Rifiuti

Le spedizioni di rifiuti: una strada verso una nuova gestione ecologicamente corretta?

Le proposte del Parlamento europeo per una nuova gestione dei rifiuti e delle spedizioni transfrontaliere: analisi delle principali keyword per una svolta di buon senso
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Le spedizioni di rifiuti: una strada verso una nuova gestione ecologicamente corretta?
Partiamo dai dati sulle spedizioni di rifiuti. Lo confermano anche i dati contenuti nella recente relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo dello scorso 17 marzo 2023, che evidenziano sì un cambiamento di tendenza nell’import-export di rifiuti UE, ma anche un pericoloso aumento delle spedizioni illegali (quelle accertate…) di rifiuti: è necessario stabilire norme – e un efficace ed efficiente sistema di controlli – a livello di Unione per proteggere l’ambiente e la salute umana dagli impatti negativi che possono derivare dalla spedizione di rifiuti. Questo articolo è offerto da Atlantide, il primo software per la gestione rifiuti. In un’ottica di digitalizzazione dei processi e degli adempimenti fiscali (FIR – REGISTRI C/S – MUD (D. Lgs. 152) R.E.N.T.Ri.), la gestione corretta del ciclo ambientale, il controllo totale dei processi, la tracciabilità completa dei flussi e l’Industria 4.0 applicata al settore dei rifiuti deve essere supportata da una soluzione con le migliori performance. Le spedizioni di rifiuti, di per sé, non rappresentano il male assoluto, ma devono essere riviste:
  • per facilitare la gestione ecologicamente corretta dei rifiuti, ridurre gli effetti globali dell’uso delle risorse e migliorare l’efficienza di tale uso (due aspetti fondamentali per la transizione verso un’economia circolare), in primis;
  • anche però per conseguire la neutralità climatica al più tardi entro il 2050.
Non solo, ma anche per superare le incongruenze rilevate nelle comunicazioni, in generale e – in particolare – quelle relative al sistema delle ispezioni. Il numero delle ispezioni comunicato, infatti, “varia notevolmente da uno Stato membro all’altro e che non è possibile confrontare tali dati tra i vari Stati membri”. Senza contare il fatto che “manca tuttora un’interpretazione comune su quali attività di controllo dovrebbero rientrare nel computo dei «controlli a campione»”.
                                                                           La relazione in pillole
                             Periodo di riferimento                         2001-2019
                           Rifiuti in entrata nella UE                         + 231%
                 Rifiuti pericolosi oggetto di spedizioni
                      Raddoppiato
                  Rifiuti pericolosi destinati al recupero   65% (cambio di tendenza: nelle relazioni precedenti il dato si assestava sul 76%)
        Spedizioni illegali 5502 (il numero delle spedizioni illegali segnalate ogni anno è aumentato rispetto al periodo di riferimento precedente)
La media di spedizioni illegali segnalate è passata d 933 (2013-2015) a 1376 (2016-2019)

Le keywords delle modifiche (ipotizzate) alla disciplina relativa alle spedizioni di rifiuti

Oltre a “gestione ecologicamente corretta” e “neutralità climatica”, cui s’è fatto cenno, sono dodici le ulteriori, principali, keywords che ho selezionato, nel leggere il testo degli emendamenti alla proposta di regolamento relativo alle spedizioni di rifiuti (che modifica i regolamenti (UE) n. 1257/2013 e (UE) 2020/1056). pubblicati a metà gennaio sul sito del Parlamento europeo:
  • misure basate sul rischio;
  • armonizzazione;
  • controlli ed ispezioni;
  • promozione del riciclaggio;
  • mercato per i prodotti;
  • catena del valore;
  • economia circolare;
  • sostegno alle iniziative imprenditoriali;
  • ricerca e innovazione;
  • prossimità;
  • certezza;
  • competitività a lungo termine. 

La sfida dei rifiuti in plastica: dalla promozione del riciclaggio ai maggiori controlli, passando per le catene del valore e il mercato

Tutti i rifiuti costituiscono particolari sfide, ma in particolar modo quelli in plastica. Inizia così – dopo aver precisato che “l’Unione dovrebbe ripensare a fondo la gestione dei suoi rifiuti di plastica, iniziando dalla prevenzione e garantendo che tali rifiuti siano raccolti, riutilizzati e riciclati” – uno dei tanti leit motiv del nuovo, emendando, regolamento che, inoltre:
  • fa cenno all’ampia varietà di polimeri, che spesso contengono additivi pericolosi e numerosi agenti inquinanti, per la cui misura è necessario eseguire prove costose;
  • sottolinea l’impegno di alcune grandi società di spedizione (che si sono impegnate a cessare il trasporto di rifiuti di plastica per contribuire a ridurre l’inquinamento), in uno scenario che vede livelli di riciclaggio (che deve essere promosso, insieme al sostegno che occorre prestare al mercato per prodotti contenenti plastica) dei rifiuti di plastica piuttosto bassi;
  • evidenzia l’importanza di effettuare controlli e ispezioni regolari presso i punti di controllo, anche per evitare qualsiasi forma di “greenwashing amministrativo-burocratico” (l’elusione dell’obbligo di eliminazione graduale mediante false dichiarazioni secondo cui non si tratta di rifiuti).
Di controlli si parla anche a proposto delle catene del valore: “è necessario garantire che la spedizione di rifiuti necessaria per costruire catene del valore forti sia agevolata all’interno del mercato interno, garantendo allo stesso tempo che siano posti in essere controlli adeguati. Rafforzando le catene del valore più importanti sarà possibile accelerare lo sviluppo della nostra resilienza e rafforzare l’autonomia strategica dell’Unione”.

La ricerca, l’innovazione e la certezza per la gestione e la spedizione di rifiuti

La ricerca della certezza (e) dell’innovazione? Potrebbe anche essere, giocando con l’intreccio di queste tre keyword. Perché la ricerca e l’innovazione dovrebbero (già!) essere parte integrante del settore europeo della gestione dei rifiuti, e dovrebbero (già!) comprendere l’industria, le università e altri istituti di ricerca. Ma non è così, e c’è bisogno che le proposte di modifica del regolamento spingano per una revisione che:
  • tenga conto “dell’innovazione nelle tecniche di gestione dei rifiuti, qualora tali tecniche contribuiscano a una gestione ecologicamente corretta dei rifiuti”;
  • garantisca “la certezza del diritto e un’applicazione uniforme della legislazione dell’Unione nel settore della gestione dei rifiuti al fine di agevolare il rispetto delle pertinenti disposizioni in materia di protezione dell’ambiente e della salute umana”, e di non “di creare un onere amministrativo eccessivo, in particolare per le piccole e medie imprese”;
  • eviti “perturbazioni nella spedizione di rifiuti o merci a causa di disaccordo tra le autorità competenti circa la qualifica dei rifiuti o merci spediti”. Per questo è necessario stabilire:
    • una procedura di risoluzione dei disaccordi;
    • criteri per la classificazione di rifiuti specifici e per distinguere tra beni usati e rifiuti, ed evitare così che i rifiuti siano dichiarati falsamente come beni usati.
Messa in questi termini, la risposta al quesito non può che essere affermativa: occorre la ricerca della certezza e dell’innovazione, e della certezza dell’innovazione, per non rimanere ancorati a metodologie gestionali antiche già in passato (figuriamoci adesso), ma tutt’ora in voga. Una risposta di buon senso, che tuttavia fa sorgere un altro quesito: c’era bisogno di scriverlo, il buon senso?

Spedizioni di rifiuti e prossimità (fisica, temporale e di contenuto)

Evidentemente sì, dato che il Parlamento si premura di introdurre norme volte a garantire la prossimità, in tre diverse accezioni. La “prossimità fisica, innanzitutto: per garantire una reale transizione verso un’economia circolare per le spedizioni di rifiuti dal loro luogo di origine al miglior luogo di trattamento di tali rifiuti, infatti, è opportuno tenere conto del principio di prossimità, dell’efficienza dei materiali e della necessità di ridurre l’impronta ambientale dei rifiuti. La “prossimità temporale, in secondo luogo. Un mercato dell’Unione efficiente per le spedizioni di rifiuti dovrebbe, secondo il Parlamento, dare la priorità alla prossimità, all’autosufficienza e all’uso delle migliori tecniche disponibili nella gestione dei rifiuti quali principi guida per realizzare un’economia dell’Unione climaticamente neutra, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva e, soprattutto, sostenibile nel lungo periodo: Una “competitività a lungo termine”, in sostanza, raggiungibile nel più breve tempo possibile: da qui la prossimità temporale… Infine, la prossimità di contenuto; per ridurre i ritardi nel trattamento delle notifiche di spedizione dei rifiuti e facilitare lo scambio di informazioni tra le autorità pertinenti e gli operatori economici, infatti, è:
  • imperativo che l’emissione e lo scambio di informazioni e dati, che riguardano singole spedizioni di rifiuti all’interno dell’Unione, si svolgano per via elettronica;
  • necessario che il sistema centrale e il sistema nazionale siano interconnessi e pienamente operativi;
  • essenziale che tali sistemi consentano la condivisione dei documenti e contengano una banca dati di informazioni completamente consultabile relativa alle spedizioni di rifiuti;
  • doveroso evitare (ulteriori) oneri amministrativi, anche richiedendo una traduzione autenticata dei documenti in una lingua accettabile per le autorità competenti, se queste lo richiedono, ma solo in casi debitamente giustificati.
Soltanto le informazioni in real time, digitali, “prossime”, sono in grado di – se non garantire, quanto meno – accelerare i processi e i tempi volti alla ricerca del Paese in grado di gestire in modo ecologicamente corretto i rifiuti.

L’armonizzazione della costosa Babele comunitaria

Quindi sì, c’era – c’è – la necessità di mettere nero su bianco anche questa forma di buon senso gestionale. Forse anche – se non soprattutto – perché il vero ostacolo alla reale implementazione di questi principi è costituito dalla mancanza di norme omogenee, armoniche. Ed è per questo motivo che il Parlamento insiste su questo punto, stabilendo che:
  • al fine di facilitare lo scambio di informazioni e la cooperazione per un’attuazione armonizzata del regolamento, gli Stati membri debbano designare le autorità competenti e i corrispondenti e notificarli alla Commissione (che dovrebbe rendere tali informazioni di dominio pubblico);
  • al fine di garantire condizioni uniformi di esecuzione, dovrebbero essere attribuite alla Commissione competenze di esecuzione affinché possa adottare misure relative a un metodo semplice, basato sul rischio e armonizzato di calcolo delle garanzie finanziarie o delle assicurazioni equivalenti;
  • dovrà essere posta particolare attenzione alle discussioni sul monitoraggio dello stato del mercato dell’Unione per le spedizioni di rifiuti, con lo scopo anche di eliminare gli ostacoli all’armonizzazione delle pratiche di spedizione di rifiuti tra Stati membri e all’applicazione di tecniche di gestione dei rifiuti ecologicamente corrette;
  • occorre standardizzare i contratti e ridurre gli oneri amministrativi armonizzando le norme in materia di spedizioni di rifiuti all’interno dell’Unione e digitalizzando lo scambio di informazioni sulle spedizioni di rifiuti.

Sullo sfondo l’economia circolare e…

Sullo sfondo, l’economia circolare. Il Green Deal europeo stabilisce una tabella di marcia ambiziosa per trasformare l’Unione in un’economia sostenibile, efficiente sotto il profilo delle risorse e climaticamente neutra: un’economia circolare, la keyword che unisce tutte le altre. Anche il nuovo piano d’azione per l’economia circolare, ancora prima della proposta per riformare il regolamento sulle spedizioni dei rifiuti (siamo nel marzo del 2020), ha sottolineato la necessità di:
  • agire per facilitare le spedizioni di rifiuti destinati al riutilizzo e al riciclaggio nell’Unione (lo scopo è quello di evitare l’export in paesi terzi non tanto dei rifiuti, quanto dei problemi connessi alla loro gestione, e di contrastare meglio le spedizioni illegali);
  • apportare un miglioramento della dipendenza strategica dell’UE dalle materie prime, che inevitabilmente passa anche attraverso ili mantenimento di un maggior numero di rifiuti prodotti all’interno dell’Unione, che a sua volta richiede un miglioramento della capacità di riciclaggio e di gestione degli stessi.
Ma per sostenere l’economia circolare, chiosa il Parlamento, devono essere sostenute iniziative imprenditoriali innovative come il ritiro dei rifiuti a fini di riciclaggio, la ristrutturazione, la ricerca o il miglioramento della progettazione dei prodotti.

…e il nuovo concetto di gestione 

Armonizzazione dell’economia circolare: si potrebbe chiosare così. Oltre a prevedere l’omogeneizzazione delle procedure a livello di Stati – e con questo il Parlamento chiude il cerchio logico-argomentativo – occorre premere l’acceleratore sul nuovo concetto di gestione dei rifiuti, che “dovrebbe essere considerata come una fase del ciclo di vita del prodotto, che va dalla produzione alle materie prime secondarie, per le quali dovrebbe essere data priorità a tecniche innovative sostenibili, volte a migliorare il recupero dei materiali, l’efficienza energetica e il contributo complessivo della gestione dei rifiuti alla decarbonizzazione”.
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