Rifiuti

Rifiuti organici generano il biometano per 39000 auto

Accordo tra il gruppo CAP e la città metropolitana di Milano per utilizzare i rifiuti organici e produrre combustibile a basso impatto ambientale
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Rifiuti organici generano il biometano per 39000 auto

Rifiuti organici che diventano energia per veicoli. Questa la nuova sfida ambientale della città di Milano, illustrata in uno studio elaborato da Kyoto Club e intitolato “Biometano. Potenzialità nella Città metropolitana di Milano e ruolo di Gruppo Cap“.

Il progetto si inserisce in un quadro molto ampio di iniziative lodevoli, come ad esempio quella dei vasi Arianna del PoliMi, a difesa dell’ambiente e del territorio. Stavolta tocca al biometano, biocarburante a basso impatto ambientale, indicato dall’Unione Europea tra gli strumenti utili al raggiungimento degli obiettivi prefissati dall’Accordo di Parigi sul clima.

Rifiuti organici, un’emergenza globale recepita dalla città di Milano

L’Accordo di Parigi del dicembre 2015, firmato da 195 paesi, prevede di mantenere l’aumento medio della temperatura mondiale ben al di sotto dei 2 gradi °C. Recentemente, all’ONU, 66 paesi, 102 città e 93 grandi imprese hanno espresso il loro impegno nel ridurre a zero le emissioni di diossido di carbonio entro il 2050. L’annuncio era stato dato nel corso del summit sul clima a New York, prima dell’assemblea generale delle Nazioni Unite.

Le linee guida per l’Italia sulla transizione energetica arrivano dalla Direttiva Comunitaria 2009/28/CE sulla promozione dell’uso delle fonti rinnovabili.

La città meneghina accoglie le nuove direttive facendo leva sulle sue forze e soprattutto sulle sue risorse. Infatti, come ha spiegato Roberto Maviglia, consigliere delegato di Città metropolitana di Milano, “ciò che emerge dallo studio, e fa parte dell’obiettivo che ci eravamo prefissi, è la grande potenzialità del nostro territorio, dove abbiamo aziende e impianti eccellenti che possono lavorare in sinergia con la pubblica amministrazione per fare economia e rigenerare l’ambiente. Crediamo che il nostro ruolo non sia più solo quello autorizzativo ma soprattutto quello di ente facilitatore e promotore dell’innovazione”.

L’accordo tra Milano e il Gruppo Cap

Il gruppo Cap gestisce il servizio idrico integrato dei 135 comuni dell’hinterland milanese, ma è la Città Metropolitana ad autorizzare l’utilizzo degli impianti. Nella lotta ai problemi ambientali è fondamentale la cooperazione tra le amministrazioni pubbliche e gli enti privati. Un’unione di risorse di matrice diversa ma aventi un unico obiettivo: passare all’economia circolare, incentivando tutte le best practice necessarie a cambiare le sorti del nostro territorio.

Alessandro Russo, Presidente e AD del gruppo Cap ha dichiarato che “una delle principali sfide odierne è quella di rendere lo sviluppo economico compatibile con la qualità dell’ambiente. Il biometano rappresenta una delle sfide industriali più importanti per dare avvio a un sistema economico circolare, che prevede un percorso di valorizzazione dei propri asset, come il riuso delle nostre infrastrutture, capillarmente distribuite sul territorio”.

L’Italia, infatti, si affida soprattutto all’estero per l’approvvigionamento di metano. Attuando strategie di produzione direttamente sul nostro territorio si ridurrebbero le importazioni. Inoltre, luogo di produzione e di utilizzo coinciderebbero – o sarebbero molto vicini – realizzando un ‘metano a chilometro zero’.

L’intesa tra la Città Metropolitana di Milano e gruppo Cap non è una novità. Già nel marzo 2018 era stato approvato l’inserimento di un impianto per la produzione di biometano a partire dai fanghi di depurazione. L’impianto, gestito da Cap, è quello di Bresso/Niguarda.

Lo studio di Kyoto Club e i rifiuti organici

Kyoto Club, organizzazione no profit contro i cambiamenti climatici, si è fatta ‘portavoce’ del Protocollo d’Intesa tra Milano e il Gruppo Cap. Lo studio sul biometano è stato presentato il 3 dicembre a Palazzo Isimbardi in occasione del Convegno “Economia circolare: da prospettiva a strategia industriale”. All’evento, hanno partecipato ATO – Ufficio d’Ambito Territoriale – e Città Metropolitana di Milano. 

La ricerca, valutata positivamente anche presso il Ministero dell’Ambiente, mette in primo piano la potenzialità degli impianti già esistenti e l’ampia disponibilità di rifiuti organici a Milano e nella Lombardia intera.

Un riciclo per 200 mila tonnellate di rifiuti

Nel piano presentato da Kyoto Club, si annuncia l’introduzione di un nuovo processo economico. Consiste nel produrre il biometano a partire dalla sezione umida della FORSU, frazione organica del rifiuto solido urbano, estendendola anche agli impianti di depurazione. In particolare, si tratta di:

  • frazione organica dei rifiuti urbani;
  • scarti organici del settore zootecnico;
  • altri scarti derivanti dal settore agricolo e agro-industriale.

Le frazioni organiche finiscono in impianti di digestione anaerobica (quelli idonei si trovano a Pero, Bresso, Robecco sul Naviglio, Sesto San Giovanni, Peschiera Borromeo, Cassano d’Adda, Trucazzano). Il biometano prodotto viene poi stoccato e distribuito attraverso le infrastrutture già presenti.

Il tutto, per arrivare ad alimentare 39000 automobili – il doppio rispetto a quelle in circolazione – riciclando quasi totalmente le 200 mila tonnellate di rifiuti prodotti. Il metano non è destinato solo alle automobili, ma anche ai mezzi aziendali e ai trasporti pubblici. A giovarne, inoltre, il PUMS – Piano Urbano della Mobilità Sostenibile della Città Metropolitana di Milano. 

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