L’interazione tra ESG e Sicurezza dei lavoratori si è evoluta negli ultimi anni, allargando le prospettive del mondo aziendale e generando anche la specializzazione di nuove figure professionali. Vediamo come si è sviluppato e quali frutti sta dando questo processo.ESG è quell’acronimo che significa Environmental Social and Governance, volendo indicare i fattori, gli elementi e i problemi di natura ambientale, sociale e di governance legati agli investimenti economici, dove governance è il modo in cui le aziende sono dirette e controllate. Si tratta di un termine che è stato coniato nella conferenza Investing for Long-Term Value, investire per valore a lungo termine, un incontro tenuto a Zurigo, in Svizzera, nell’agosto del 2005, promosso dal UN Global Compact.
Questo è il patto mondiale delle Nazioni Unite nato nel 2000, per incoraggiare le aziende di tutto il mondo a adottare politiche sostenibili e nel rispetto della responsabilità sociale d’impresa, e rendere chiaro ai mercati finanziari che le grandi istituzioni internazionali di lì in avanti avrebbero inteso privilegiare gli investimenti in quelle organizzazioni economiche che avrebbero preso in considerazione i temi ambientali, sociali e di governance nella loro attività. Chiaramente per trattarli in modo, si direbbe, illuminato, o, sostenibile.
Nascendo dal mondo della finanza, la sostenibilità aziendale dà molta importanza alla rendicontazione delle prestazioni economiche e no. Con il tempo si sono affermati standard che rendono possibile la comparazione dei risultati delle varie organizzazioni e i governi nazionali e sovranazionali hanno imposto obblighi di rendicontazione non finanziaria per le imprese. L’Unione Europea, che ha iniziato a definire criteri per la redazione dei bilanci alla fine degli anni Settanta, più recentemente, con la direttiva 2014/95/EU, ha stabilito un quadro normativo uniforme per le informazioni non finanziarie per gli Stati membri.
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Come far dialogare ESG e Sicurezza dei lavoratori?
La rendicontazione degli aspetti ESG viene quindi tipicamente coordinata da economisti di formazione, ma fa riferimento a processi che richiedono conoscenze interdisciplinari: la tutela dell’ambiente, della salute e sicurezza dei lavoratori… Obiettivi che corrono il rischio di non essere compresi fino in fondo o, peggio, di essere ridotti alla semplice rappresentazione auto elogiativa di attività di facciata.
Dal momento che, continuando a riferirsi agli strumenti del XX secolo per affrontare problemi moderni, c’è la possibilità di fallire, è essenziale che i tradizionali esperti in materia di rispetto ambientale e tutela della salute e sicurezza sul lavoro, nonché e soprattutto il management aziendale, allarghino la loro prospettiva, adottando e incoraggiando un approccio olistico ai processi che sono stati tradizionalmente discretizzati nelle loro parti costitutive. La capacità di riconoscere e seguire i requisiti di legge non è più lo strumento primario del professionista, ma deve coniugarsi con la conoscenza di come leggere le organizzazioni nei loro aspetti sociali e di comunità umana, comprendere i processi tecnologici e i loro effetti sull’ambiente e la società e saper focalizzare l’attenzione delle organizzazioni affinché queste possano agire in maniera adeguata. Queste riflessioni sono state fatte da tempo, ma nel mondo industriale italiano – fatta eccezione per le solite eccellenze – le relative esperienze sono frammentate, considerate irraggiungibili o, peggio, segnate a dito come bizzarrie improduttive.
Il rispetto della norma, che tradizionalmente è l’obiettivo dei sistemi per la tutela della sicurezza e della salute sul lavoro nel nostro Paese, dove lo scopo è dimostrare la conformità alla legge e non evitare gli infortuni, deve cessare di essere il punto di arrivo dell’attività professionale del RSPP.
Il ruolo dell’HSE Manager
Il concetto di sostenibilità individua tre requisiti fondamentali, o pilastri, che sono quello ambientale, per un mondo naturale vitale, quello sociale, per una società prospera e quello economico, per uno sviluppo sostenibile. Questo equivale a dire che, per abbracciarlo, occorre fare il salto da sistemi per la protezione del lavoratore a quelli per la sua promozione.
Fino ad ora, la rappresentazione della sicurezza negli ambienti di lavoro ha nascosto un modello in cui l’azienda è una entità che espone i lavoratori a pericoli che sono naturalmente correlati ai propri processi, e che solo l’azione dei professionisti della sicurezza riesce a tenere sotto controllo. La lezione dell’ergonomia, la disciplina che punta a modificare l’ambiente di lavoro per adattarlo all’uomo, evitando che sia questo a doverlo fare, è stata recepita adeguatamente a livello tecnico, con l’evoluzione delle attrezzature di lavoro, un po’ meno a livello organizzativo, dove ci sono ancora tanti giri viziosi e vicoli ciechi. È il momento di provare ad applicarne i concetti all’interfaccia tra vita personale e vita lavorativa.
La sfida da vincere: ESG e sicurezza dei lavoratori devono essere strettamente legate
La sfida è quella di trasformare il luogo di lavoro nell’ambiente dove è incoraggiato lo sviluppo della personalità delle persone che lo vivono. Il manager HSE deve maturare quella particolare visione e competenza tecnica, che sia in grado di supportare la propria organizzazione nell’analisi dei processi lavorativi, necessari a introdurre i cambiamenti finalizzati al miglioramento del benessere dei propri lavoratori.
Un processo che non può cadere dall’alto, ma deve svilupparsi con la partecipazione di tutti, per cui è finalmente arrivato il momento di adottare con convinzione quei sistemi che il mondo industriale più avanzato ha sviluppato da decenni, per migliorare la consapevolezza e il coinvolgimento delle persone che lavorano. La formazione non può più limitarsi a ripetere stancamente gli articoli di legge, deve riguardare innanzitutto la divulgazione degli obiettivi aziendali e la discussione dei comportamenti che è necessario seguire per interagire con gli altri e gestirne il lavoro.
Occorre passare da un modello aziendale gerarchico dalle funzioni parcellizzate, ad uno in cui il controllo viene esercitato dalla comunità dei pari perché tutti sono al corrente e considerano le necessità dei colleghi coinvolti nei processi, perché ne condividono le competenze.
I principi ESG ci dicono che le organizzazioni economiche devono anche promuovere la società in cui vivono, non solo la prosperità degli individui che le governano o le gestiscono ai massimi livelli. Per sperare di raggiungere questo risultato, una delle aree su cui lavorare è il modo in cui l’azienda stessa vive, andando oltre il sistema di monitoraggio dei rischi attraverso l’attività di vigilanza.
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