Rifiuti

Il Waste Manager, figura chiave dell’Economia circolare

Per rendere efficaci le azioni aziendali verso logiche di circolarità è fondamentale strutturare la figura di alta professionalità del Waste Manager
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Il Waste Manager, figura chiave dell’Economia circolare
All’inizio fu la normativa. Il primo occhio di attenzione sui materiali risultanti dalle attività economiche arrivò dal Legislatore Europeo che già dal 1975 impose regole definite sulla gestione dei rifiuti, recepite poi in Italia dal DPR 915/82. Il Decreto Ronchi, in seguito, segnò un nuovo corso di definizione di prescrizioni con il D.Lgs. 22/1997, ma fu poi solo dal 2006 che si diede impulso all’attuale concezione di rifiuto, grazie al D.Lgs. 152. Questa breve cronistoria per introdurre un primo concetto rilevante nel nostro articolo che ha come focus  la figura chiave del Waste manager: e cioè che sia troppo tempo che gli scarti di produzione siano considerati unicamente come da gettare, senza considerarne la grande potenzialità di mantenere un valore in seguito ad una prima lavorazione della materia prima.

La cultura dell’economia lineare

Questo era il concetto dell’economia lineare: in cui si consideravano le risorse come abbondanti, sempre disponibili ed accessibili a completo discapito di un’ottica di razionalizzazione ed uso efficiente delle risorse. Di conseguenza, tutto ciò che da materia prima fosse diventato prodotto da indirizzare al mercato oppure scarto diventava responsabilità dell’intera collettività, chiamata a sostenerne collegialmente gli oneri economici, gestionali e spesso anche di inquinamento. Tutto questo è stato un dato di fatto, comunemente noto, fino a quando l’evidenza del Climate Change ha finalmente spostato il punto di vista. Infatti, sempre più soggetti negli ultimi 5-10 anni, hanno acquisito consapevolezza rispetto al fatto che le premesse dell’economia lineare non fossero più valide: le risorse sono assolutamente finite (in contrapposizione al concetto di “infinito”) e stanno anche finendo. In più, anche l’accessibilità viene messa in dubbio quando si tratti di importazioni dall’altra parte del mondo: soggette quindi alle fragilità e alla variabilità di una logistica sempre più impattante ed incerta, per eventi naturali o per difficoltà contingenti (si pensi per esempio ai problemi derivati da calamità naturali o dalle difficoltà di passaggio nei grandi canali, come Suez per non parlare delle guerre).

L’esigenza di competenze specifiche nella gestione dei rifiuti

La presa d’atto dei limiti dell’economia lineare è maturata parallelamente allo sviluppo della normativa riguardante la gestione dei rifiuti e che dal 2006 si rafforza, definisce e cesella moltissime previsioni di natura sia amministrativa (diciamo documentale) che operativa, cioè di gestione pratica. Ovviamente e di conseguenza, sono state anche aggiornate sempre di più le sanzioni di natura civile e penale legate al rispetto delle prescrizioni legali in questione: tanto perfezionate nel tempo da ricadere sia negli ambiti di imputazione della persona fisica che della persona giuridica (D.Lgs. 231/01). Ciò significa che sia stato necessario strutturare in tutte le attività economiche “di ogni ordine e grado” la competenza per arrivare al livello di gestione molto puntuale ed attenta richiesta dal Legislatore. Magazzinieri, segretarie, addetti alla Logistica, Responsabili del Servizio di Prevenzione e Protezione, … (a seconda dei casi) sono stati “promossi sul campo” a gestori di documentazione e di registri, al corretto posizionamento dei rifiuti nel piazzale aziendale, alla predisposizione dei bacini di contenimento, all’affissione dei cartelli di identificazione, … e molto altro. Tale passaggio però è stato e continua ad essere fondamentale per due motivi:
  • per l’ovvia necessità di ottemperare alla normativa e di mitigare il rischio reato e sanzionatorio nell’ottica di una gestione corretta della Compliance aziendale;
  • perché il passaggio dall’economia lineare ad un’altra forma di valorizzazione delle risorse non può che passare da una grandissima competenza rispetto ai ‘paletti’ imposti dalla normativa su definizioni, usi dei materiali di risulta, … e quindi in termini di possibilità reali di nuovi utilizzi degli ‘scarti’.

…quindi chi è un Waste Manager?

Perdoneranno i puristi, quindi, l’uso disinvolto fatto fino ad ora del termine rifiuti, scarti, materiali di risulta, ma è proprio su questo punto che va posta l’attenzione, anche in riferimento alla figura del Waste Manager. Ogni azienda, infatti, ha necessità di costruire e mantenere la competenza di una (o più) persone che possano gestire i materiali di risulta delle Organizzazioni:
  • quando questi siano legislativamente definiti come rifiuti e cioè quando “un detentore si disfi o abbia deciso o abbia obbligo di disfarsi” (art. 183, D.Lgs. 152/06)
  • quando questi possano essere considerati sottoprodotti e cioè “scarti di produzione che possono essere gestiti come beni e non come rifiuti, se soddisfano tutte le condizioni previste dalla legge” (art. 184-bis del D.Lgs. 152/2006)
  • quando il rifiuto propriamente definito possa cessare di essere tale, per mezzo di procedure di recupero tali da poter far acquisire lo status di prodotto (qualifica di End of Waste, art. 184-ter del D.Lgs 152/2006)
  • per poter essere nella condizione di poter introdurre efficacemente (ed in allineamento alla normativa) soluzioni innovative di prolungamento della vita utile dei materiali: dalla re-immissione nel ciclo produttivo a modalità di approvvigionamento di materiali di ‘nuova virtù’, come l’End of Waste.
Questo, in estrema sintesi, il job profile del Waste Manager.

L’economia circolare come punto di svolta

L’economia lineare, quindi, diventa economia circolare con il passaggio:
  • dall’integrazione del modello di business con aspetti di servizio e digitalizzazione;
  • dal “modello di consumo” al “modello di uso”, come il “product as a service”, dove il prodotto non viene venduto ma ceduto in uso;
  • dall’applicazione del principio di “Responsabilità estesa del Produttore”, per cui chi immette sul mercato certe tipologie di beni (ad esempio i pneumatici) sia responsabile degli stessi fino al suo smaltimento.
Operativamente, quindi, si sente spesso parlare di nuovi usi dei materiali di risulta, di start-up innovative che trasformano lo scarto in risorsa, di accordi di filiera per nuovi usi dei rifiuti, … Soluzioni magnifiche che sposano appieno le esigenze di circolarità di un mondo che sta cambiando:
  • dove abbiamo preso coscienza della limitatezza delle risorse disponibili,
  • dove la disponibilità delle risorse è anche legata ad aspetti politici e sociali,
  • dove l’eliminazione dei residui di lavorazione è un costo impattante per l’impresa e per la comunità.

L’innovazione e la sostenibilità passano dal Waste Manager

Per arrivare a quanto sopra, però, si ha bisogno di grande consapevolezza e di figure esperte nelle Aziende in merito a:
  • se e come per i materiali di scarto in uscita (siano rifiuti o sottoprodotti o destinati ad essere EoW) ci sia necessità di un’autorizzazione,
  • se e come sia possibile vendere tali materiali fra aziende,
  • quali siano le modalità di gestione contrattuale (ove possibile),
  • …e su molti altri punti rilevanti.
Pena? Gravi difformità normative, avvisi di garanzia, investimenti e speranze di crescita sul mercato… in fumo. La soluzione? Un Waste Manager formato e competente, il “braccio destro” di un Sustainability Manager aziendale, un tecnico da inserire subito nel team di Ricerca e Sviluppo per cercare insieme nuove soluzioni per la diminuzione dell’impatto ambientale e dei costi di approvvigionamento diretto ed indiretto delle risorse sia esso aziendale e della Comunità.
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