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Torre di Pisa: lavori di consolidamento e restauro

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Torre di Pisa: lavori di consolidamento e restauro

Devono forse i propri meriti ad un Signore genovese inventore già nel 1974 di un sistema per "salvare" l’inclinazione della celebre costruzione della città toscana. Dal suo progetto sembrerebbe derivare lo schema della perforazione utilizzato oggi per togliere terreno sotto un lato della torre. Lui, Bruno Caldi, classe 1914, ha recentemente sostenuto, ampia documentazione alla mano, che la sua idea di consolidamento ai fini della stabilità della torre di Pisa, è stata usata, senza tributargli il dovuto riconoscimento, durante i lavori intorno agli anni 2000-01 da quei tecnici che ancora lavorano per diminuire la tendenza dell’inclinazione della celebre costruzione.

Progettista ed inventore di alcuni utensili, non ha mai voluto sfruttare commercialmente i propri brevetti ed è sempre stato interessato alla Torre di Pisa. Per questo progetto, il Signor Caldi, diplomato perito tecnico e dotato di una discreta cultura tecnica grazie agli studi del disegno, arrivò perfino a dimettersi,
Dal suo posto di lavoro ricoperto da ben 37 anni al Consorzio del porto. Erano gli anni settanta, quando insieme all’ingegner Croce – capo dell’impresa edile che doveva costruire il teatro "Carlo Felice" -, decise di partecipare al concorso internazionale promosso in quegli anni, per il consolidamento della torre di Pisa. Si ritrovò da solo a causa della prematura scomparsa dell’ingegner Croce; il signor Caldi presentò da solo alla commissione quel suo progetto che fu classificato, dagli esperti di allora, tra i primi dieci pervenuti.

Tra i lavori presentati nel 1974, la soluzione proposta da Caldi trovò un’interessante collocazione per la semplicità e praticità che caratterizzava il progetto. Tanto lineare e pratica apparve l’idea quanto contenuti erano i costi. Riguardo ai contenuti, il Signor Caldi dichiara, "Il mio primo progetto consisteva in questo: si trattava di costruire intorno alla base della torre una piattaforma ampia e stabilizzatrice, formata di travi di cemento armato. Bisognava in sintesi praticare intorno alla base, trenta fori larghi quanto la testata delle travi e mettere poi le travi una per volta dalle parti opposte tali da consentire l’assestamento sino a che la reggenza non era completata". Sopravvennero delle modifiche che apportarono l’introduzione di una corona circolare, sempre di cemento armato, a chiusura della reggenza delle travi, e anche un cilindro di acciaio nel centro della torre al quale queste dovevano essere agganciate: questo consentiva una certa elasticità al terreno cedevole. Il Signor Caldi, nel proseguire il suo racconto, specifica gli ostacoli del terreno, per i quali si mise a studiare un’ennesima modifica che arrivò puntuale ad evitare pericolosi crolli nel momento in cui il terreno veniva rimosso.

Non mancando di determinazione, questo Signore, pur non essendo architetto né ingegnere, riuscì prima a far firmare il proprio progetto per poter partecipare alla gara e poi ad ottenere il relativo brevetto per la cui soluzione tecnica oggi rivendica la paternità.

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