Architettura

La Torre Garisenda a Bologna: anatomia di un monumento

Il monitoraggio, la messa in sicurezza e il futuro intervento di consolidamento strutturale costituiscono un ottimo caso studio per gli addetti ai lavori
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La Torre Garisenda a Bologna: anatomia di un monumento

Da mesi sui quotidiani bolognesi e sui siti web d’informazione locale si parla del consolidamento della Torre Garisenda, che insieme all’attigua Torre degli Asinelli, più alta, forma il simbolo identitario più importante di Bologna, noto appunto come Due Torri (Foto 1 e 2).

Oltre a questo, la messa in sicurezza preliminare, propedeutica all’intervento vero e proprio, ha già comportato notevoli modifiche alla viabilità e al trasporto pubblico del centro storico, con notevoli ripercussioni sulla vita quotidiana di residenti e pendolari.

Inoltre, l’accurata campagna di rilievi e monitoraggi strutturali del 2018-2023, la messa in sicurezza e il successivo intervento di consolidamento, costituiscono un caso studio molto interessante per chi si occupa di studio, restauro e miglioramento del costruito storico e monumentale (leggi l’articolo sui possibili interventi).

panorama bologna torre garisenda

Foto 1 – Panorama di Bologna con le caratteristiche Due Torri: la Garisenda è quella più bassa, sulla sinistra della foto

Per questi motivi, è importante fare il punto sulla situazione attuale, basandosi in particolare su alcuni documenti ufficiali:

  1. un’apposita pagina del sito internet istituzionale del Comune di Bologna (qui il link), destinata soprattutto alla divulgazione di ogni fase di lavoro presso la cittadinanza;
  2. la “Relazione Tecnica (come da richiesta dell’ill.mo Sindaco del 23 Ottobre 2023)” del Comitato Tecnico-Scientifico per il consolidamento della Torre Garisenda, che costituisce la fonte più affidabile per estrapolare l’attuazione situazione di degrado della torre.
due torri bologna garisenda

Foto 2 – Le Due Torri viste da una distanza ravvicinata: si notino la transenna che impedisce l’accesso alla piazza sottostante e le numerose cerchiature nelle parti basse delle torri. Immagine tratta da https://www.comune.bologna.it/garisenda

Tuttavia, data la vastità dell’argomento trattato, l’analisi sarà divisa in due parti distinte: la prima con una breve cronistoria della torre, un’analisi delle sue caratteristiche architettoniche e costruttive e infine una breve introduzione al suo degrado, e la seconda – più tecnica – specificamente dedicata all’evoluzione tra il 2018 e il 2023, alla messa in sicurezza e all’intervento di restauro.

La Torre Garisenda: una presenza tutt’altro che isolata

La Garisenda non è ovviamente un elemento isolato nel paesaggio urbano di Bologna (Foto 1), perché le torri sono uno degli elementi tipici delle città medievali italiane. Soprattutto nel XII e XIII secolo venivano infatti costruite dalle consorterie (gruppi di famiglie nobili legate da vincoli di amicizia e parentela) sia per difendersi nelle lotte con le fazioni politiche rivali, sia come status symbol per sottolineare il proprio potere politico, economico e sociale. Ben presto, per ribadire la preminenza del governo cittadino, anche molti Comuni costruirono le proprie torri civiche: la Torre del Mangia di Siena è uno degli esempi più famosi.

garisenda torre azzoguidi bolognavista dal basso

Foto 3 – Il paramento della Torre Azzoguidi in via Altabella, caratterizzato dall’assoluta mancanza di finestre e dalla presenza di numerose file di buche pontaie

A Bologna, prima che il rinnovamento urbanistico di fine ‘800’–‘inizio ‘900 comportasse l’abbattimento o lo “sbassamento” di un gran numero di torri, se ne contavano forse addirittura 180: questa stima venne fatta nel XIX secolo dal conte Giovanni Gozzadini, uno studioso di storia locale, sulla base di documenti d’archivio come testamenti, inventari e atti di compravendita. Studi più recenti hanno ridimensionato tale quantità a “sole” 90-100 torri: si tratta di un numero comunque impressionante.

porzione basamento torre azzoguidi garisenda bologna

Foto 4 – Particolare della porzione basamentale della Torre Azzoguidi: sono chiaramente visibili la muratura in grossi blocchi squadrati di selenite con disposizione a filaretto, e la piccola porticina d’ingresso con l’arco di scarico a sesto acuto, anch’esso formato da conci cuneiformi di selenite

Le torri superstiti attualmente sono invece 24, cioè circa un quarto del totale originario.

La Torre Garisenda: “anatomia” di un monumento

Attualmente la Garisenda, con i suoi 48 metri, è la quarta torre più alta della città, dopo l’attigua Torre degli Asinelli (97,20 metri), la Torre Azzoguidi (circa 60 metri – Foto 3 e 4) e la Torre Prendiparte o Coronata (alta anch’essa all’incirca 60 metri), così chiamata per il motivo a zig-zag subito sotto al coronamento (Foto 5).

torre garisenda

Foto 5 – Il coronamento della Torre Prendiparte o Coronata, così chiamata per la sua caratteristica decorazione a zig-zag: si notano molto bene le file di buche pontaie nel paramento di mattoni

Tuttavia, in origine la Garisenda doveva essere più alta di almeno 20 metri: venne infatti ribassata tra il 1351 e il 1360 perché ritenuta pericolosa per l’inclinazione già molto accentuata.
Secondo i documenti in nostro possesso, fu invece costruita nel 1109-1110, ed è ricordata perfino da Dante nel canto XXXI dell’Inferno: “Qual pare a riguardar la Garisenda / sotto il chinato quando un nuvol vada / sovr’essa sì ch’ella in contrario penda, / tal parve Anteo a me…
Si tratta di versi molto significativi, perché attestano che alla fine del ‘200 la torre era già conosciuta con il nome attuale, e nota per il fuori-piombo.

Quest’ultimo (dovuto a un cedimento localizzato del terreno in seguito all’enorme carico concentrato e rimasto praticamente invariato per l’intera storia dell’edificio) dovette infatti manifestarsi già durante la costruzione, proprio come avvenne per la Torre di Pisa.

particolare basamento torre garisenda

Foto 6 – Particolare del basamento della Garisenda, parzialmente nascosto dalle opere provvisionali: sono comunque visibili la muratura in grossi conci squadrati di selenite, la porticina d’ingresso con l’arco di scarico a sesto acuto, e il “cordolo” in corrispondenza dell’attacco a terra.

Immagine tratta da https://www.comune.bologna.it/garisenda

I due monumenti sono però molto diversi: la Torre di Pisa è infatti un campanile a pianta circolare con più ordini di loggette sovrapposte; mentre la Garisenda rispetta pienamente il “tipo edilizio” delle torri bolognesi. Questi edifici sono infatti assai diversi dalle torri delle altre città, soprattutto in seguito all’uso di materiali e tecniche costruttive peculiari.

particolare basamento torre azzoguidi

Foto 7 – Particolare del basamento della Torre Azzoguidi: si notano molto bene le fughe molto larghe tra i conci di selenite (parzialmente reintegrati con un intervento di restauro) e l’arco di scarico della porticina d’ingresso

Le caratteristiche principali delle torri medievali di Bologna sono dunque:

  • pianta rigorosamente quadrata;
  • pressoché totale assenza di bucature (Foto 4 e 5): le finestre attualmente visibili in alcune di esse sono infatti più tarde;
  • presenza di una sola porticina d’ingresso, molto stretta e dotata di un imponente arco di scarico a sesto acuto, normalmente formato da alcuni spessi conci cuneiformi in selenite (Foto 6 e 7);
  • pareti con uno spessore normalmente compreso tra 2 e 3 metri, costruite con la tecnica del “muro a sacco”;
  • paramenti esterni di mattoni (con la sola eccezione del basamento) caratterizzati dalla presenza di numerose file di buche pontaie (Foto 2, 3 e 5);
  • basamento in grossi conci di selenite (una varietà di gesso cristallino abbastanza diffusa sulle colline bolognesi) accuratamente sagomati e squadrati (Foto 4, 6, 7 e 8), posti in opera a “filaretto” o con la tecnica dell’opus quadratum con un andamento “a scarpa” (Foto 4 e 8).

Il basamento è proprio l’elemento più caratteristico delle torri bolognesi. La sua altezza e il numero di corsi lapidei variano in ciascuna di esse: quello della Garisenda consiste ad esempio di nove corsi con tessitura a filaretto (Foto 6). Altre possibili variazioni sono la larghezza delle fughe (estremamente sottili – Foto 8 – o viceversa molto larghe e profonde per formare un vero e proprio bugnato rustico – Foto 7) e infine la presenza di uno spesso cordolo o ringrosso proprio in corrispondenza dell’attacco a terra (Foto 6).

particolare basamento torre prendiparte bologna

Foto 8 – Particolare del basamento della Torre Prendiparte: in questo caso le fughe tra i conci di selenite sono assai più sottili

La scelta della selenite – usata anche per la cerchia di mura più antiche (databili tra il VII e il X secolo) – non è ovviamente casuale, e deriva dalla sua grande disponibilità locale e soprattutto alla sua notevole resistenza alla compressione e all’umidità di risalita capillare.

Degrado e interventi pregressi sulla Torre Garisenda

Oltre allo “sbassamento” del XIV secolo, nel corso della sua lunga storia la Garisenda ha subito vari danni e interventi di restauro: nel 1706 venne ad esempio posizionata un’imponente cerchiatura di ferro battuto sul paramento di mattoni, probabilmente allo scopo di contenere lo spanciamento delle murature per i carichi verticali eccessivi.

torre garisenda vista dall'alto

Foto 9 – La Garisenda vista dall’attigua Torre degli Asinelli: la freccia rossa evidenzia i danni (tuttora evidenti) causati da una bomba sganciata nel 1944

Il danno più rilevante risale al 1944, quando venne colpita da una bomba sganciata durante un bombardamento aereo, che ne urtò la sommità e quindi cadde a terra, per fortuna senza esplodere: il danno è tuttora chiaramente visibile, soprattutto osservando l’edificio dall’attigua Torre degli Asinelli (Foto 9).

Altre forme di degrado – riscontrabili non solo nella Garisenda, ma in molte altre torri del centro storico – sono invece dovute all’inquinamento atmosferico e alla plurisecolare esposizione alle intemperie (in particolare all’erosione del vento e della pioggia battente, e ai cicli di gelo/disgelo).
Esse consistono principalmente di:

  • croste nere diffuse (Foto 4, 7, 8 e 10);
  • disgregazione e polverizzazione (o in alcuni casi perfino mancanza – Foto 7 e 10) della malta di allettamento tra i mattoni della muratura;
  • rotture, scagliature, esfogliazioni nei suddetti mattoni, e mancanza di alcuni di essi (Foto 7 e 10);
  • scagliatura, alveolizzazione, disgregazione e mancanze nel basamento in selenite (Foto 4, 7, 8, 10 e 11);
  • patine biologiche (Foto 7 e 8) e presenza di vegetazione infestante superiore (Foto 4, 7, 8 e 10);
  • lesioni, probabilmente dovute a schiacciamento per i carichi verticali eccessivi (Foto 11).
particolare torre garisenda

Foto 10 – Particolare del basamento della Torre prendiparte, caratterizzato da un evidente degrado con disgregazione, polverizzazione e mancanza della malta di allettamento tra i mattoni; mancanza di alcuni di questi; croste nere diffuse; presenza di vegetazione infestante; scagliatura, disgregazione e mancanze nel basamento in selenite

Nel XX secolo vennero anche aggiunte varie cerchiature doppie (Foto 2 e 6) in profili metallici subito sopra al basamento in selenite per contrastare un dissesto a schiacciamento.

Il maggiore elemento di rischio per la stabilità futura della torre è però la sua pendenza, più accentuata perfino di quella della Torre di Pisa: la Garisenda forma, infatti, un angolo di ben 4° con la verticale (contro i 3,97° del monumento toscano), con un fuori piombo di circa m 3,20.
Risulta dunque estremamente vulnerabile sia ad ulteriori cedimenti o assestamenti del terreno (che potrebbero causarne il crollo), sia alle vibrazioni prodotte in particolare dal passaggio costante degli autobus urbani e accentuate dalla pavimentazione in grosse lastre di pietra delle strade adiacenti: al riguardo, bisogna infatti considerare che la Garisenda si trova in uno dei punti più trafficati dell’intero centro storico, alla confluenza di ben cinque strade.

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Foto 11 – Particolare del basamento della Torre Azzoguidi: nei blocchi di selenite di reintegrazione (e dunque piuttosto recenti) si nota un’evidente lesione verticale, probabilmente dovuta a schiacciamento per i carichi verticali eccessivi, oltre a numerose mancanze, alveolizzazioni e scagliature del materiale lapideo

In caso di crollo le conseguenze sarebbero catastrofiche, sia per la perdita in termini di identità collettiva locale, patrimonio storico-artistico e attrattività turistica; sia per i gravi danni a persone o cose. Infatti, in base alla direzione del fuori-piombo, il crollo investirebbe probabilmente la cinquecentesca Basilica dei Santi Bartolomeo e Gaetano, insieme ad alcuni palazzi gentilizi adiacenti tuttora in uso: nella seconda parte della trattazione approfondiremo quindi tutti gli interventi di messa in sicurezza messi in atto dal Comune di Bologna (attuale proprietario della torre) per scongiurare questo evento.

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