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In Italia è urgente un Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici

Spesi in nove anni 13,3 miliardi di euro. Ma in Italia manca un Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, con una bozza ferma al 2018
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In Italia è urgente un Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici
I cambiamenti climatici stanno sempre più stravolgendo la terra e il nostro Paese. Preoccupazioni che aumentano a causa di continui disastri idrogeologici che le cronache ci rendono fedelmente. La preoccupazione è ancora maggior per l’Italia: in Europa sono ormai 24 le nazioni dotate di un Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. All’appello manca ancora proprio l’Italia, con una bozza di documento ferma al 2018. E’ quanto emerge dal recente Rapporto 2022 “Il clima è già cambiato” dell’Osservatorio Legambiente Cittàclima. Anche perché nel nostro Paese il bilancio è allarmante: dal 2010 al 31 ottobre 2022 sono stati registrati 1.503 fenomeni estremi, 780 i Comuni colpiti e 279 le vittime. Negli ultimi nove anni l’Italia ha speso 13,3 miliardi di euro in fondi per la gestione delle emergenze meteoclimatiche.

Il Rapporto dell’Osservatorio

Nei primi dieci mesi del 2022, nella Penisola si contano 254 fenomeni meteorologici estremi. Dei 1.503 eventi estremi verificatisi negli ultimi 13 anni, tra le regioni più colpite vi sono: Sicilia (175), Lombardia (166), Lazio (136), Puglia (112), Emilia-Romagna (111), Toscana (107). Su 1.503 fenomeni, ben 529 sono stati allagamenti da piogge intense, che diventano 768 se si considerano gli effetti collaterali come grandinate ed esondazioni. Ben 531 i casi di stop alle infrastrutture con 89 giorni di chiusura per metropolitane e treni urbani, 387 eventi con danni causati da trombe d’aria. Ad andare in sofferenza sono soprattutto le grandi città: su tutte Roma, dove si sono verificati 66 eventi, 6 solo nell’ultimo anno. Ben oltre la metà, 39, hanno riguardato allagamenti a seguito di piogge intense. Male anche Bari con 42 eventi). Milano arriva a 30 eventi, con 20 esondazioni dei fiumi Seveso e Lambro.

Costi e prevenzione

Per Legambiente l’Italia deve mettere in campo politiche nuove per evitare che gli impatti siano ancora più rilevanti. I dati del Rapporto “Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio” di Ispra sono eloquenti. Il 18,4% del territorio italiano ricade nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni. Oltre 6,8 milioni di persone vivono in aree a rischio per alluvioni, ossia l’11,5% del totale, mentre 1,3 milioni si trovano in aree a rischio frane. Un altro aspetto drammatico è quello degli edifici a rischio alluvioni, oltre 1,5 milioni ossia il 10,7% del totale. L’Italia ha speso un’enorme quantità di soldi in questi decenni per rincorrere i danni provocati. Ma quanto spendiamo per la prevenzione? Dal 1999 al 2022 sono stati 9.961 gli interventi avviati per mitigare il rischio idrogeologico in Italia per un totale di 9,5 miliardi di euro, con una media di 400 milioni di euro l’anno.

A che punto è il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici?

Le richieste di Legambiente sono chiare: da un punto di vista internazionale è fondamentale che si arrivi ad un accordo COP27 ambizioso, in grado di mantenere vivo l’obiettivo di 1.5°C. La politica nazionale, poi, deve fare la sua parte. “Al Governo Meloni e al Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin l’associazione chiede che venga aggiornato e approvato entro la fine dell’anno il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC) rimasto in bozza dal 2018”. Grande assente l’Italia che per altro – stando ai dati disponibili da maggio 2013 a maggio 2022 e rielaborati da Legambiente – ha speso 13,3 miliardi di euro in fondi assegnati per le emergenze meteoclimatiche. Si tratta di una media di 1,48 miliardi/anno per la gestione delle emergenze, in un rapporto di quasi 1 a 4 tra spese per la prevenzione e quelle per riparare i danni.

Le buone pratiche per l’adattamento ai cambiamenti climatici in atto

Non solo brutte notizie. Esistono anche delle buone pratiche. Innanzitutto, il successo del programma sperimentale di interventi per l’adattamento ai cambiamenti climatici in ambito urbano, emanato nel 2021 dal MITE. Previsto il finanziamento di differenti tipologie di interventi di adattamento nelle aree urbane italiane. Sono decine le città che hanno presentato, e dove è stato finanziato, almeno un progetto di adattamento. Tra questi, ad esempio, Cremona con i Boschi della Villetta e La strada in Verde, Lucca con Le scuole verdi, a Ferrara dove le azioni di adattamento riguarderanno Piazza Cortevecchia, a L’Aquila progetti di riforestazione urbana. All’estero ecco l’esempio di Los Angeles, in California, dove è stato approvato un Piano per il riciclo delle acque reflue che prevede che il 70% dell’acqua sia di provenienza locale entro il 2035, in un’ottica di miglioramento del deflusso delle acque.
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