A Roma la micromobilità elettrica potrebbe coprire il 20% degli spostamenti

Sono in continua crescita i dati della micromobilità elettrica in Italia. Dal settimo rapporto dell’Osservatorio Focus2R, la ricerca promossa da Confindustria Ancma (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori) con Legambiente, emerge, in particolare, che aumentano gli spostamenti privati di bici. Anche elettriche e di due ruote motorizzate. Basti pensare che nel 2021 sono state oltre 1,9 milioni le biciclette vendute, con una crescita del 5% per le e-bike. Illuminante, a tal proposito, l’indagine condotta da Enea: a Roma bici e monopattini elettrici potrebbero coprire mediamente fino al 20% degli spostamenti effettuati con auto privata dal lunedì al venerdì. L’uso del mezzo privato nell’ora di punta, invece, si potrebbe ridurre di un 10%. Come? Utilizzando in alternativa metro o treno in combinazione con monopattini elettrici privati trasportabili a bordo.
Micromobilità elettrica a Roma: come funziona?
La ricerca, di Enea, in collaborazione con le università “Roma Tre” e “Roma Tor Vergata”, è stata condotta su un campione di 240 mila autovetture, per un totale di 9 milioni di spostamenti monitorati. Nello specifico, i ricercatori hanno sviluppato un nuovo indice, denominato Micromobility Compatibility Index (MCI). Un indice che misura la potenziale compatibilità delle infrastrutture viarie con i mezzi di micromobilità (soprattutto e-bike e monopattini) per tutta l’area metropolitana di Roma suddivisa in circa 1.400 zone. Dall’indice emerge che la Capitale ha un buon potenziale di sviluppo della mobilità alternativa. Se si prende in considerazione la soluzione di viaggio che prevede la combinazione di monopattino e mezzi di trasporto pubblici, le percentuali più elevate di domanda potenziale di micromobilità si registrano lungo le linee B1 e C della metropolitana.
Mappatura aree e sostenibilità
“La nostra indagine puntava a identificare i viaggi in automobile ‘trasferibili’ verso nuove forme di micromobilità elettrica – afferma Carlo Liberto, ricercatore del Laboratorio Enea Sistemi e Tecnologie per la Mobilità Sostenibile -. Siamo partiti fissando due soglie di distanza massima percorribile dai mezzi elettrici, 6 chilometri per le bici e 3 chilometri per i monopattini. Si è considerato che saranno più inclini ad adottare soluzioni di micromobilità elettrica quegli utenti che si muovono in zone con una prevalenza di piste ciclabili o di strade a velocità ridotta. Dove la percezione di sicurezza è maggiore”. Risultati utili per mappare le aree “dove sarebbero più necessari interventi infrastrutturali. Per offrire ai cittadini la possibilità di utilizzare altre forme di mobilità più rispettose della sostenibilità”, sottolinea Francesco Vellucci, responsabile del Laboratorio Enea Sistemi e Tecnologie per la Mobilità Sostenibile.
Un progetto replicabile
Lo studio Enea è replicabile in tutte le città che dispongono di banche dati su mobilità individuale, infrastrutture viarie e servizi di trasporti. Identificando le aree urbane a maggiore potenziale di sviluppo della micromobilità. “Per stime più accurate sul mercato potenziale sarà necessario organizzare indagini campionarie più specificatamente articolate su fattori e caratteristiche personali dell’utente. Come, ad esempio, età, genere, reddito, attitudine a comportamenti ‘green’, esigenze di mobilità e stile di vita”, aggiunge Vellucci. “In Italia – conclude – il 32% degli spostamenti viene effettuato con micromobilità e mobilità attiva. Certamente non possono sostituire completamente il mezzo privato in tutte le situazioni. Ma possono diventare un alleato del trasporto pubblico nel contenimento del traffico cittadino, dell’inquinamento e nel miglioramento della qualità di vita”.