Sicurezza sul lavoro

Cantieri, la denuncia dell’Oice: protocollo confuso sulla sicurezza

Secondo l'Oice le misure non garantiscono un'efficace gestione dei rischi nei cantieri. Necessario anche un fondo pubblico per sostenere i costi aggiuntivi
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Cantieri, la denuncia dell’Oice: protocollo confuso sulla sicurezza

Le nuove misure per far ripartire i cantieri nella Fase 2 sono imprecise e confuse. A dirlo è l’Oice in un comunicato stampa recentemente diffuso. L’Associazione delle società di ingegneria e di architettura italiane ritiene che, dal punto di vista dei direttori lavori e dei coordinatori per la sicurezza in fase di esecuzione, il protocollo del 24 aprile allegato al DPCM sia inadeguato. E non risolve le lacune sottolineate da OICE come ostative a un corretto svolgimento delle attività di cantiere e a un’efficace gestione dei rischi.

“Siamo preoccupati dice il Presidente Gabriele Scicolone perché si partirà con difficoltà nella ripresa dei cantieri.

Necessario un Fondo pubblico di emergenza

Dal Protocollo si evince infatti con chiarezza che la necessità di riconfigurare i cantieri, le pianificazioni e l’uso di specifici DPI comporterà dei costi aggiuntivi. Ma, ribadisce l’Oice, per far fronte a queste spese, che non saranno di poco conto, è necessario un Fondo pubblico di emergenza.

Senza il quale, continua Scicolone, “ci si incaglierà tra committenti che non li hanno nelle proprie disponibilità e imprese che li vorranno riconosciuti, inchiodando la ripartenza. O, peggio, si tornerà a cercare le scorciatoie a tutto svantaggio dei lavoratori. Questi costi sono a tutti gli effetti “costi della sicurezza”, quindi incomprimibili e non scontabili.”

Misure in contrasto con la normativa

L’Associazione evidenzia poi delle incongruità nel Protocollo, che andrebbero risolte. Come ad esempio l’assegnazione al CSE alcuni compiti di vigilanza, che sono invece propri del datore di lavoro. O l’attribuzione al CSP di compiti che non sono coerenti con la normativa di rango primario.

“Si rischia- dichiara Scicolone– che il protocollo sia disapplicato, su questi punti, per contrasto con il decreto 81/08.”

Al di là del Protocollo, l’Associazione sottolinea che è necessario intervenire anche sul fronte normativo. Uno dei temi da affrontare è ad esempio quello delle responsabilità derivanti dall’evento Covid in cantiere, alla luce di quanto previsto dall’articolo 42, comma 2 del decreto Cura Italia.

Secondo Scicolone bisogna partire “dall’impossibilità di stabilire la presunzione semplice di origine professionale che terrorizza i datori di lavoro, che rischiano di diventare i capri espiatori dell’emergenza”. Definendola “una grave disattenzione che mina la ripartenza”.

Serve uno strumento più efficace

L’Oice ribadisce alcune riserve sul Protocollo e annuncia che fornirà nei prossimi giorni i riscontri delle esperienze applicative. Con l’obiettivo di contribuire all’emissione di uno strumento più efficace e più in linea con la normativa vigente.

Esprime invece un giudizio positivo in merito al fatto che il Protocollo sia stato reso cogente, inserendolo come allegato al Dpcm.

Le proposte integrative dell’Oice

Nelle scorse settimane l’Oice aveva già espresso il proprio parere sul Protocollo. E lo aveva fatto inviando alla “Task force Colao”, al Governo, al Parlamento e all’ANAC alcune proposte integrative. Ribadendo alcune priorità ritenute fondamentali per assicurare la ripartenza in sicurezza dei cantieri pubblici e privati bloccati.

Queste le considerazioni riportate:

  • necessità di cogenza delle linee guida, implementate opportunamente nei contenuti, per permetterne  l’immediata fruibilità alla ripartenza, con criteri chiari ed omogenei, da tutti gli operatori della filiera;
  • organizzazione e disponibilità di presìdi sanitari capillari su tutto il territorio nazionale, che siano riferimento efficace per le necessità degli operatori, capaci di indirizzarne gli adempimenti e di garantire supporto e vigilanza a tutti i processi produttivi avviati e alle imprese di tutte le dimensioni;
  • disponibilità, senza restrizioni, dei dispositivi di contenimento necessari, con la creazione di filiere produttive nazionali per garantire in ogni cantiere DPI e termoscan, evitando blocchi delle attività appena riavviate per loro mancanza;
  • definizione chiara delle responsabilità in capo agli attori della filiera, lato Committenza e lato Appaltatore. Con riferimento puntuale ai rispettivi adempimenti fissati nelle line guida, onde evitare paralisi per conflitti di responsabilità;
  • puntuale ed esaustiva esplicitazione delle modalità di aggiornamento dei PSC, di redazione delle procedure in capo all’Appaltatore, dell’aggiornamento connesso dei POS e del loro coordinamento con PSC e procedure;
  • esplicite modalità di verifica del rispetto degli adempimenti e formalizzazione degli esiti a beneficio dei risultati attesi;
  • creazione di un Fondo alimentato con risorse pubbliche che ristori i maggiori costi sostenuti da tutti gli attori coinvolti nei processi di cantiere (DL, CSE, Appaltatore e Stazione appaltante) per l’impatto indotto dalle misure di contenimento del Covid 19, vera e propria “forza maggiore” imprevedibile.
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