Economia circolare, l’Italia è (ancora) leader in Europa
L’Italia mantiene il suo primato in Europa nelle buone pratiche di economia circolare. La buona notizia arriva dal Rapporto sull’Economia Circolare in Italia 2019, realizzato dal Circular Economy Network, la rete promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e dall’ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.
Ma, sottolineano gli autori del report, non bisogna dormire sugli allori perché, guardando all’avanzamento dell’indice di circolarità, l’Italia sta rallentando mentre gli altri Paesi europei stanno prendendo slancio, anche grazie al nuovo pacchetto di direttive Ue approvato lo scorso luglio.
Italia batte Germania nell’economia circolare
Gli indicatori selezionati per monitorare lo stato dell’economia circolare in Italia, sono quelli relativi alle attività previste dal Piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare del 2015 – produzione, consumo, gestione dei rifiuti e mercato delle materie prime seconde – nonché quelli relativi agli investimenti e all’occupazione in alcuni settori di particolare rilievo per un’economia circolare (riciclo, riparazione e riutilizzo).
Il Rapporto presenta anche un indicatore di sintesi che riassume i set di indicatori per le citate attività e che consente di confrontare le performance di circolarità delle 5 principali economie europee.
L’Italia, con 103 punti, risulta al primo posto della graduatoria, seguita da Regno Unito (90 punti), Germania (88), dalla Francia (87) e Spagna (81).
Italia al primo posto per produzione di energie e risorse
Guardando alle singole attività, l’Italia si pone al primo posto nella circolarità della produzione rispetto alle prime 5 economie europee. In particolar modo, il nostro Paese eccelle nella produttività delle risorse, registrando il maggiore valore economico generato per unità di consumo di materia.
Circolarità dei consumi, un mercato da migliorare
Ad abbassare il rating dell’Italia è invece la circolarità dei consumi, sia per quanto riguarda l’energia che le materie. A pesare è soprattutto il basso livello di affitto e di leasing di apparecchiature per ufficio, la scarsa quantità di tessuti usati reinseriti nel mercato e il valore produttivo delle imprese di riparazione.
Buoni risultati sul fronte della gestione dei rifiuti
Nella circolarità della gestione dei rifiuti l’Italia torna a primeggiare insieme alla Germania, grazie all’elevato livello della percentuale dei rifiuti (complessivi, urbani e speciali) riciclati.
Buoni risultati anche sul fronte del mercato delle materie prime seconde. In Italia la quota di impiego di materiali riciclati rispetto alle materie prime è pari al 17,1% (dati del 2016).
Il nostro Paese si posiziona al terzo posto ma, come viene sottolineato nel report, esiste una potenzialità ancora non completamente sfruttata che potrebbe, nel corso nei prossimi anni, fare progredire di molto il comparto legato alla valorizzazione dei rifiuti.
In Italia scarseggia l’eco-innovazione
Nella valutazione complessiva delle prestazioni relative a investimenti e occupazione l’Italia si pone al secondo posto, dopo la Germania.
I punti deboli del nostro Paese sono il numero dei brevetti depositati relativi al riciclo dei rifiuti e il basso livello dell’indice di input di eco-innovazione.
Economia circolare, il decalogo da seguire per migliorare
“Oggi il nostro Paese- ha sottolineato il Direttore del Dipartimento Sostenibilità dell’ENEA Roberto Morabito– ha tutte le qualifiche per una transizione di successo dall’economia lineare all’economia circolare, ma occorre superare ancora ostacoli e barriere.”
Proprio per favorire un ulteriore passo in avanti, il Rapporto nazionale sull’economia circolare redige un vero e proprio decalogo, con le seguenti proposte:
• Diffondere e arricchire la visione, le conoscenze, la ricerca e le buone pratiche dell’economia circolare. L’economia circolare, pilastro fondamentale della green economy, va promossa e arricchita con la ricerca, sostenuta con iniziative di informazione e di formazione, con la ricerca e con la diffusione delle buone pratiche, e monitorata con idonei indicatori di misurazione e valutazione.
• Implementare una Strategia nazionale e un Piano d’azione per l’economia circolare con un ampio processo di partecipazione che coinvolga tutti gli stakeholder interessati.
• Migliorare l’utilizzo degli strumenti economici per l’economia circolare valutando gli incentivi pubblici esistenti e riallocando quelli che producono effetti in contrasto con l’economia circolare. Necessario anche un riequilibrio del prelievo fiscale per favorire investimenti nell’economia circolare.
• Promuovere la bioeconomia rigenerativa, tutelando e valorizzando il capitale naturale e la fertilità dei suoli.
• Estendere l’economia circolare negli acquisti pubblici con l’utilizzo dei Green Public Procurement (GPP).
• Promuovere l’iniziativa delle città per l’economia circolare puntando sul rilancio della qualità delle città con programmi integrati di rigenerazione urbana, secondo il modello europeo delle green city.
• Realizzare un rapido ed efficace recepimento del nuovo pacchetto di direttive europee per i rifiuti e l’economia circolare, che punti a migliorare la prevenzione, ad aumentare il riciclo superando tutti i nuovi target europei, a utilizzare il recupero energetico a supporto del riciclo e rendere residuale lo smaltimento in discarica.
• Attivare rapidamente le pratiche di End of Waste. Applicando la nuova direttiva europea in materia, occorre, da una parte, rendere molto più rapida la procedura per i decreti ministeriali e, dall’altra, anche affidare alle Regioni, sulla base delle condizioni e dei criteri europei, le autorizzazioni dei casi non ancora regolati nazionalmente.
• Assicurare le infrastrutture necessarie per l’economia circolare. La progettazione circolare dei prodotti, l’utilizzo di beni condivisi – come con la sharing mobility -, la vendita dei servizi forniti dai prodotti, il funzionamento dei mercati del riutilizzo e dell’usato in coordinamento con attività di verifica e di riparazione, lo sviluppo del riciclo e dei mercati delle materie prime seconde: sono tutte attività dell’economia circolare che richiedono adeguate dotazioni di infrastrutture.
• Estendere l’economia circolare anche al commercio on line. Data la forte crescita del commercio on line anche di prodotti usa e getta, di breve durata, non riparabili, difficilmente riciclabili, distribuiti con imballaggi voluminosi e che quindi alimentano un modello di economia lineare che aumenta gli sprechi di risorse, è necessario estendere gli indirizzi e le regole dell’economia circolare anche all’e-commerce.
