Sicurezza sul lavoro

Statuto dei lavoratori: 50 anni di una conquista che necessita revisione

Dalla sicurezza sui luoghi di lavoro alla precarietà, sono tante le crepe dello statuto, testo nobile ma che inizia a mostrare i segni dell’età
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Statuto dei lavoratori: 50 anni di una conquista che necessita revisione

Mezzo secolo di Statuto dei lavoratori. Era il 20 maggio del 1970, infatti, quando sulla Gazzetta Ufficiale veniva pubblicata la legge 300, dal titolo “Norme sulla tutela e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento”. Insomma, la Costituzione faceva il suo ingresso nelle fabbriche. Un auspicio che Giuseppe Di Vittorio, politico e storico sindacalista del secolo scorso, già nel 1952 anelava prepotentemente.

Da allora, tanta acqua è passata sotto i ponti. Il mondo del lavoro è cambiato, le conquiste – e le sconfitte – dei lavoratori sono state tante e le sfide sono sempre dietro l’angolo. L’ultima, in ordine di tempo, quella dello smart working e del cosiddetto lavoro agile, una necessità dovuta alla crisi da Covid-19. Ma già una certezza per il futuro. Proponiamo una serie di riflessioni sul sistema economico attuale. Partendo proprio dalla “dignità” dei lavoratori e dalla strada da percorrere ancora per avere condizioni uguali per tutti nella propria attività professionale.

L’origine storica dello Statuto

Uno Statuto figlio della disparità di rapporto tra imprenditori e dipendenti, acuite negli anni ’50 e ’60 con il passaggio del Paese da un’economia prettamente agricola ad una industriale. Condizioni di lavoro usuranti, sfociate in violente proteste, repressioni altrettanto dure. Fino a quando il Ministro del lavoro, Giacomo Brodolini, chiese l’istituzione di una Commissione: il coordinamento per la realizzazione dello Statuto fu affidata al professore universitario Gino Giugni. Dopo l’improvvisa scomparsa di Brodolini, lo Statuto vide la luce sotto la guida del neo Ministro Carlo Donat Cattin, ex sindacalista torinese.

Le conquiste dei lavoratori

Uno Statuto che attua una serie di misure che oggi appaiono scontate ma che agli inizi degli anni ’70 hanno rappresentato delle vere e proprie conquiste storiche. Comeil riconoscimento della libertà dell’organizzazione sindacale e della presenza dei sindacati nei luoghi di lavoro. Come indicato dalla Costituzione all’articolo 39, lo Statuto sviluppa la normativa nei titoli II e III. Uno degli articoli simbolo del testo è però senza dubbio l’articolo 18 che disciplina i casi in cui il licenziamento deve ritenersi nullo.

Con conseguente obbligo del datore di reintegrare, su ordine del giudice, il lavoratore nel suo posto di lavoro. Obbligo a cui si accompagna quello di natura risarcitoria nei casi e nei modi previsti dalla norma, salvi le ipotesi in cui il licenziamento si rivela legittimo per giusta causa o per giustificato motivo soggettivo.

La sicurezza e le regole infrante

A baluardo della libertà del lavoratore lo Statuto contempla, dagli articoli 1 al 13, tra gli altri, valori fondanti come la libertà di opinione, il divieto d’indagare sulle opinioni dei lavoratori. E soprattutto, la tutela della salute e dell’integrità fisica. Eppure, i dati dicono che in questo ambito c’è ancora molta strada da fare. Specialmente scorrendo il Rapporto annuale dell’Ispettorato del lavoro pubblicato ad aprile. Al capitolo sulla tutela della salute e della sicurezza, si scopre che nel 2019, l’86% delle aziende ispezionate sono risultate irregolari (15.859 su 19.218). Un tasso identico a quello del 2018 e di 4 punti superiore rispetto al 2017. Numeri che, se sommati a quelli relativi alle morti sul lavoro, regalano un quadro a tinte fosche.

I dati dell’Inail

A gennaio 2020, prima dell’emergenza Coronavirus, hanno perso la vita 52 persone in incidenti sul lavoro. Otto in più rispetto alle 44 registrate nel primo mese del 2019 (+18,2%). Poi la pandemia ha stravolto tutte le statistiche le statistiche. Secondo i dati diramati a fine aprile dall’Inail, le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto nei primi tre mesi dell’anno sono state 130.905 (-16,9% rispetto allo stesso periodo del 2019). Di queste, 166 delle quali con esito mortale (-21,7%), un calo imputabile al fermo produttivo. Allo stesso tempo, in ambito sanitario ed assistenza sociale si è registrata un’impennata di denunce: +33% su base trimestrale e +102% su base annuale. I casi denunciati sono raddoppiati, passando dai 1.788 del marzo 2019 ai 3.613 del marzo 2020 (tre denunce su quattro riguardano il contagio da Covid-19).

Una revisione figlia dei tempi: tutele dei lavoratori e Covid-19

Insomma, lo Statuto dei Lavoratori inizia ad accusare qualche acciacco con il passare degli anni. Appare ormai evidente da più parti. Crepe che i cambiamenti degli ultimi decenni nel mondo del lavoro aveva già evidenziato. Basti pensare alla rivoluzione del 2012, con l’approvazione della Legge Fornero e le polemiche, furiose, che ancora oggi infiammano dibattiti e lavoratori.

La crisi da Covid-19, poi, ha impresso un’accelerata notevole alla necessità di una riforma delle tutele dei lavoratori. Occorre una revisione generale che tenga conto delle nuove forme di precariato sociale, sino ad un robusto riconoscimento delle tutele in ambito di sicurezza per i lavoratori. Uno Statuto che prenda in esame con disciplina e serietà le nuove forme di lavoro agile, a cominciare dallo smart working, evitando il proliferare di un approccio all’occupazione normato e al riparo dalla giungla della precarietà. Ne va del futuro dei nostri figli e di un Paese che davvero vuole definirsi civile.

Note bibliografiche

Annamaria Villafrate – “Lo Statuto dei lavoratori compie 50 anni” – www.studiocataldi.it

Leonardo Filippi – “Lo Statuto dei lavoratori, 50 anni dopo” – www.left.it

Giuseppe Di Vittorio – Wikipedia

 

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