Rischio idrogeologico                
            
            Tra crisi idrica, siccità e poche risorse: di quanta acqua ha bisogno l’Italia?
                
                    ISPRA riporta le analisi Istat sull’acqua per gli anni 2019-2021 rivelando che nel 2020 in 109 Comuni capoluogo di provincia la distribuzione d’acqua potabile ha registrato perdite in rete dell’ordine del 36%                
                
                    
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Ma qual è la situazione in Italia? Di quanta acqua abbiamo veramente bisogno? Come si potrà combattere le crisi idrica?
                Disponibilità idrica annua in Italia
Per quanto riguarda la domanda di acqua in l’Italia, i dati forniti nel database European Environment Information and Observation Network (EIONET), derivati da informazioni nazionali trasmesse, nel nostro caso, dall’Istat, in risposta a questionari e a reporting europei, indicano che il prelievo totale medio annuo per l’Italia si aggirerebbe sui 37,7 miliardi di m3. E confrontando tale valore dei prelievi con la risorsa idrica media annua disponibile, ne deriva una condizione media nazionale di stress idrico. In base ai dati attualmente disponibili e alle valutazioni del modello idrologico BIGBANG di ISPRA, la disponibilità di risorsa idrica media annua, calcolata sul lungo periodo 1951–2020, ammonta a circa 141,9 miliardi di m3, dei quali circa 64 miliardi di m3 vanno a ricaricare le falde acquifere. Il calcolo in questione ha evidenziato un trend negativo nei valori di disponibilità idrica. Il valore annuo medio di risorsa idrica disponibile per l’ultimo trentennio 1991–2020 è ridotto del 19% rispetto a quello relativo al trentennio 1921–1950 stimato dalla Conferenza Nazionale delle Acque tenutasi nel 1971 e che rappresenta il valore di riferimento storico. La situazione che emerge dalle prime valutazioni effettuate dall’ISPRA è decisamente poco rassicurante e si prevede a livello nazionale una riduzione della disponibilità di risorsa idrica, che va dal 10% nella proiezione a breve termine, nel caso di un approccio di mitigazione aggressivo nella riduzione delle emissioni di gas serra, al 40% (con punte del 90% per il sud Italia) nella proiezione a lungo termine, ipotizzando che la crescita delle emissioni di gas serra mantenga i ritmi attuali. Questi numeri, oggi, rappresentano un campanello d’allarme, perché la scarsità d’acqua e la siccità influiscono sulla povertà e sulla crescita economica, sulla salute e sul benessere, sulla disuguaglianza di genere e sull’ambiente. I raccolti falliscono, il bestiame muore, le famiglie affrontano carestie e carestie, le persone sono costrette a migrare e sorgono conflitti. Le città colpite dalla crisi idrica mettono a dura prova le infrastrutture esistenti con costi crescenti per cittadini, imprese e governo. Non a caso, il World Economic Forum classifica la sicurezza idrica come il principale rischio globale per le società, le economie e le imprese nei prossimi dieci anni.Crisi idrica, siccità e cambiamenti climatici: quali colpe ha l’uomo?
Molto spesso la siccità è il risultato combinato della crisi climatica e delle attività umane in una determinata zona. Infatti, come riportato dall’Ispra, le statistiche Istat sull’acqua per gli anni 2019-2021 rivelano che, nel 2020, nei 109 Comuni capoluogo di provincia/città metropolitana il servizio di distribuzione dell’acqua potabile è stato caratterizzato da perdite in rete dell’ordine del 36%, il che si traduce nel fatto che a fronte di un prelievo di 370 litri per abitante al giorno, quelli effettivamente utilizzati sono 236. Le analisi dell’Istat evidenziano che le perdite totali di rete si riducono di circa un punto percentuale (rispetto al 2018), proseguendo la tendenza iniziata nel 2018, quando a seguito della siccità del 2017 venne avviata una serie di interventi. Quello che emerge, dunque, è che sono necessarie misure politiche che incoraggino approcci migliori di gestione della domanda e dell’offerta. Le misure potrebbero includere:- l’uso di strumenti economici, come la tariffazione e la misurazione dell’acqua;
 - riutilizzo e riciclo dell’acqua;
 - una maggiore efficienza nell’uso domestico, agricolo e industriale dell’acqua;
 - campagne per il risparmio idrico sostenute da programmi di istruzione pubblica.
 
                                    

