Sicurezza sul lavoro

Stress termico e gerarchia dei controlli: come gestire il lavoro in condizioni climatiche estreme?

La strategia e gli strumenti a disposizione per garantire la tutela della salute dei lavoratori sottoposti a stress termico
Condividi
Stress termico e gerarchia dei controlli: come gestire il lavoro in condizioni climatiche estreme?
L’aumento dello stress termico e del lavoro in condizioni climatiche estreme è un fenomeno stagionale che si prevede avrà livelli di criticità sempre più elevati in futuro. Questo richiama periodicamente la necessità di riflettere su come definire controlli adeguati per gestire il rischio legato al microclima. L’Ispettorato Nazionale del Lavoro- INL, infatti, ha emesso una comunicazione ai suoi uffici territoriali attraverso la circolare del 13/07/2023 riguardante la Tutela dei lavoratori sul rischio legato ai danni da calore. La circolare fa riferimento a note precedenti che forniscono indicazioni operative. L’obiettivo è attirare l’attenzione sugli uffici regionali e territoriali sull’importanza di proteggere i lavoratori dai rischi termici, sia attraverso attività di ispezione che fornendo informazioni preventive ai datori di lavoro e ai lavoratori. La comunicazione sottolinea l’importanza di tutelare i lavoratori dal rischio da calore negli ambienti di lavoro. Vengono fornite linee guida, strumenti e norme tecniche per valutare il rischio termico e adottare misure preventive. Si menziona anche la possibilità di richiedere la cassa integrazione guadagni in caso di temperature elevate. Inoltre, si evidenzia l’impatto delle nuove tecnologie digitali sulla salute e sicurezza dei lavoratori. La Campagna “Ambienti di lavoro sicuri e sani” promuove l’uso consapevole delle nuove tecnologie per migliorare le condizioni di lavoro. Garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori deve rimanere una priorità assoluta. Come gestire, dunque, il lavoro in condizioni climatiche estreme come quelle attuali? Partendo innanzitutto dai principi della gerarchia dei controlli del rischio che considera lo stress termico come rischio inaccettabile. Vediamo come funziona.

Come funziona il modello alla base della gerarchia dei controlli?

La gerarchia dei controlli, in lingua originale hierarchy of controls, è un concetto dovuto al National Safety Council, una organizzazione no-profit e non governativa, fondata nel 1913 da un gruppo di industriali e tecnici nordamericani, con l’obiettivo di promuovere la sicurezza della vita umana nelle industrie degli Stati Uniti. Il NSC è oggi attivo più che mai, offre servizi e svolge ricerche nei campi della sicurezza sul lavoro, stradale e all’interno delle famiglie, studiando e divulgando buone prassi, erogando formazione, collaborando con i governi locali e federali e agendo come gruppo di pressione politica. I concetti della gerarchia vengono sviluppati dal NSC negli anni 1950, secondo il ragionamento che il controllo dell’esposizione ai rischi sul luogo di lavoro è il metodo fondamentale per proteggere i lavoratori: un modello che fu creato per mostrare come una corretta progettazione, l’eliminazione dei pericoli e i controlli ingegneristici devono essere prioritari, perché sono le protezioni più efficaci. Questo modello è noto attraverso la rappresentazione grafica che ne ha dato il NIOSH, il National Institute for Occupational Safety and Health, l’agenzia federale statunitense che ha come scopo la ricerca e la definizione di buone prassi per la protezione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, ed è parte del U.S. Department of Health and Human Services, il Dipartimento per la salute e i servizi umani, equivalente a livello federale USA del nostro Ministero della Salute. È rappresentato con un triangolo rovesciato, con la base in alto, diviso in cinque settori ad andamento orizzontale, ciascuno dei quali rappresenta un controllo del rischio, una misura di prevenzione e protezione. I controlli sono ordinati per efficacia, in alto i più validi, in basso quelli che lo sono di meno, e una breve spiegazione è riportata a fianco del loro nome. Sono:
  • Rimuovere fisicamente il pericolo.
  • Sostituire il pericolo.
  • Controlli ingegneristici. Isolare le persone dal pericolo.
  • Controlli amministrativi. Cambiare il modo in cui le persone lavorano.
  • Proteggere il lavoratore con i dispositivi di protezione individuale.

La gerarchia dei controlli del rischio e lo stress termico

Secondo questi principi, una volta che l’esito del processo di valutazione dei rischi abbia dimostrato che il rischio collegato ad una particolare condizione è inaccettabile, occorre provare inizialmente a adottare la tipologia più efficace del controllo del rischio, la sua eliminazione. Una volta eseguito, è necessario ripetere la valutazione dei rischi per definire il livello di rischio residuo: se questo è ancora a livelli inaccettabili, allora occorrerà provare ad implementare un controllo della tipologia immediatamente meno efficace, in questo caso la sostituzione. L’operazione va ripetuta, scendendo di livello di efficacia, fino a che il rischio residuo diventa accettabile, o fino a dovere utilizzare i dispositivi di protezione individuale, considerati il controllo del rischio meno efficiente. Il risultato di questo processo è l’identificazione della combinazione più efficace di controlli per combattere il rischio. stress termico grafico   La hierarchy of controls è il fondamento del concetto di prevention through design, la prevenzione attraverso la progettazione. Quando questo strumento fu definito, si rivolgeva ad un ambito esclusivamente tecnico, ed è solo grazie al fatto che riguarda principi astratti, slegati da qualsiasi contingenza specialistica, che mantiene la sua validità anche oggi. Si tratta infatti di un sistema che può essere applicato a qualsiasi tipo di rischio, sia infortunistico che strategico, e si presta tranquillamente a gestire il pericolo collegato ai lavori all’aperto dove i lavoratori sono esposti alle alte temperature tipiche di questa estate, resa torrida dal cambiamento climatico.

La protezione dei lavoratori dallo stress termico

Capacità analitica e conoscenza degli standard di riferimento per la protezione dei lavoratori dal caldo sono il necessario strumento per condurre questa operazione. L’eliminazione del pericolo la si può ottenere cancellando le operazioni che non sono strettamente necessarie, per tutto il tempo in cui durerà questa canicola.
Il termine “canicola” non è un termine dialettale, ma individua il transito del sole attraverso le costellazioni del Cane maggiore e del Cane minore, che per il nostro emisfero avviene tra luglio e agosto.
Se questo non è possibile, occorre sostituire ciò che è pericoloso con ciò che non lo è, o lo è in grado minore: lavorare alla notte o al di fuori delle ore di caldo più intenso, conformemente alle indicazioni degli standard che guidano nell’analisi di queste condizioni lavorative, è un modo per ottenere tutto ciò. Il documento “L’esposizione al caldo e al freddo”, INAIL 2018, è una interessante pubblicazione che fornisce un panorama degli standard principali per la valutazione dei rischi, legati alle condizioni microclimatiche del luogo di lavoro. L’ACGIH, la Conferenza Americana degli Igienisti Industriali Governativi – famosa per il meritorio lavoro di catalogazione dei livelli di esposizione degli agenti chimici e fisici – dedica un capitolo al Thermal stress, lo stress termico, fornendo istruzioni pratiche su come definire i controlli del rischio. Ombreggiare le aree di lavoro è una modalità per il controllo ingegneristico del rischio, mentre definire turni lavorativi inframmezzati a pause da trascorrere in locali acclimatati – anche questa una indicazione degli standard sul tema – e la fornitura di bevande fresche, accompagnate ad integratori salini, sono controlli amministrativi. Per ultimo, l’adozione di dispositivi di protezione individuale progettati specificamente per il loro utilizzo in climi torridi, può servire ad alleviare il carico fisico sui lavoratori. Esistono norme tecniche anche relativamente a questo argomento anche se, in realtà, molto spesso è sufficiente consultare un buon catalogo di DPI. L’operaio che lavora a torso nudo e in pantaloncini non è solo uno spettacolo poco edificante, ma è la dimostrazione della sottovalutazione dei problemi legati alla sua protezione. Articolo pubblicato il 20 luglio 2022 e aggiornato il 18/07/2023
Condividi

Potrebbero interessarti

Decreto Salva Casa

Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 124 del 29 maggio 2024 il Decreto Legge 29 maggio 2024, n. 69 recante “Disposizioni urgenti in materia di...

Nuovo Codice appalti

Un vero e proprio cambio di paradigma, mirato a ristabilire un equilibrio tra la necessità di velocizzare le procedure di appalto e...