Sostenibilità, le best practice per le Pmi italiane
Le Pmi italiane non comunicano abbastanza sui temi della sostenibilità. È questo il risultato della ricerca “Sostenibilità: una valutazione su misura per le Pmi” realizzata da Equita e Altis. La Graduate School Business & Society dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e l’Investment Bank indipendente italiana, infatti, hanno stretto una pertnership con l’obiettivo di analizzare il modo in cui le piccole e medie imprese italiane affrontano le tematiche ESG.
Sostenibilità e questioni di partnership
La partnership ha lo scopo di studiare qual è l’approccio delle Pmi italiane verso le tematiche ESG. Il focus è su quei criteri economici, sociali e di governance che permettono di valutare in modo più completo eventuali opportunità di investimento e il rischio di un’azienda. L’accordo prende le mosse dalla constatazione che le agenzie di rating non finanziario concentrano la propria attenzione sull’approccio alla sostenibilità delle società di grandi dimensioni. Mentre le PMI non sono oggetto di analisi approfondita. I due player, quindi, hanno deciso di unire le competenze degli esperti di ALTIS e la consolidata esperienza del team di ricerca di Equita per colmare questo gap informativo attraverso una ricerca ad hoc.
La ricerca sulla sostenibilità
Per realizzare l’analisi, ALTIS e Equita hanno coinvolto attivamente un campione di imprese al fine di individuare una serie di parametri condivisi in ambito ESG. Sono 36 le aziende italiane coinvolte nell’indagine. Tutte con una capitalizzazione compresa tra 250 milioni e 4 miliardi di euro. Queste hanno ricevuto un questionario. I dati raccolti sono stati utilizzati per sviluppare un modello di comportamento. Questo è raccomandato per le tematiche di sostenibilità e che consenta di valutare le PMI a partire da questi criteri.
I risultati
La ricerca Equita-Altis ha messo in risalto una serie di criticità da parte delle Pmi nel processo di valutazione Esg, che è possibile sintetizzare così:
- difficoltà di interazione con le agenzie di rating,
- presidio non adeguato del processo di valutazione,
- mancanza di policy formali e pubbliche.
Lo studio, inoltre, ha stimato il gap di rating legato alla mancata formalizzazione dei presidi Esg da parte delle Pmi. Il calcolo evidenza un incremento del punteggio dell’11% in media per il rating Esg, ipotizzando un “social premium” aggiuntivo da incorporare nel processo di valutazione Esg. Questo dovrebbe valorizzare gli aspetti e attività più legate al fattore sociale delle Pmi. Ma anche una migliore comunicazione sulle proprie policy da parte delle piccole e medie imprese italiane. Così facendo, le pmi italiane avrebbero una maggiore possibilità di intercettare almeno una parte dei 31 trilioni di dollari di investimenti in finanza sostenibile stimati dal network internazionale Gsia.

