Decreto Agricoltura: stop al fotovoltaico solo sui campi agricoli coltivabili
Il Consiglio dei Ministri ha approvato ieri sera il Decreto Agricoltura, ponendo fine alla diatriba sul fotovoltaico e l’agrivoltaico. Il provvedimento vieta l’installazione di nuovi impianti fotovoltaici a terra e l’estensione di quelli esistenti nelle zone agricole. Sono esentati gli impianti finanziati dal PNRR, quelli agrivoltaici e quelli realizzati in cave, miniere, aree ferroviarie e aeroportuali, fasce autostradali e impianti industriali.
Le tensioni dopo la bozza del decreto agrivoltaico
La controversia sull’agrivoltaico è iniziata la scorsa settimana con la circolazione della bozza del decreto. Secondo l’articolo 6, “le zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici sono aree non idonee all’installazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra di cui all’articolo 6-bis, lettera b) del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28″. Inoltre, “i procedimenti di autorizzazione in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto sono conclusi ai sensi della normativa previgente”.
Le associazioni del settore hanno subito sottolineato l’importanza di salvaguardare il fotovoltaico, anche agricolo. Tuttavia, nel decreto agricoltura approvato dal Consiglio dei Ministri, è stato confermato il nuovo divieto alla realizzazione di impianti fotovoltaici in aree agricole. Nonostante le obiezioni degli ambientalisti, l’articolo prevede alcune eccezioni per salvaguardare i fondi europei destinati all’agrivoltaico avanzato e alle Comunità Energetiche Rinnovabili.
Decreto Agricoltura: linea dura sul fotovoltaico, ma con alcune eccezioni
“Interveniamo e poniamo fine all’installazione selvaggia del fotovoltaico a terra“, ha dichiarato il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, al termine del Consiglio dei Ministri. “Ovviamente interveniamo con pragmatismo salvaguardando alcune aree […] e limitando questo divieto ai terreni produttivi“. Lollobrigida ha confermato la piena sintonia con il collega della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin.
Il decreto prevede esenzioni per gli impianti fotovoltaici realizzati in cave, miniere, aree in concessione a Ferrovie dello Stato e concessionari aeroportuali, aree di rispetto della fascia autostradale (fino a 300 metri dai lati stradali) e zone interne a impianti industriali. Sono salvaguardati anche tutti gli interventi in corso di approvazione: “Perché per noi vige la certezza del diritto“, ha affermato Lollobrigida.
La lunga controversia degli impianti fotovoltaici in aree agricole
Il decreto segna un punto di svolta nella questione degli impianti fotovoltaici in aree agricole, sollevata più volte negli ultimi anni. Il conflitto ha visto alcune Regioni scontrarsi con il Governo centrale per via di un processo di individuazione delle aree non idonee troppo rigido e in conflitto con una normativa nazionale più permissiva.
La situazione avrebbe dovuto essere risolta con il D.lgs. 199/2021, che ha recepito la Direttiva europea sulle rinnovabili (RED II). L’articolo 20 ha delineato le zone idonee e non allo sviluppo delle energie rinnovabili, fotovoltaico a terra compreso, in attesa di norme più specifiche per l’identificazione delle aree idonee. Tuttavia, il relativo Decreto Aree Idonee è attualmente impantanato da mesi nella Conferenza Stato-Regioni, senza progressi evidenti.
Decreto Agricoltura e fotovoltaico: conclusioni
Il nuovo decreto agricoltura, approvato dal Consiglio dei Ministri si inserisce in un quadro normativo complesso e cerca di bilanciare la necessità di limitare l’uso indiscriminato dei terreni agricoli per il fotovoltaico con l’obbligo di rispettare gli obiettivi europei. La decisione finale stabilisce eccezioni per le installazioni nelle aree non produttive e salvaguarda gli impianti avanzati e le Comunità Energetiche Rinnovabili, mantenendo il divieto generale sulle aree agricole coltivabili.
Nel complesso il provvedimento, frutto di un compromesso, non apporta cambiamenti significativi rispetto agli orientamenti governativi già espressi, ma potrebbe accelerare la definizione del quadro normativo in materia.

