Sicurezza sul lavoro

Il ruolo delle istituzioni nella sicurezza sul lavoro

Un'analisi del quadro normativo italiano in tema di sicurezza sul lavoro e il ruolo delle istituzioni in tale contesto
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Il ruolo delle istituzioni nella sicurezza sul lavoro
Il quadro normativo italiano in tema di sicurezza sul lavoro non è frutto esclusivo di iniziative nazionali, ma trae origine da impegni assunti dal nostro paese e da tendenze che si sviluppano a livello internazionale. Questo articolo è offerto da SIMPLEDO, la piattaforma web-based, organizzata in moduli, nata per monitorare e gestire a 360° tutte le attività del Manager HSE. Per maggiori informazioni clicca nel box qui sotto È noto a tutti gli specialisti che la legislazione specialistica riflette l’adesione dell’Italia alle direttive emanate dall’Unione Europea, come parte integrante dell’appartenenza al blocco comunitario. Meno conosciuto ma di rilevanza fondamentale è il contributo dell’International Labour Organization (ILO), agenzia delle Nazioni Unite dedicata alle questioni del lavoro. Nel corso degli anni, l’Italia ha ratificato diverse convenzioni ILO, fornendo così un quadro normativo ancorato a principi universalmente riconosciuti. Queste le principali convenzioni adottate dall’Italia:
  • Convenzione sulla libertà di associazione e sulla protezione del diritto di organizzazione, adottata nel 1948 (numero 87): garantisce il diritto dei lavoratori di formare sindacati e associazioni, assicurando protezione contro interferenze o discriminazioni nell’esercizio di tali diritti.
  • Convenzione sul diritto all’organizzazione e sulla contrattazione collettiva, adottata nel 1949 (numero 98): protegge il diritto dei lavoratori di organizzarsi e di negoziare collettivamente con i datori di lavoro per migliorare le condizioni di lavoro e i salari.
  • Convenzione sul lavoro forzato, adottata nel 1930 (numero 29, e relativo protocollo del 2014): vieta il lavoro forzato e obbliga i membri a prendere misure efficaci per eliminare il lavoro forzato o coatto in tutte le sue forme.
  • Convenzione sull’abolizione del lavoro forzato, adottata nel 1957 (numero 105): mirata ad abolire il lavoro forzato in tutte le sue forme attraverso misure legislative e altre misure appropriate.
  • Convenzione sull’età minima, adottata nel 1973 (numero 138): stabilisce l’età minima per l’impiego, assicurando che i bambini non vengano impiegati prima di un’età adeguata, consentendo così lo sviluppo completo e sano.
  • Convenzione sulle forme peggiori di lavoro minorile, adottata nel 1999 (numero 182): affronta le forme più gravi di lavoro minorile, comprese la schiavitù, il traffico di bambini e l’impiego in attività dannose o pericolose.
  • Convenzione sulla parità di remunerazione, adottata nel 1951 (numero 100): promuove la parità di trattamento tra lavoratori e lavoratrici per lavoro di uguale valore, con l’obiettivo di garantire la parità di retribuzione.
  • Convenzione sulla discriminazione (impiego e occupazione), adottata nel 1958 (numero 111): combatte la discriminazione nell’impiego e nell’occupazione, promuovendo l’uguaglianza di opportunità e trattamento in materia di occupazione e professione.

Gli standard globali per il lavoro influiscono sul quadro normativo italiano

Ma le grandi organizzazioni internazionali influiscono anche sulla normazione tecnica. Ad esempio, le Nazioni Unite (ONU) e la International Organization for Standardization (ISO) sono due entità distinte, ciascuna con ruoli specifici, ma entrambe impegnate in attività internazionali. La prima è un’organizzazione intergovernativa fondata nel 1945, composta da 193 Stati membri, con l’obiettivo principale di promuovere la cooperazione internazionale e risolvere questioni globali attraverso il dialogo e l’azione concertata. Le sue attività spaziano da questioni di pace e sicurezza a sviluppo sostenibile, diritti umani, aiuto umanitario e altro ancora, e gestisce anche diverse agenzie specializzate, tra cui il già ricordato International Labour Organization, che elabora norme internazionali del lavoro. ISO è un’organizzazione non governativa fondata nel 1947 e composta da rappresentanti delle organizzazioni nazionali di standardizzazione di più di 160 paesi, che sviluppa e pubblica standard tecnici internazionali in una vasta gamma di settori, tra cui la tecnologia, l’industria, l’agricoltura, la sanità e altro ancora. Sono norme volontarie che vengono adottate da imprese, governi e organizzazioni in tutto il mondo per promuovere l’efficienza, la sicurezza e l’interoperabilità.

La collaborazione fra organizzazioni

Sebbene ONU e ISO abbiano scopi e mandati diversi, collaborano in alcuni settori in cui la standardizzazione può contribuire ad obiettivi globali di comune interesse. Ad esempio, gli standard ISO possono essere utilizzati come strumenti pratici per implementare politiche e progetti legati a obiettivi dell’ONU, come lo sviluppo sostenibile e la riduzione della povertà. La International Organization for Standardization ha instaurato una collaborazione fondamentale con le Nazioni Unite fin dal 1947, una partnership che intende a plasmare il futuro come forza trasformativa, guidando l’implementazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU e sviluppando legami stretti tra i suoi comitati tecnici e le organizzazioni dell’ONU in diversi settori. Alcune delle agenzie ONU coinvolte nello sviluppo degli standard ISO sono:
  • FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura);
  • ICAO (Organizzazione dell’Aviazione Civile Internazionale);
  • ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro);
  • IMO (Organizzazione Marittima Internazionale);
  • UNCTAD (Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo);
  • UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente);
  • UNIDO (Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale);
  • WHO (Organizzazione Mondiale della Sanità);
  • WIPO (Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale).
L’ONU è l’arena globale dove le nazioni si riuniscono per discutere e formulare politiche che riguardano il mondo intero. Vista la stretta relazione con ISO, non sorprende che questa abbia sviluppato uno standard significativo come l’ISO 45001, intitolato “Sistemi di gestione per la salute e sicurezza sul lavoro – Requisiti e guida per l’uso”, che riveste un’importanza fondamentale per la tutela internazionale dei lavoratori.

Un approccio integrato per un futuro sostenibile

Le grandi organizzazioni internazionali hanno integrato la tutela della salute e sicurezza sul lavoro all’interno del contesto più ampio della sostenibilità, una prospettiva che è stata definita dal concetto di Environmental, Social, and Governance (ESG) legato agli investimenti economici. Il termine ESG, originariamente coniato durante la conferenza “Investing for Long-Term Value” a Zurigo nel 2005, si riferisce infatti a fattori ambientali, sociali e di governance che influenzano le decisioni di investimento ed è un concetto che è stato promosso dall’UN Global Compact, il patto mondiale delle Nazioni Unite nato nel 2000 per spingere le aziende a adottare politiche sostenibili e responsabilità sociale d’impresa.

Salute e sicurezza sul lavoro e principi ESG

L’integrazione della salute e sicurezza sul lavoro nei principi ESG riflette la consapevolezza dell’importanza del benessere dei lavoratori e della responsabilità verso le comunità. La sostenibilità, come parte integrante della gestione aziendale responsabile, si estende oltre gli aspetti ambientali, affrontando anche questioni sociali e di governance. Questo approccio strategico non solo contribuisce al benessere dei lavoratori, ma anche all’immagine e alla reputazione aziendale, elementi chiave per gli investitori sensibili ai principi ESG: l’integrazione della salute e sicurezza sul lavoro in questo contesto più ampio è una testimonianza dell’impegno delle organizzazioni verso una gestione sostenibile e responsabile, creando valore a lungo termine per tutte le parti interessate coinvolte. Attualmente, esiste una strategia consolidata che sfrutta la leva economica per promuovere condizioni di lavoro dignitose e sicure, e al suo interno i governi nazionali e internazionali giocano un ruolo chiave nel supportarle attraverso meccanismi economici e incentivi. Le imprese che adottano buone pratiche ESG beneficiano direttamente di un accesso agevolato al credito, perché le istituzioni finanziarie, in sintonia con gli obiettivi di sostenibilità, sono inclini a favorire con condizioni più vantaggiose quelle aziende impegnate in politiche che migliorano la salute e sicurezza sul lavoro. Ciò non solo premia le imprese virtuose ma crea un incentivo tangibile a investire in infrastrutture e politiche di sicurezza. Parallelamente, i governi hanno implementato meccanismi fiscali e contributivi incentivanti. Ad esempio, le norme premiali dell’INAIL sono un esempio concreto di come il governo italiano sostenga attivamente le aziende impegnate nel miglioramento continuo delle prestazioni SSL: attraverso benefici fiscali e contributivi, le imprese che adottano misure preventive godono di un vantaggio economico, evidenziando l’efficacia delle politiche governative nel promuovere la salute e sicurezza sul lavoro. L’approccio congiunto delle istituzioni finanziarie e dei governi ha l’obiettivo di generare un impulso significativo verso la conformità alle migliori pratiche, sottolineando l’importanza di un approccio integrato per garantire il benessere dei lavoratori e la sostenibilità aziendale.

Un quadro integrato per la salute e sicurezza sul lavoro

In conclusione, il quadro normativo italiano in materia di sicurezza sul lavoro si configura come un intricato intreccio di impegni e iniziative internazionali e locali: una sinergia con l’obiettivo di creare un terreno fertile per un ambiente lavorativo più sicuro e sostenibile. L’approccio integrato che unisce norme internazionali, legislazione nazionale e incentivi economici è la chiave per plasmare un futuro in cui la salute e la sicurezza sul lavoro non sono solo obblighi normativi, ma valori fondamentali che guidano il progresso e la prosperità globale.
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