione. In particolare si è proposto di:
    • ricorrere alla progettazione semplificata per gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria;
    • promuovere procedure semplificate e rapide per l’affidamento degli incarichi di servizi di architettura e ingegneria sotto la soglia dei 40.000 euro, abbandonando il criterio di selezione del prezzo più basso che rischia di cozzare contro il principio dell’equo compenso;
    • applicare la sussidiarietà dei professionisti nei confronti dei procedimenti ancora sottoposti all’autorizzazione da parte della pubblica amministrazione.

Le richieste dell’Anci

Che il tempo medio di realizzazione per opere pubbliche sotto i cinquecentomila euro sia di quattro anni e sopra i 50 milioni di quindici anni, è evidentemente un problema. I Comuni chiedono di poter procedere più speditamente ma per farlo servono interventi normativi determinati. Noi li suggeriamo da tempo, anche in collaborazione con l’associazione dei costruttori”. Per il decreto Sbloccacantieri l’Anci, l’associazione nazionale dei comuni italiani presieduta da Antonio Decaro, ha posto questo tema a Palazzo Chigi, durante le riunioni preliminari allo Sbloccacantieri. Ai piccoli comuni soprattutto servono norme più semplici, ma l’Anci ha anche chiesto “di valorizzare le stazioni uniche appaltanti e gli strumenti di aggregazione tra Comuni. Di semplificare le progettazioni perché non sia necessario arrivare a progetti esecutivi per le manutenzioni ordinarie. Infine abbiamo chiesto di reintrodurre l’appalto integrato, soluzione importante per i Comuni che hanno scarse risorse umane ed economiche per la progettazione esecutiva. Un altro tema che poniamo da tempo all’attenzione del governo è quello della riduzione del contenzioso: anche i ricorsi, infatti, fanno scattare la sospensione dei lavori in autotutela e di conseguenza comportano slittamenti significativi dei tempi dei lavori pubblici”.
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