Il Tempio di Venere dei Fori romani torna alla luce
Fatto erigere dall’imperatore Adriano, cui è riconosciuta anche la paternità del progetto, è considerato dagli archeologi il tempio più grande di Roma, un unicum per le due celle addossate, una rivolta al Colosseo, quella dedicata a Venere, e l’altra rivolta verso il Foro Romano, dedicata a Roma, e oggi per metà inglobata dal convento della chiesa di Santa Francesca Romana. E’ stato ripristinato l’impianto della cella di circa 25 metri, con la pavimentazione in peperino, salvando alcuni punti originari e ridefinendo tutto il perimetro del colonnato.
Sono impiegati ventisei anni di restauro, e tanti annunci di apertura poi rinviati, ma dal prossimo 11 novembre l’intero Tempio di Venere e Roma viene restituito alla città, ai visitatori e agli studiosi. Si colloca nel percorso di visita tra il Foro romano e Palatino. “Un’apertura possibile grazie al finanziamento ulteriore di 250mila euro dalla gestione commissariale dell’area archeologica”, dichiara il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Giro.
“Col restauro abbiamo cercato di ricostituire un’immagine unitaria del tempio prima invisibile – racconta Claudia Del Monti, responsabile dei lavori – Per la parte di Venere, abbiamo restituito la grandiosità del tempio, ripristinando l’impianto della cella di circa 25 metri, con la pavimentazione in peperino, salvando alcuni punti originari e ridefinendo tutto il perimetro del colonnato”. Gioiello del tutto sconosciuto è la cella del tempio di Roma, saggio di virtuosismo architettonico a partire dall’abside monumentale. Un picco di vertigine l’offrono poi le monumentali colonne di porfido intorno pavimento decorato con raffinate quadrature con cerchi policromi. Per l’apertura, in uscita anche una guida Electa.
