Rischio idrogeologico

La situazione italiana su dissesto idrogeologico e mitigazione del rischio

L'ultimo Rapporto Ispra sul dissesto idrogeologico individua le aree più a rischio ed evidenzia che siamo ancora indietro sulla prevenzione
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La situazione italiana su dissesto idrogeologico e mitigazione del rischio
C’è ancora molto da fare sul fronte del dissesto idrogeologico in Italia. I dati Ispra. Oltre al costo in vite umane e ai potenziali rischi per le persone, l’impatto del dissesto idrogeologico assume un costo significativo in termini economici sul tessuto produttivo e sulle sue infrastrutture per un Paese. Storicamente questo fenomeno in Italia ha avuto un’evoluzione negativa, per via di una generale sottovalutazione del problema e un’espansione incontrollata espansione dei centri abitati e delle relative infrastrutture di comunicazione, non accompagnate da una corretta pianificazione territoriale. Per questo motivo il dissesto idrologico nel nostro Paese continua a causare i suoi danni con frane, alluvioni, erosioni costiere, cedimenti e valanghe. Basta pensare che secondo gli ultimi dati ISPRA, complessivamente il 18,4% (55.609 km2) del territorio nazionale è classificato a pericolosità frane elevata, molto elevata e/o a pericolosità idraulica media. Rispetto all’edizione 2018 del Rapporto, emerge un incremento percentuale del 3,8% della superficie classificata a pericolosità da frana elevata e molto elevata e del 18,9% della superficie a pericolosità idraulica media.

Dissesto idrogeologico in Italia: le zone a rischio

Per capire meglio qual è la situazione nel nostro Paese, e quali sono i rischi concreti per la popolazione, ci viene in aiuto l’edizione 2021 del Rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia redatto dall’ISPRA nell’ambito dei propri compiti istituzionali di raccolta, elaborazione e diffusione dei dati in materia di difesa del suolo e dissesto idrogeologico riferiti all’intero territorio nazionale. Le nuove “mosaicature” nazionali di pericolosità, realizzate sulla base dei Piani di Assetto Idrogeologico, tengono conto degli aggiornamenti forniti dalle Autorità di Bacino Distrettuali. Quello che emerge dai rapporti, di fatto, è che:
  •  il 93,9% dei comuni italiani (7.423) è a rischio per frane, alluvioni e/o erosione costiera;
  • 1,3 milioni di abitanti sono a rischio frane (13% giovani con età < 15 anni, 64% adulti tra 15 e 64 anni e 23% anziani con età > 64 anni);
  • 6,8 milioni di abitanti sono a rischio alluvioni;
  • le famiglie a rischio sono quasi 548.000 per frane e oltre 2,9 milioni per alluvioni.

Dissesto idrogeologico in Italia, le regioni più colpite

Le regioni con i valori più elevati di popolazione a rischio frane e alluvioni sono:
  • Emilia-Romagna;
  • Toscana;
  • Campania;
  • Veneto;
  • Lombardia;
  • Liguria.
Su un totale di oltre 14,5 milioni di edifici, quelli ubicati in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata sono oltre 565.000 (3,9%), quelli ubicati in aree inondabili nello scenario medio sono oltre 1,5 milioni (10,7%). Nel Rapporto 2021 viene inoltre presentato un nuovo indicatore sugli aggregati strutturali a rischio frane. I dati, anche in questo caso, non sono incoraggianti: industrie e i servizi ubicati in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata sono oltre 84.000 con 220.000 addetti esposti a rischio; quelli esposti al pericolo di inondazione nello scenario medio sono oltre 640.000 (13,4% del totale).

Prevenzione del rischio, a che punto siamo?

Nonostante i fattori di rischio e nonostante la consapevolezza che ci forniscono oggi gli studi a nostra disposizione, l’Italia ha scontato fino al 1989 un forte ritardo nella promulgazione di norme che imponessero di considerare i fenomeni di origine naturale, quali frane e alluvioni, nella pianificazione territoriale e urbanistica. Si deve andare indietro fino al 1923, al Regio Decreto n. 3267 del 30 dicembre 1923, per un primo riscontro sul vincolo idrogeologico, la gestione dei boschi e la sistemazione idraulico-forestale dei bacini montani. La Legge n. 183 del 18 maggio 1989 è stata infatti la prima norma organica per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo che individua il bacino idrografico come base territoriale di riferimento per la protezione idrogeologica. Tuttavia fino all’evento catastrofico di Sarno del 5 maggio 1998, la Legge 183/89 non ha avuto piena attuazione. Successivamente, con l’emanazione del Decreto Legge n. 180 dell’11 giugno 1998, convertito nella L. 267/1998, viene impressa un’accelerazione all’individuazione, perimetrazione e classificazione delle aree a pericolosità e rischio idrogeologico per frane e alluvioni, e si arriva all’adozione dei Piani stralcio di bacino per l’Assetto Idrogeologico (PAI) e delle misure di salvaguardia con vincoli e regolamentazioni d’uso del territorio. La legge 183/89 è stata successivamente abrogata e in parte integrata nel D.Lgs. 152/2006.

Piani stralcio di bacino per l’Assetto Idrogeologico

I PAI, redatti secondo i criteri riportati nell’Atto di indirizzo e coordinamento (DPCM del 29/09/1998) sono uno strumento fondamentale per una corretta pianificazione territoriale, poiché includono, oltre alle frane già verificatesi, le zone di possibile evoluzione dei fenomeni e le zone potenzialmente suscettibili a nuovi fenomeni franosi L’aggiornamento della mappatura delle aree a pericolosità da frana dei PAI è particolarmente importante in quanto consente di tener conto dell’evoluzione dei fenomeni di dissesto o di eventuali nuove frane.

Dissesto idrogeologico in Italia: i comuni a rischio

Secondo il rapporto ISPRA, i comuni interessati da aree a pericolosità da frana elevata P3 e molto elevata P4, da aree a pericolosità idraulica media e/o da erosione costiera sono 7.423 pari all’93,9% del numero dei comuni italiani. La percentuale sale in maniera preoccupante se si prende in considerazione il numero di comuni. In questo caso infatti dieci Regioni/Province Autonome (Valle D’Aosta, PA Trento, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Molise, Basilicata e Calabria) hanno il 100% di comuni interessati da aree a pericolosità da frana P3-P4, idraulica media e/o erosione costiera. A queste si aggiungono Abruzzo, Lazio, Friuli-Venezia Giulia, Sicilia, Puglia, Sardegna, Piemonte, Campania con una percentuale di comuni interessati maggiore del 90%.

Rischio alluvione

Le Regioni con percentuali di popolazione esposta a rischio di alluvione superiori ai valori calcolati alla scala nazionale per tutti gli scenari di pericolosità sono invece: Veneto, Liguria, Emilia-Romagna e Toscana. Nello specifico, la Provincia di Ferrara in Emilia Romagna ha una popolazione esposta a rischio di alluvione che, in caso di scenario di pericolosità media (MPH) e bassa (LPH), è pari al 100% della popolazione residente. Con riferimento alle Regioni con percentuali di territorio potenzialmente allagabile superiori ai valori calcolati alla scala nazionale per tutti e tre gli scenari di pericolosità/probabilità, nello scenario di pericolosità media (MPH):
  • Lombardia: la Provincia con maggiore percentuale di popolazione esposta è Cremona (14,8%);
  • Friuli Venezia Giulia: Udine (14,9%);
  • Toscana: Pisa (42,0%);
  • Calabria: Crotone (17,9%) che è anche la Provincia con maggiore percentuale di aree allagabili;
  • in Liguria, che insieme alle Regioni Veneto, Emilia-Romagna e Toscana è tra quelle con percentuali di popolazione esposta a rischio di alluvione superiori ai valori calcolati alla scala nazionale, la Provincia con maggiore percentuale di popolazione esposta rispetto allo scenario di pericolosità media è La Spezia (21,9%).

Aree comunali potenzialmente allagabili

A livello comunale, infine, l’ISPRA ha calcolato che il numero di Comuni in Italia con almeno il 20% della popolazione residente in aree allagabili, in caso di scenario di probabilità elevata è 260, ossia il 3,3% del totale dei Comuni (7.904). Basti pensare che il 4,1% delle famiglie risiede in aree a pericolosità/probabilità elevata (HPH) per un totale di famiglie esposte di 1.018.444. Inoltre, in caso di scenario di pericolosità/probabilità media (MPH) le famiglie esposte sono 2.901.616 ossia lo 11,8% del totale dei nuclei presenti in Italia, per arrivare a 5.226.748 famiglie esposte in caso di scenario di pericolosità/probabilità bassa (LPH) con una percentuale di famiglie residenti in aree allagabili del 21,2% del numero totale di famiglie alla scala nazionale. Rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia
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